Urbanistica a Catania, favorire i privati e abolire la trasparenza

E’ di qualche giorno fa la notizia della richiesta di rinvio a giudizio per sette persone, tra cui il direttore dell’Urbanistica Biagio Bisignani, a cui vengono contestati il reato di abuso di ufficio e falso ideologico.

Indipendentemente dall’esito del procedimento, il rinvio a giudizio potrebbe aprire nuovi scenari e interrompere il costume dominante dei pubblici funzionari a Catania, quello di concedere ‘permessi per costruire’ non nel rispetto della legge e nell’interesse della collettività ma per favorire interessi privati.

L’intervento di cui si è occupata in questo caso la Procura, su denuncia del gruppo consiliare M5S, è il supermercato di via Sabato Martelli Castaldi, la cui autorizzazione ha avuto un percorso complicato: due conferenze dei servizi, il coinvolgimento della Avvocatura comunale che ha richiesto l’elenco dei casi analoghi, risultati anch’essi di dubbia legittimità, due sospensioni da parte dello stesso ufficio Urbanistica, un intervento del Tar.

Il problema, in realtà, era semplice. L’area su cui si chiedeva di costruire il supermercato è destinata dal Piano Regolatore a servizi pubblici e, in particolare, ad una scuola. La risposta dell’Ufficio, quindi, avrebbe dovuto essere negativa, come era avvenuto per un caso precedente e quasi sovrapponibile, quello di via Palazzotto. In quel caso l’Urbanistica – diretta nel 2015 da Gabriella Sardella – aveva opposto un diniego, confermato da una sentenza del Tar e successivamente del CGA. L’area infatti era destinata a servizi e in particolare a verde pubblico e ad una scuola, destinazione urbanistica che – scrive il massimo organo di giustizia amministrativa – non decade come i vincoli all’esproprio ma rimane la stessa fino a che non venga sostituita da una diversa destinazione all’interno di un nuovo Piano regolatore.

Infatti – prosegue il CGA – tutto ciò che è destinato alla ‘collettività territoriale’ deve restare disponibile alla fruizione pubblica ed essere utilizzato da ‘l’ente pubblico di riferimento’. A maggior ragione in una città, come la nostra, che ha un grave deficit di servizi e di verde pubblico rispetto agli standard di legge.

A sospendere i lavori dell’Eurospin di Cibali aveva provato, nel 2019, la dirigente ad interim dell’Urbanistica, Maria Luisa Areddia, con un provvedimento in cui si evidenziava la non conformità al Piano regolatore oltre ad irregolarità nella gestione del materiale di scavo. Nel febbraio del 2020, tornato alla guida dell’ufficio, Bisignani interviene con una seconda sospensione, fuori norma per l’eccessiva durata e così pasticciata da indurre il Tar a dare ragione alla ditta proprietaria, che aveva fatto ricorso, ordinando la ripresa dei lavori.

Alle scelte della Direzione urbanistica non è stata certo estranea l’amministrazione Pogliese, che non poteva non sapere. Nel maggio 2020 infatti, Argo aveva promosso una petizione, con una raccolta di firme, inviata al sindaco Pogliese, che in quel frangente deteneva anche la delega all’Urbanistica, al Presidente del Consiglio Comunale e ai capigruppo dei Gruppi Consiliari.

La petizione che non ebbe alcuna risposta, così come senza risposta è rimasto l’esposto da noi inoltrato all’Assessorato Territorio Ambiente della Regione siciliana, a cui compete il controllo degli atti compiuti dalla Direzione Urbanistica di Catania e che ha l’autorità per annullare provvedimenti ritenuti illegittimi.

Due ispettori furono comunque inviati dalla Regione nell’aprile del 2021, su richiesta del sindaco, per verificare la legittimità del permesso di costruire. L’ispezione fu chiusa con una relazione di cui, sul sito del Comune, si dava notizia sommaria e che fu ottenuta, in forma integrale, da Argo con una richiesta di accesso agli atti.

Relazione che è possibile leggere a questo link.

I funzionari regionali esclusero che fossero presenti motivi di interesse pubblico tali da giustificare la mancata concessione del permesso di costruire, che venne quindi considerato legittimo.

E’ vero infatti – scrivono – che l’area in questione è destinata dal Piano regolatore a servizi, ma non è provato che si tratti di una scuola, visto che il simbolo S non è presente in nessuna legenda allegata al Piano Piccinato. Una affermazione che va chiarita. Nel PRG adottato dal Consiglio comunale nel 1964, infatti, tutte le aree per servizi (indicate come zone L) sono contrassegnate da un simbolo che ne individua la specifica destinazione, S (scuola), SE (scuola elementare), SM (scuola media), ed è vero che manca, nella legenda, la spiegazione dei diversi simboli. I simboli, tuttavia, sono spiegati, senza possibilità di equivoco, nel progetto approvato dalla Regione nel 1969, quello valido a norma di legge.

Anche perché, di ogni tipo di servizio, scuole comprese, bisognava verificare quantità minima, ubicazione e dimensionamento, come esigeva una legge del ‘68. Mettere, quindi, in dubbio che la S indicasse una scuola, e suggerire che potesse indicare genericamente un servizo, appare quanto meno pretestuoso.

Ma c’è di più. Gli ispettori negano che la destinazione a servizi comporti necessariamente un intervento pubblico e ritengono che possa ammettere un’iniziativa privata, come nel caso di una “area mercatale”, a loro parere assimilabile ad un supermercato. Ecco giustificato il permesso di costruire un Eurospin…

Tanto più – proseguono – che in quell’area non è prevista la realizzazione di nessuna opera pubblica e tanto meno di una scuola, considerata (tra l’altro) inutile nella prospettiva di una diminuzione demografica della città. E poi – concludono – non concedere il permesso di costruire avrebbe causato ai privati un danno patrimoniale suscettibile di richiesta di risarcimento.

Che dire, se non che siamo in presenza di una relazione attenta all’interesse dei privati, a scapito dell’interesse pubblico? Un documento, inoltre, che non sa guardare al futuro e non tiene conto del fatto che la perdita di spazi destinati a servizi è definitiva e irrecuperabile. E rende la città sempre meno vivibile.

Sapremo, dopo l’udienza del 2 ottobre, se la magistratura condivide questa impostazione. E se Regione e Amminsitrazione comunale abbiano di fatto coperto, con la loro acquiescienza, l’operato illegittimo della Direzione Urbanistica.

Intanto il Comune, nella persona del commissario straordinario Piero Mattei, ha accettato la proposta di costituzione di parte civile, avanzata dalla direzione Affari legali del Comune, nel procedimento penale a carico di Bisignani e compagni.

Troviamo il relativo documento sul sito del Comune, reso tuttavia illegibile da una preoccupazione di proteggere la privacy che rasenta l’incredibile e sfiora il ridicolo. Sono coperti da XX non solo i nomi dei destinatari del rinvio a giudizio, ma anche la maggior parte dei dati contenuti nel provvedimento, compresi termini innocui come PRG(XXX) o verde pubblico, che diventa “XXXXX pubblico”. Della trasparenza degli atti amministrativi non è rimasto presocchè nulla.

Argo

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  • Il simbolo S indica certamente una scuola. È provato dalla tavola, redatta dopo l' adozione del Piano da parte del Comune, per adeguare il piano stesso agli standard urbanistici previsti dal d.m. 1444 del 1968 ( entrato in vigore nel periodo intercorrente tra l' adozione e l' approvazione del piano )
    che prevede tra gli altri 4,5 mq di aree da destinare a scuola per ogni abitante insediato. La tavola fa parte integrante del piano e senza la stessa il piano non avrebbe potuto essere approvato dalla Regione. Evidentemente ai funzionari regionali questo dettaglio è completamente sfuggito..... così come mai. Sorge il dubbio che questa disattenzione non sia estranea la politica da cui dipendono gli uffici regionali

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