In molte scuole italiane, grazie all’ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti), studenti e docenti hanno avuto l’opportunità di vedere la mostra itinerante Ribelli al confino, in questi giorni nella Sicilia orientale, a Catania al Liceo Boggio Lera. Sedici roll up dedicati alla storia del confino politico durante il regime fascista e alle diverse forme di opposizione elaborate dalle vittime.
Tra il 1926 e il 1943, oltre 12.000 italiani dissidenti furono inviati dal regime fascista nelle isole minori italiane, spesso dopo essere stati in carcere. Si trattava di oppositori politici: comunisti -la maggioranza-, socialisti, giellisti (Giustizia e Libertà), anarchici, repubblicani, omosessuali, credenti di fede diversa, persone di etnia Rom e oppositori politici dei territori coloniali, in particolare, libici, soprattutto dopo l’introduzione della legislazione razziale nel 1938. Un unico obiettivo: arginare idee e pensieri considerati pericolosi ed escludere gli antifascisti dalla vita politica e sociale del paese.
Inoltre, come ricordano gli organizzatori della mostra “Il confino politico subì nel corso degli anni del regime alcuni importanti sviluppi, che ne modificarono in parte l’assetto istituzionale originario: obbligo del lavoro per i confinati; introduzione del rispetto di alcuni orari per l’uscita e il rientro; divieto di frequentazione degli esercizi pubblici o dei luoghi di ritrovo”.
Per finire al confino (disposto da commissioni amministrative a livello provinciale per una durata, rinnovabile, da uno a cinque anni), come ricorda l’ANPPIA “bastava veramente poco: partecipare al funerale di un amico comunista, deporre fiori sulla tomba di un antifascista, cantare inni considerati rivoluzionari (anche in abitazioni private), festeggiare il primo maggio. raccontare barzellette sul fascismo o sul duce, leggere libri ritenuti sovversivi”.
Un’iniziativa, questa della mostra, che si propone di condividere memoria e conoscenze perché si possa rinnovare l’impegno per difendere libertà e democrazia. L’importanza di non dimenticare è, peraltro, confermata, in questo caso, dalle incredibili parole pronunciate nel settembre 2003 da Silvio Berlusconi – allora presidente del consiglio – “Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino”. E dalle affermazioni fatte in questi giorni dal Presidente del Senato, secondo cui “nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”. Frasi precedute, sempre da parte dello stesso esponente politico, da incredibili considerazioni, destituite da ogni fondamento storico, sulla strage delle Fosse Ardeatine.
Motivo per cui il PD ha promosso un flash mob (“La storia non si cambia, si studia”) che si svolgerà oggi a Paternò, nel quale ogni partecipante porterà un libro di storia da regalare all’esponente di Fratelli d’Italia. Manifestazione censurata dal primo cittadino, di destra, del centro etneo, che “ha disposto che vengano oscurati” i manifesti regolarmente affissi dall’ufficio affissioni del Comune, perché “altamente lesivi e denigratori nei confronti del Presidente del Senato, nonché seconda carica dello Stato”. Un intervento di censura rimbalzato agli onori della cronaca non solo locale ma anche nazionale (Corriere, Stampa, Fatto, …)
Del resto come pretendere che possano coerentemente celebrare la festa della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo quelle forze, oggi al potere, che anche nei simboli si richiamano esplicitamente al MSI, fondato da reduci della Repubblica Sociale Italiana (lo stato fantoccio voluto e “inventato” dai nazisti) ed ex esponenti del regime fascista.
Ma torniamo alla mostra, non solo dati e informazioni, ma anche la sottolineatura del lavoro “politico e culturale” che i confinati riuscivano a sviluppare, nonostante soprusi e controlli. Un insieme di servizi autogestiti, dalle scuole alle mense, dalle biblioteche all’assistenza per i nuovi arrivati, ma soprattutto veri e propri laboratori politici, che contribuirono non poco al successivo sviluppo della Resistenza. Senza dimenticare che, dai confinati nell’omonima isola, nacque il Manifesto di Ventotene, in cui Altiero Spinelli e Ernesto Rossi immaginarono, in pieno secondo conflitto mondiale, una nuova Europa, luogo di Pace e di incontro tra nazioni e popoli diversi, relazioni tra culture basate sulla libertà e la democrazia.
Ribelli al confino è anche il titolo di una graphic novel ambientata a Ventotene, sceneggiata e disegnata da Maurizio Ribichini, uno spin off dell’omonimo romanzo di Wu Ming1 (Einaudi, 2019). Un motivo in più per non lasciarsi sfuggire Ribelli al confino.
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Grazie di questa importante informazione.
vorrei sapere però quanto si fermerà al Boggio Lera questa mostra e se e visitabile tutti i giorni e gli orari.
Grazie