L’ultimo Comunicato del fronte progressista, successivo alla riunione del 19 marzo, ribadisce che le forze politiche che ne fanno parte occuperanno “le prossime settantadue ore per definire gli ultimi dettagli prima della presentazione del candidato, del ticket e di parte della squadra”.
Ancora due giorni, quindi, prima di avere l’indicazione ufficiale del candidato (anche se si fa ormai un nome, quello di Maurizio Caserta). Ma di giorni dalla clamorosa rinuncia di Emiliano Abramo ne sono passati già otto, e durante questo lungo periodo la coalizione e tutte le sue componenti, dal Pd ai 5 stelle, da Sinistra Italiana a Europa Verde fino a Catania può, hanno taciuto, limitandosi a generiche attestazioni di solidarietà con Abramo e dichiarazioni sulla volontà di continuare lungo il percorso partecipativo iniziato.
I dubbi sui motivi per cui Abramo si è ritirato rimangono. Troppo tenui e generiche le giustificazioni del candidato, nonostante le accuse pesantissime ricevute. Nessuna spiegazione chiara da parte dei partiti e di Catania può. Noi, gente comune, non sappiamo ancora se dobbiamo indignarci per un rifiuto dettato dal disagio a capeggiare un’alleanza politica troppo ristretta e troppo spostata a sinistra (‘Non sono Che Guevara’, ha intitolato la Sicilia), coperto però da una menzogna. Oppure se dobbiamo accettare con rispetto un passo indietro dettato da reali motivazioni personali, legate a drammatiche vicende familiari.
Forse qualcuno ritiene che ci possa essere partecipazione senza trasparenza? Che si possa chiamare la gente ai tavoli di confronto e utilizzarne esperienze e saperi per costruire programmi e contenuti, senza poi dare conto fino in fondo di ciò che succede? Questo ci sembra il punto cruciale.
Chi ha guidato questo processo non si è reso abbastanza conto che il campo di gioco si è allargato. Che loro stessi lo hanno ampliato nel momento in cui hanno chiamato a costruire il programma cittadini, associazioni, cooperative. I soggetti politici non erano più solo i partiti e Catania Può. Tutti coloro i quali stendevano le relazioni, portavano esperienze, conoscenze, saperi diventavano soggetti politici. E più la politica faceva leva sui saperi della società civile, più grande diventava il ruolo di quest’ultima. Non se ne sono accorti. Per questo non hanno capito la posta in gioco con il caso Abramo e l’assoluta necessità di trasparenza. La partita non poteva più essere contenuta nel perimetro dei partiti. Bisognava rendere conto a tutti coloro che hanno partecipato alla costruzione del programma, alla individuazione dei contenuti e delle alleanze politiche.
Un programma, peraltro, che è stato presentato alla città nonostante la rinuncia del candidato che avrebbe dovuto esserne portavoce e garante. E che, al di là dei pregi e dei difetti (che sono seri e su cui torneremo) è stato “bruciato”, è diventato secondario, oppure è semplicemente passato inosservato. Non si è voluto rinviare, non è stata una scelta felice.
L’alleanza, in comunicati ufficiali e con orgoglio, ha affermato che “una nuova politica e una nuova cultura progressista si sono affermate a Catania”. Ma questa nuova cultura non può fare a meno della trasparenza. Una trasparenza che non c’è stata.
L’immagine della coalizione è in questo momento quanto meno appannata. E non sappiamo quanto il danno arrecato sia riparabile. Bisognerebbe almeno fare chiarezza e poi individuare quel messaggio forte e chiaro che può riportare alle urne gli uomini e le donne che orami da anni non vanno a votare, in un misto di rabbia, impotenza, rassegnazione.
Come ha detto qualche giorno fa l’arcivescovo Renna al seminario “Mafia e antimafia sociale”, organizzato da Unict e dal mondo associativo, alla politica tocca il ruolo di dare speranza. Non certo con i silenzi, le bugie, le alchimie politiche. Servirebbe un colpo d’ala.
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E' vero. Non c'è stata. C'è stato un cerchio magico con netta recinzione e tanto di sigilli. Però desidero mettere in comune due note. La Sicilia è smaccatamente in favore della candidatura Bianco. Non immaginavo che su questa posizione si sarebbe attestato anche Mario Barresi. O è stato costretto? Da fonti quasi dirette mi è giunta voce che Abramo ha veramente ricevuto notizie drammatiche sulla salute di un familiare stretto. E questo il giorno prima dell'assemblea del lunedì nel quale avrebbero reso noto il suo nome quale candidato e il suo programma.