“Assistiamo ad un allarmante aumento della violenza israeliana contro i Palestinesi. Non è passato molto da che un intero paese, Huwara, è stato dato alle fiamme da coloni violenti, incitati e acclamati da un governo di estrema destra e supervisionati da una forza militare acquiescente.
Dall’inizio dell’anno, tre raid mortali sono stati effettuati dall’esercito israeliano nelle città della Cisgiordania di Jenin, Gerico e Nablus. Questi hanno preceduto il pogrom a Huwara e nei villaggi vicini. Al momento in cui scriviamo, 84 Palestinesi sono stati uccisi dalle forze di occupazione israeliane o da coloni illegali; una media di una persona uccisa ogni giorno nel 2023, 15 bambini tra loro. L’anno scorso, in cui sono stati uccisi 231 Palestinesi è stato l’anno più mortale per i Palestinesi della Cisgiordania dal 2005.
Sebbene tutti i governi israeliani del passato abbiano costantemente perseguito le stesse politiche repressive di apartheid coloniale contro il popolo Palestinese, l’attuale governo estremista sta spingendo le cose a un nuovo livello.
Membri di spicco del governo di estrema destra israeliano hanno fatto dichiarazioni di incitamento e legittimato la violenza dei coloni contro i Palestinesi, e si sono apertamente impegnati a conquistare ancora più terra Palestinese. Bezalel Smotrich, ministro delle finanze israeliano, ha dichiarato senza scuse che “il villaggio di Huwara deve essere spazzato via” e che “lo Stato di Israele dovrebbe farlo”. Il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha dichiarato che “i nostri nemici hanno bisogno di ascoltare un messaggio degli insediamenti, ma anche uno messaggio che saranno schiacciati uno per uno”.
Tali dichiarazioni testimoniano il fatto che la violenza dei coloni avviene sotto gli auspici, e con l’imprimatur, dello Stato di Israele. Come afferma correttamente B’Tselem, la principale organizzazione israeliana per i diritti umani, “questa non è ‘perdita di controllo’. Questo è esattamente ciò in cui consiste il controllo israeliano. I coloni portano avanti l’attacco, i militari li proteggono, i politici li appoggiano. E’ una sinergia. Il pogrom di Huwara è stata una manifestazione estrema di una politica israeliana di lunga data. È stato effettuato dallo stato di Israele”.
L’espansione degli insediamenti israeliani, la distruzione delle proprietà Palestinesi e la pulizia etnica dei Palestinesi – come a Masafer Yatta e nei quartieri Silwan e Sheikh Jarrah di Gerusalemme – sono condotte in modo coordinato coinvolgendo l’esercito israeliano, la polizia coloniale e i coloni illegali, tutti diretti dai ministeri del governo. Il risultato è stato oltre cinque decenni di annessione de facto della Cisgiordania, insieme a regolari attacchi mortali contro i Palestinesi a Gaza.
Le Convenzioni di Ginevra sono chiare; come potenza occupante, Israele ha l’obbligo di proteggere il popolo sotto occupazione. Nonostante ciò, i Palestinesi sono stati vittime della violenza dello stato israeliano per decenni. Non c’è alcuna protezione per le vite o i mezzi di sussistenza palestinesi.
Gli stati terzi, compreso il nostro paese, hanno l’obbligo di intervenire in caso di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale. Decenni di inazione, fornendo – per lo meno – una tacita approvazione di queste violazioni, hanno permesso le politiche israeliane di colonialismo e apartheid, tra cui l’espansione senza fine degli insediamenti illegali, l’incarcerazione di massa dei Palestinesi, la violenza estrema e la morte inflitte al popolo palestinese.
È maturo il tempo di porre fine a questa impunità e di chiedere conto a Israele attuando tutte le misure a disposizione degli stati terzi. Azioni tangibili, comprese sanzioni legali, sono l’unico modo per costringere Israele a rispettare il diritto internazionale, a cessare le violazioni dei diritti umani e a garantire la protezione dei Palestinesi.
Tali azioni dovrebbero includere un embargo militare a doppio senso, divieti di viaggio per i responsabili di violazioni dei diritti umani e crimini di guerra (incluso funzionari statali e coloni), il divieto di commercio con insediamenti illegali, la cessazione degli accordi di cooperazione in tutti i campi (compresi commercio, sorveglianza e intelligence, approvvigionamento di gas, progetti di ricerca congiunti) e sostegno attivo alle indagini della Corte penale internazionale.
Questi sono obblighi morali e legali per qualsiasi stato che sostiene e promuove il diritto internazionale e i diritti umani, in particolare di quelli che hanno ratificato lo Statuto di Roma.
Ci deve essere un prezzo politico ed economico legato alla sistematica oppressione israeliana dei Palestinesi. La reazione della comunità internazionale all’invasione russa dell’Ucraina ci mostra che tali azioni punitive sono possibili quando c’è la volontà politica di intraprenderle. Eppure questa volontà è stata assente quando si tratta dei diritti dei Palestinesi
Ci appelliamo a voi per intraprendere azioni rapide per prevenire anche più gravi escalation di violenza israeliana e furto di terra.
Non farlo in questo momento critico, anche nascondendosi dietro la retorica stanca e cinica di un “ciclo di violenza”, renderà il nostro paese complice di qualsiasi destino catastrofico possa abbattersi sul popolo palestinese.”
E’ questo l’appello per una azione urgente a protezione del popolo palestinese lanciato dal European Coordination of Committees and Associations for Palestine (ECCP).
A ciascuno di noi viene chiesto di inviare il messaggio al ministro degli Esteri Antonio Tajani e al viceministro Edmondo Cirielli. Trattandosi di una iniziativa coordinata in 15 paesi europei e nel Regno Unito, la richiesta va inoltrata al ministro degli Esteri del proprio paese, entro il 5 aprile.