Il nuovo sindaco ci ha messo la faccia. Ha dichiarato in pubblico che con lui non ci sarebbero più stati problemi di trasparenza. Gli diamo atto di essersi adoperato affinchè ci fossero consegnati i documenti relativi al progetto di ristrutturazione urbanistica della Cimas a Monte Po, che chiediamo dal mese di febbraio. Anche se le cose sono andate diversamente da come ci saremmo aspettati. Vediamo perché.
Ricorderete che, davanti alla resistenza opposta dal Suap alla nostra richiesta di accesso, avevamo coinvolto la Responsabile della traparenza del Comune di Catania, chiedendole di intervenire con un provvedimento che ‘autorizzasse’ l’Ufficio alla consegna dei documenti richiesti. Una richiesta da noi avanzata, in un secondo step, anche attraverso lo studio legale di Adriana Laudani, scesa in campo accanto a noi in questa battaglia di civiltà. La Responsabile della trasparenza, che è anche segretaria generale del Comune, ha emesso il provvedimento richiesto, sebbene in termini non del tutto chiari.
E il Suap finge di non capire, tergiversa, concede infine la possibilità di prendere visione dei documenti senza tuttavia poterne estrarre copia. Quasi che l’ufficio sconoscesse che la legge prevede espressamente il rilascio delle copie, anche solo quelle di specifico interesse del richiedente, da lui indicate dopo aver preso visione di tutta la documentazione.
Noi non ci arrendiamo. Le nostre perplessità restano. Sin dall’inizio non abbiamo capito perché sia stato chiesto (e autorizzato) un permesso di ristrutturazione urbanistica là dove non c’è un tessuto edilizio preesistente, ma solo aperta campagna e qualche rudere a margine. Non abbiamo capito come mai nel permesso non sia indicato con chiarezza cosa si intenda fare in tutta quell’area, se non un parcheggio, per il quale sei ettari sono davvero troppi.
La stessa resistenza a concedere l’accesso conferma i dubbi e fa sorgere dei sospetti. Quindi insistiamo e, a tre mesi dalla prima richiesta, chiamiamo nuovamente in causa la Responsabile della trasparenza, mettendola alle strette con una diffida formale firmata da Argo e dalla avvocata Laudani.
Sarà stata la diffida, sarà stato l’interessamento del sindaco appena eletto, fatto sta che arriva un nuovo provvedimento della dottoressa Manno, questa volta in forma inequivocabile.
Dopo due giorni, infatti, riceviamo la pec del Suap, con allegati i documenti. Finalmente! sarebbe spontaneo esclamare. Ma non siamo siamo sicuri che gli atti siano proprio tutti quelli richiesti. E in effetti non lo sono.
Noi abbiamo chiesto la documentazione relativa al progetto di ristrutturazione urbanistica per il quale è stato rilasciato il Permesso di costruire n.06/1094 emesso in data 14 ottobre 2022, che riguarda alcune particelle catastali della collina di Monte Po di proprietà della Cimas. Una vasta superficie di più di 6 ettari, che rientra nell’area su cui è stata proposta la creazione di un grande Parco territoriale da parte di un Comitato di 16 associazioni, tra cui Argo.
Adesso che gli atti ci vengono inviati, ci accorgiamo che il permesso di costruire, nonostante parli di un progetto di ristrutturazione urbanistica, riguarda la realizzazione di un parcheggio di meno di un ettaro di estensione, in adiacenza a via Palermo. Quindi si ripropone la domanda iniziale. La costruzione di un parcheggio non necessita di un permesso per ristrutturazione urbanistica. E comunque parlare di ristrutturazione urbanistica rimane fuori luogo, in assenza di un tessuto edilizio preesistente. Perchè è stato scelta questa formulazione? Cosa si vuole realizzare davvero?
Dalla relazione tecnica si deduce che il parcheggio rappresenta il secondo stralcio di un progetto denominato “L’infrastruttura verde di Monte Po”, il cui primo stralcio è rappresentato dal distributore di carburante, già realizzato due anni fa in seguito alla approvazione di una variante. Ma si deduce anche che, oltre al parcheggio, c’è dell’altro. Nella stessa relazione si legge, infatti, che “è previsto sostanzialmente il mantenimento della destinazione preesistente a verde, con un mix funzioanle di pubblico e privato, ivi compresa la creazione di un ‘Parco urbano pubblico di Monte Po’ e la valorizzazione e tutela delle testimonianze archeologiche -paesaggistiche”.
E infine la vera novità. Vale a dire “l’integrazione di attrezzature socio-sanitario extra ospedaliere” da realizzare secondo i dettami della legge 104/92, con valenza infrastrutturale strategica vista la prossimità al presidio ospedaliero Garibaldi Nesima.
Forse è questo il cuore del progetto, il vero scopo speculativo dell’operazione, che fa riferimento alla legge 104. Quest’ultima consente di realizzare strutture parasanitarie, come comunità-alloggio o centri socio-riabilitativi, anche in variante agli strumenti urbanistici, a condizione che quest’uso venga garantito almeno per venti anni. Una legge che consente di sganciarsi da vincoli di tipo urbanistico e di garantirsi introiti sicuri.
Ma se tutto è regolare, perché questo mistero? Perché non darci subito gli atti e perché, anche adesso, non darceli tutti?
In effetti, un vizio di forma negli atti c’è. ll permesso di costruire è stato dato perché il parcheggio viene inteso come stralcio di un progetto più ampio di trasformazione di un’area di circa 6 ettari che si dice sia stato approvato in conferenza di servizi. Ma quella che viene citata è solo una conferenza di servizi preliminare a cui non ha mai fatto seguito la conferenza conclusiva, l’unica che avrebbe consentito di rilasciare il permesso. Allegati al provvedimento che approva il parcheggio ci sono, inoltre, ci sono alcuni pareri, come quello della Soprintendenza e dell’Urbanistica, che impongono obblighi e prescrizioni alla ditta intestataria del Permesso di Costruire. Queste prescrizioni non sono citate nel provvedimento e non saranno quindi osservate, nonostante fossero considerate imprescindibili per la realizzazione del progetto.
Ma c’è un altro segnale preoccupante intorno a questo progetto. Ci riferiamo alla trattativa in corso tra l’Ufficio Urbansitica e la Cimas che vorrebbe vendere una parte dell’area di sua proprietà al Comune. Pare si tratti dell’area in cui dovrebbe essere realizzato quello che nella relazione viene definito “Parco urbano pubblico di Monte Po”.
Nel caso si arrivi ad un accordo sul prezzo di vendita, avremo il paradosso di una ditta che riceve soldi pubblici (del PNRR) destinati alla realizzazione di interventi a favore della collettività per effettuare una discutibile speculazione privata. Di più. Avremo un privato che spaccia il suo progetto come ‘perequato’(lo leggiamo nella relazione tecnica) ma, invece di cedere gratuitamente al Comune un’area da destinare a verde, come vorrebbe la perequazione, gliela vende. E così guadagna anche sulla parte non redditizia del proprio terreno. Un capolavoro.
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So che i pareri favorevoli sono stati dati per la edificazione di palazzine di alloggi per i familiari dei malati oncologici. Gli enti preposti si giustificano adducendo il fatto che si tratta di un terreno di privati. Questo modo di procedere anticipa e pregiudica qualunque progetto complessivo e coerente di parco e di architettura del paesaggio. Inoltre attiva un processo di speculazione simulato: diventeranno alloggi comuni.