Categories: Diritti

Se 10 euro vi sembran troppi, provate voi a lavorar

Mario Pugliese, a nome di Rifondazione Comunista, ci fa conoscere la proposta di legge di iniziativa popolare per fissare un salario minimo a 10 euro.

Orario di lavoro, lavoro minorile, gabbie salariali, salario minimo: sono le battaglie storiche del movimento operaio, che si rifanno allo spirito e alla lettera della Carta costituzionale, alla volontà di attuarla pienamente.

Sul salario minimo legale c’è oggi una legge di iniziativa popolare che sin dall’art. 1 si richiama all’art 36 della Costituzione, che riconosce ad ogni lavoratore il “diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita’ e qualita’ del suo lavoro” e “sufficiente ad assicurare a sè e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Un diritto individuale inalienabile ed irrinunciabile di ogni cittadino/a di questo Paese, ancor prima che intervengano le Parti Sociali (i diritti collettivi). A cui si cerca di rispondere con una proposta secca e semplice, diretta a soddisfare un bisogno di giustizia sociale contro la povertá salariale e contrattuale in cui si trova oggi chi lavora, nel privato come nel pubblico.

Il salario minimo legale (s.m.l.) proposto dalle legge di iniziativa popolare è di 10 euro lorde /ora indicizzata (indice Ipca europeo integrale). Ad esso si deve adeguare la contrattazione sindacale ed i livelli salariali di tutti i contratti collettivi nazionali di lavoro (art. 5 nel testo dopo sei mesi dall’approvazione). Esso deve, infatti, costituire il “livello di inquadramento più basso previsto dalla contrattazione collettiva”, rispondendo così ad un enorme problema giuridico e politico, vale a dire l’incapacitá delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative di contrattare minimi tabellari che soddisfino il dettato costituzionale.

Adesso i tempi sono maturi, anche perché entro il 14/11/2024 tutti i paesi membri della UE devono recepire la Direttiva europea 2041/2022 per adeguare verso l’alto i salari minimi vigenti in ogni Paese

La legge di iniziativa popolare riguarda il lavoro subordinato (vedi nell’art. 1 riferimento all’art. 2094 codice civile ) e il cosiddetto lavoro atipico, meno tutelato. Nell’art. 3 si fa quindi riferimento al grande mondo delle collaborazioni personali e continuative, organizzate anche su piattaforme digitali, dirette da un committente. Il salario minimo legale è mantenuto anche nel caso di violazione da parte del datore di lavoro costretto ad applicare a tutti i lavoratori, subordinati ed atipici, il contratto nazionale di miglior favore in ogni settore, fermo restando (art 1, 4 co.) tutti gli istituti contrattuali riconosciuti (tredicesima, straordinario, anzianità….).

L’indicizzazione/rivalutazione (art. 2 l.i.p.) del salario minimo è uno strumento di adeguamento e, storicamente, di “raffreddamento del conflitto sociale” (la memoria va alla scala mobile nata nel 1945), e tende a difendere il potere d’acquisto delle retribuzioni, si aggiorna due volte l’anno con decreto ministeriale.

La proposta parla della retribuzione diretta ma allude alla c.d. retribuzione indiretta, quella rappresentata dalla erogazione dei servizi pubblici, dei beni comuni e che fa i conti con lo spropositato peso del mercato nella nostra vita sociale: quale salario minimo sará mai sufficiente se salute, istruzione, energia, acqua sono sempre piu’ privatizzate ?

La battaglia per un salario minimo legale è la battaglia per una diversa distribuzione del reddito (quello degli italiani non cresce dal 1990), un riequilibrio tra salari e profitti, e una diversa distribuzione pubblica delle risorse.

Il lavoro umano non è solo una merce e nella sua remunerazione deve essere riconoscibile il peso che il valore e la dignitá del lavoro hanno nel nostro Paese e nella nostra Costituzione.

A questo link il testo della proposta di legge di iniziativa popolare

Argo

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