Prevenzione sismica, la promuove (forse) chi per vent’anni l’ha affossata: una testimonianza qualificata

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Sulla necessità di ritornare a ragionare sui temi della prevenzione sismica, oggetto di un recente convegno svolto a Viagrande, pubblichiamo un intervento di Paolino Maniscalco, già Assessore alla protezione civile del comune di Catania, dal 1993 al1999, e coordinatore degli assessori alla protezione civile della Sicilia orientale

Ho partecipato al convegno organizzato a Viagrande per il 330° anniversario del terremoto del Val di Noto ed ho notato novità positive. Finalmente la prevenzione sembra aver riacquistato centralità, dopo essere stata abbandonata (durante la gestione Bertolaso del Dipartimento della Protezione civile) a favore dei “grandi eventi”: attività previste da anni, ma realizzate con procedure d’emergenza per evitare il normale iter degli appalti.

Oggi, anche dalle parole del ministro Musumeci, sembra si stia imboccando nuovamente la strada giusta. Alcune precisazioni sono, però, necessarie: non è vero (La Sicilia, domenica 26) come ha affermato il ministro che “fino ad oggi è mancata una onesta, seria, e concreta comunicazione. I cittadini hanno bisogno di sapere se vivono in un terreno sovraesposto a pericoli naturali”.

Nella seconda metà degli anni Novanta questa attività è stata fatta con impegno e continuità a Catania ed in buona parte della Sicilia orientale e, oltre la comunicazione e la formazione, si facevano le esercitazioni anche con i cittadini, cosa mai avvenuta prima. L’attenzione dell’amministrazione di centrosinistra, di cui ho fatto parte, per le tematiche della prevenzione antisismica era continua, precisa e qualificata: basta rileggere le cronache di quegli anni.

Inoltre, il prof. Franco Barberi, che dirigeva il Dipartimento di Protezione Civile, fece fare per la nostra città studi importanti: il “Progetto Catania” finalizzato a determinare gli scenari di danno in caso di un terremoto distruttivo (come quello di cui ricordiamo l’anniversario), studio successivamente ampliato con il Progetto “Catania due” – diretto dal prof. Michele Maugeri, ordinario di Geotecnica presso la nostra Università – per esaminare in maniera più approfondita le reti infrastrutturali, il sistema dei trasporti e quello ospedaliero, la stima delle vittime, il rapporto con la conurbazione, le cavità, l’edilizia artistica e monumentale, gli edifici industriali.

Fu realizzato anche il censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici di tutto il Meridione (una prima stima che li divideva in cinque classi di vulnerabilità). Questa importante ricerca fu coordinata, nella nostra provincia, dall’attuale Direttore generale della PC siciliana, ing. Salvatore Cocina e, nella nostra città, fu estesa anche agli edifici privati, per poter inserire questi risultati nel “Progetto Catania”.

In quegli anni Catania, in tema di rischio sismico, fu la città più studiata d’Europa. Ma non basta: frutto dell’iniziativa congiunta del Coordinamento degli assessori alla PC della Sicilia orientale e del Dipartimento di PC, fu approvata la prima legge italiana dedicata alla prevenzione, che riguardava le quattro province orientali e stanziava 1700 miliardi di lire.

Purtroppo, mentre tutte queste cose venivano a maturazione, Bianco fece la sciagurata scelta di dimettersi da sindaco per fare il ministro.

Le parole di Nello Musumeci: “è mancata una onesta, seria, e concreta comunicazione” si addicono, invece, perfettamente alla successiva amministrazione Scapagnini-Lombardo e, forse, soprattutto a quest’ultimo che, assessore ai Lavori Pubblici, parrebbe l’autore della scelta di insabbiare gli studi ed utilizzare i fondi della prevenzione per fare altre cose, bloccando l’attività di prevenzione per oltre due decenni..

Il volume sul “Progetto Catania” fu stampato nel febbraio 2000 ed inviato al Comune. La nuova giunta se lo trovò sul tavolo: invece di farlo stampare in migliaia di copie e diffonderlo, soprattutto tra i tecnici, dal tavolo passò in un cassetto.

Nel maggio 2000 il Dipartimento di PC trasmise ai sindaci lo Studio di vulnerabilità degli edifici pubblici, invitando le amministrazioni ad approfondire gli studi di dettaglio per gli edifici classificati, in questa prima fase, nelle fasce di vulnerabilità “alta” e “medio-alta” ed a verificare la pericolosità del terreno di fondazione. Anche questo studio fu nascosto accuratamente. Denunziammo più volte questo fatto (lo testimonia la stampa dell’epoca) sia la CGIL che io stesso, ed anche in un’assemblea pubblica di Città Insieme, dicembre 2002, col vicesindaco Raffaele Lombardo che non diede alcuna riposta.

Quando una coraggiosa giornalista, Pinella Leocata, riuscì a far pubblicare una parte di quell’elenco, fu investita da telefonate di protesta del Sindaco Scapagnini, di direttori didattici e presidi, di dirigenti di aziende ospedaliere. Negli anni seguenti arrivarono i finanziamenti (che noi pensavamo di destinare, in primo luogo, alle scuole) ma furono utilizzati, senza dare alcuna motivazione, per opere stradali.

Oggi che il centrodestra si è convertito a questa nuova politica dovrebbe avere l’onestà intellettuale di fornire le risposte che non diede allora, e non può trincerarsi dietro la banale motivazione che furono “scelte politiche”. Sempre – ma soprattutto in materia di protezione civile – le scelte politiche debbono avere motivazioni serie e fondate su dati scientifici: lo capisce anche un bambino che mettere in sicurezza le scuole è più utile delle rotatorie alla circonvallazione e delle altre cose (incompiute) che volevano fare con quei finanziamenti. E, in ogni caso, le scelte vanno motivate esplicitamente e pubblicamente.

Mi auguro che quello che ho sentito al convegno si realizzi veramente e che si avvii una reale politica di prevenzione. Il lavoro, sia per il nuovo sindaco, sia per i governi nazionale e regionale, sarà più semplice perché dal centrosinistra (che non fa politica con l’ostruzionismo) non verrebbero certo le opposizioni e i sabotaggi che abbiamo subito noi, ma una sfida a far presto e bene.

Nel Convegno si è parlato anche di Piano regolatore (oggi si chiama PUG) ed ho visto con soddisfazione che l’ANCE (l’associazione dei costruttori edili) in questi ultimi anni ha sposato la linea della “rigenerazione urbana” e della prevenzione antisismica. Spero che abbiano abbandonato definitivamente la politica della “valorizzazione dei suoli” (traduzione: edificare anche nelle ultime aree libere) con la quale, vent’anni fa, insieme al centrodestra, fecero naufragare il Piano Cervellati che ci avrebbe permesso di vivere in una città più ordinata. Spero di non essermi ingannato: se alle parole del convegno seguiranno i fatti, il nuovo Consiglio potrebbe veramente raggiungere questo risultato vagheggiato da quarant’anni.

Rimane il rimpianto per il tempo perduto, oggi buona parte della città sarebbe già più sicura e in condizioni migliori. Spero, almeno, che questo ritardo diventi uno stimolo per operare bene e in maniera spedita. Auguriamoci anche che la natura ci dia qualche altro decennio di tregua per portare a buon fine queste attività.

3 Comments

  1. Sarebbe utile, anche per la campagna elettorale in corso, che i politici indicati nell’articolo rispondessero con argomentazioni valide per smentire quanto scritto !

  2. Come responsabile dell’attività speleologica in cavità artificiali del Centro Speleologico Etneo ho contribuito nella ricerca e studio (esplorazione, mappatura, fotografia) di una ventina di cavità del Centro Storico nell’ambito del “Progetto Catania” citato dal dottor Maniscalco nell’articolo. Tra le cavità scoperte, una destò a noi speleologi quella sotto il basolato di piazza Duomo, oltre che mapparla abbiamo individuato pure quale basola poteva collassare. Avvisato l’assessore Maniscalco, inviò dei tecnici per verificare quello da noi denunciato. Lo ricordo benissimo. Purtroppo, poi il sindaco Bianco si dimisi e venne la Giunta Scapagnini. Io personalmente ho avvisato il nuovo assessore del pericolo con documenti e foto, ma inspiegabilmente non venni creduto,. Come temevo il 22 febbraio del 2002 si aprì una voragine in piazza Duomo proprio nel punto da noi segnalato.

  3. La posizione del cosiddetto ministro Musumeci è la stessa di quella ampiamente collaudata delle società petrolifere che prima hanno fatto i soldi inquinando senza ritegno, adesso pretendono di farne altrettanti “bonificando”. Il loro obiettivo è sempre lo stesso fare i soldi .

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