Nulla Osta che i nuovi Uffici Giudiziari vengano realizzati in viale Africa, là dove sorgeva il Palazzo delle Poste. E’ questa la valutazione del Tar di Catania che ha emesso, in data 23 giugno 2023, la sentenza relativa al ricorso presentato dall’Osservatorio delle politiche urbane e territoriali e da alcuni consiglieri comunali e deputati regionali e nazionali del M5S.
Soltanto l’Osservatorio, tuttavia, è stato ritenuto legittimato a proporre il ricorso, non è stata invece riconosciuta la legittimazione degli altri ricorrenti, con motivazioni non sempre comprensibili e comunque discutibili. E’ come se i giudici amministrativi avessero cercato di individuare subito degli argini da opporre ad un ricorso avanzato contro autorità istituzionali di altissimo livello, dal Genio Civile al Ministro della Gisutizia, dal Ministro di Infrastrutture e Trasporti al Comune di Catania, fino ad alcuni Dipartimenti del competente Assessorato regionale.
La partecipazione al ricorso dei consiglieri comunali Nasca, Diana, Adorno, Bonaccorsi e Saitta – ad esempio – viene considerata inammissibile perché i consiglieri comunali “non sono legittimati ad agire contro l’amministrazione di appartenenza”, quella dei deputati regionali o nazionali Ciancio, Paxia e Suriano, perché possono rappresentare i cittadini nelle assemblee di appartenenza ma non assumere iniziative “a loro (asserito) beneficio”. E poi per tutti costoro viene tirata in ballo la questione della vicinitas, vale a dire della prossimità della loro residenza al luogo in cui sorgerà la struttura degli Uffici.
Un concetto, quello della vicinitas, introdotto dalla giurisprudenza negli anni settanta, che andrebbe considerato in maniera più elastica di quanto facciano, in questa sentenza, i giudici amministrativi che lo fanno coincidere con la contiguità fisica. Tanto più che i danni all’ambiente o al paesaggio, a cui fa riferimento il ricorso, riguardano tutti i cittadini e non solo coloro che abitano nelle vicinanze.
Una delle questioni posta dai ricorrenti riguarda l’impatto che la collocazione degli uffici giudiziari in viale Africa avrebbe sul carico urbanistico cittadino. Sarà, infatti, inevitabile un aumento del traffico in una zona peraltro già congestionata, e questo comporterà anche una crescita delle emissioni nocive e il peggioramento dei livelli di salubrità dell’aria cittadina.
Desta, inoltre, stupore l’affermazione che il carico urbanistico rappresentato dai nuovi uffici giudiziari possa essere considerato equivalente a quello del Palazzo delle Poste. Davvero i giudici amministrativi ritengono che il numero degli utenti dell’ufficio postale di viale Africa possa paragonarsi al numero di personale amminstrativo, avvocati, magistarti, consulenti, … che frequenterà gli Uffici giudiziari?
Per difendere la propria scelta di campo è come se gli autori della sentenza chiudessero gli occhi davanti ai problemi, facilmente prevedibili, che saranno posti dal transito intenso di persone e di automobili e dai relativi problemi di traffico e di parcheggio che non possono essere evitati dalla prossimità delle stazioni della metropolitana e delle ferrovie. Non si può non ignorare, infatti, soprattutto a proposito della ferrovia, la scarsa frequenza dei treni e la mancata copertura di molte fasce orarie. Stupiscono, inoltre, gli impropri riferimenti ad aree di parcheggio ancora inesistenti, come quella di piazza della Repubblica.
Per quanto riguarda il motivo di ricorso concernente l’impatto ambientale e paesaggistico, il TAR ha finito con l’enunciare l’inaccettable principio secondo cui nelle aree antropizzate non ci sarebbe spazio per la tutela paesaggistica e ambientale. Ma nel centro urbano di una città di 300mila abitanti non è pensabile che esistano zone non antropizzate. Così come è discutibile escludere dalla tutela zone di difficile accessibilità come, nel nostro caso, una scogliera a precipizio. Non dimentichiamo, infine, che la tutela dell’ambiente è stata di recente introdotta nell’articolo 9 della Costituzione, accanto a quella del patrimonio artistico e del paesaggio.
Al verde è dedicato un altro capitolo del ricorso. Con la costruzione dei nuovi uffici giudiziari in viale Africa, la città perderà l’occasione di acquisire un nuovo spazio a verde, uno spazio che poteva contribuire a ridurre il grosso deficit cittadino di verde rispetto agli standard previsti dalla legge.
Il Tar, pur avendola riportata testualmente, non ha ritenuto di valorizzare la norma regionale che impegna la Regione a promuovere iniziative finalizzate a ridurre il consumo di suolo anche attraverso “la rigenerazione di aree edificate che abbiano perduto l’originaria utilizzazione”. Ci sembra che sia proprio il caso dell’area su cui sorgeva il palazzo delle poste, ormai inesistente proprio perché demolito dalla Regione.
Quando poi leggiamo che “il giudice amminsitartivo non può sindacare le scelte di merito delle autorità preposte alla pianificazione territoriale, se non per manifesta arbitrarietà e irragionevolezza”, restiamo quanto meno disorientati. Non possiamo non chiederci quanto sia stata ragionevole la scelta di collocare Uffici intensamente frequentati in un’area già congestionata della città e zona di accesso per il traffico che proviene dal versante sud e dal porto. E non, per esempio, nella zona di Librino dove non solo lo spazio non manca, ma esiste già un’area destinata a servizi pubblici e attività amministrative? E dove il problema del traffico e del parcheggio non esiste, non manca il paesaggio con vista sul mare e sulla montagna, e la realizzazione di questa struttura avrebbe contribuito a risanare la ferita dell’abbandono e della ‘separatezza’ di questa periferia che ospita un terzo dei cittadini catanesi.
Davanti ad una sentenza che offre il fianco così tante osservazioni critiche, è inevitabile pensare alla possibilità di un ricorso in appello, davanti al Consiglio di Giustizia Amministrativa.
Al di là delle problematiche tecniche e procedurali poste dai ricorrenti, che i giudici amministrativi ritengono infondate e su cui non ci attardiamo, gli elementi per un ricorso al CGA, a nostro avviso, ci sarebbero. Quale avvocato, tuttavia, si assumerebbe l’onere di portare avanti un ricorso con pochissime possibilità di vittoria, visto il peso delle controparti e considerato che ormai il dado è tratto, essendo i lavori già iniziati?
Leggi il testo del ricorso al Tar presentato da Osservatorio insieme a consiglieri e deputati M5S nel gennaio 2021
Leggi la Sentenza del Tar di Catania su Uffici Giudiziari di viale Africa, emessa il 26 giugno 2023
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Praticamenfe impotenti!
Inutile discutere con i TAR. L' Unica soluzione è chiedere l'abolizione degli stessi.
Una grande petizione popolare risolverebbe il problema."
Nulla Osta che i nuovi Uffici Giudiziari vengano realizzati in viale Africa".
Ma che vuol dire? Ma come nulla osta? Ci sono una montagna di motivi validissimi, e il tar se ne esce con le solite paroline magiche.Mah! Certo che Catania non avrà mai un futuro di città metropolitana.
È una sempliciotta provincia.