Il governo ci assicura che tutto va bene, i fondi del PNRR non vengono perduti per manifesta incapacità a spenderli, come dicono le male lingue dell’opposizione. Vengono solo “rimodulati” e se alcuni interventi già finanziati perdono i soldi ad essi destinati (il termine definanziamento suona meglio ma la sostanza è quella), nessun timore: i soldi saranno trovati altrove, ancora non si sa dove e come, ma sono solo dettagli…
Seguire il percorso dei fondi del PNRR è stato sin dall’inizio un problema, poca trasparenza, grande mole di dati, complicazioni in parte inevitabili in parte strumentali, insomma una vera impresa. Adesso sono arrivati la rimodulazione, il definanziamento, e siamo quasi al depistaggio.
Ci aiuta a capire qualcosa di più un documento elaborato dagli uffici del CGIL, che trovate a questo link. Sotto forma di lettera al ministro Fitto, il sindacato esprime una valutazione negativa sulle proposte di revisione del PNRR e sul REPowerEU, il piano sull’energia pensato dall’Unione Europea in risposta alla crisi determinata dalla guerra in Ucraina.
Una valutazione negativa quella del sindacato, innanzi tutto sul metodo. Il governo, infatti, centralizzando la governance, ha ridotto la partecipazione dei cittadini e trasformato il ‘partenariato’ in un mero passaggio burocratico, laddove il confronto richiesto dai regolamenti europei offriva una occasione sostanziale di partecipazione, che è stata ignorata.
Il giudizio non è meno negativo se si entra nel merito delle questioni. Sul tema evasione fiscale, ad esempio, il governo rinuncia all’obiettivo di ridurre la “propensione all’evasione”, considerata necessaria per la modernizzazione del Paese (missione 1 del PNRR). Viene ignorato il fatto che in Italia l’evasione, fenomeno endemico che non trova riscontro negli altri paesi europei, costituisca un fattore di arretratezza che il Governo non dà segnali di voler contrastare. Sanatorie, condoni, sgravi e rateizzazioni, già approvati o in discussione in Parlamento, insieme alle proposte di riduzione generalizzata dell’imposizione fiscale, finiscono per compromettere la funzione fondamentale del fisco che dovrebbe garantire una redistribuzione della ricchezza e il finanziamento del welfare e dei servizi pubblici.
Altro elemento critico individuato nella politica di questo Governo è quello degli incentivi alle imprese private con soldi sottratti agli investimenti pubblici. Ad esempio, con i fondi per la competitività, viene riproposto il sostegno alle imprese turistiche senza porre alcune condizione e in mancanza di una politica industriale “che sostenga la qualità del lavoro, la trasformazione professionale e la qualificazione del territorio”.
Vengono poi definanziate le misure per la produzione di energia rinnovabile dalle fonti più innovative, per le quali si prevede un finanziamento con altre risorse nazionali “senza specificare quali e senza definire i nuovi impegni di realizzazione”.
Soprattutto vengono definanziate le misure per la riduzione e gestione del rischio di alluvione, nonostante il richiamo dell’Unione Europea ad intervenire contro il dissesto idrogeologico che caratterizza il nostro Paese.
Vengono definanziati anche il “supporto alla filiera dei bus elettrici” e il Sistema Europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS) che permette ai treni dei diversi paesi di circolare su tutte le linee europee senza soluzione di continuità. A questo si aggiunge una riprogrammazione poco chiara dei collegamenti ferroviari ad Alta velocità verso il Mezzogiorno. Decisioni che mettono a rischio la possibilità che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenti una occasione di rilancio e innovazione del sistema dei trasporti in Italia, come avrebbe dovuto essere.
C’è poi l’area della Missione 4, che riguarda la scuola, gli asili nido, il tempo pieno, le mense, la sicurezza degli edifici scolastici: le riduzioni annunciate e la dichiarata impossibilità di raggiungere gli obiettivi sono motivo di forte preocuupazione.
Il documento della CGIL prosegue nell’analisi dettagliata di tutti i tagli effettuati, da quelli sui progetti di rigenerazione urbana, pensati per ridurre le situazioni di emarginazione e degrado sociale, al definanziamento del recupero dei beni confiscati alle mafie.
Pesante il bilancio relativo alla sanità (Missione 6), con una rimodulazione che implica “un inaccettabile stravolgimento del disegno originario”. Ci si allontana dai bisogni delle persone, ad esempio riducendo del 30% le Case di Comunità che avrebbero dovuto migliorare le prestazioni sul territorio o non investendo adeguatamente sul Fascicolo Sanitario Elettronico che migliorerebbe la gestione e la consultazione dei documenti sanitari a livello nazionale.
Ci sono poi i capitoli relativi alle politiche attive del lavoro e alla formazione, e alla decarbonizzaione che viene rallentata così come la transizione ecologica.
Un giudizio complessivo fortemente negativo e un invito finale a “riconsiderare molte delle scelte assunte, in un confronto proficuo e costruttivo con le parti sociali”.
Su Catania la locale Camera del Lavoro pubblica, sulla propria pagina Fb, il dettaglio sui fondi perduti del PNRR che riguardano la nostra città. Si tratta di 300 milioni di euro, “somme già decretate, con tutto il carico di progettazione, analisi, confronti e speranze per cittadini e amministratori locali di ritrovarsi opere concrete e nuovo lavoro entro il 2026”.
La proposta di rimodulazione prevede lo spostamento delle somme a carico dei Fondi complementari, ma lascia aperti molti interrogativi ancora senza risposta.
“Dalla Misura ‘Aree interne – Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità’ al PNRR di Catania vengono sottratti 26 milioni. Stessa cosa accade alla Misura relativa alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie: scompaiono dal PNRR gli otto milioni di euro già decretati per Catania; idem per le Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico con un totale di 120 mila euro già decretati. Cancellati anche i 58 milioni di euro destinati agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni così come i 5 milioni di euro destinati alla Misura sulla Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano. Infine saranno rimodulati circa 86 milioni di euro relativi alla Misura sugli Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale e quasi 186 milioni di euro dai Piani urbani integrati- progetti generali”.
La prima domanda riguarda i progetti già approvati in ambito PNRR: con i nuovi fondi saranno utilizzati gli stessi progetti “oppure se si dovrà rifare tutto daccapo, magari con altre regole”, perdendo risorse economiche, lavoro e tempo spesi per la realizzazione dei progetti?
L’altro interrogativo riguarda il fattore tempo. Il sindacato esprime preoccupazione perchè, mentre i progetti finanziati con i fondi del PNRR devono essere conclusi entro il 2026, “ i fondi complementari non saranno usufruibili prima del 2029”.
Sul PNRR credo si stia perdendo l’ultima grande occasione …
Davanti a una possibilità unica di riqualificare un intero Paese mostrare una tale pochezza gestionale e qualcosa di mortificante per tutti noi italiani.
Ma veramente il nostro futuro dovrà essere di un declino inesorabile? Io sto perdendo ogni speranza.