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La rinuncia di Abramo, l’attacco de ‘La Sicilia’ e l’incredibile silenzio della coalizione progressista

‘La Sicilia’ ha deciso di entrare a gamba tesa sulla vicenda di Emiliano Abramo, il candidato sindaco della coalizione di centro-sinistra che, per “ragioni personali e familiari”, ha rinunciato a competere alle prossime amministrative. Un fatto certo non usuale, anzi clamoroso: un’indicazione unitaria maturata Venerdì 10 a tarda sera ed eclissatasi nel primo pomeriggio di Lunedì 13.

Per giunta a poche ore dal “tavolo progressista” che avrebbe dovuto presentare il programma e celebrare la piena investitura di Abramo. Doveva essere una festa è stato un calvario, consumatosi tra mille mormorii di incredulità, qualche sospetto e sincere preoccupazioni per le condizioni di salute di un familiare di Abramo che tumultuosamente si erano sparse in quelle ore. Alla fine di una giornata critica i partiti si erano stretti intorno ad Abramo, dandosi un nuovo appuntamento per sciogliere una vicenda già di per sé complicata che si era fatta ancora più complessa e difficile.

In questo quadro irrompe l’articolo de ‘La Sicilia‘. La firma è la solita ma lo stile e il tono sono del tutto diversi. La goliardia e i toni burleschi, funzionali a quel dire poco e omettere tanto, vengono abbandonati. A favore di una prosa stringente, priva dei soliti svolazzi, che fa letteralmente a pezzi Abramo e le motivazioni che ha posto a base della propria scelta. Così, senza mezzi termini, il presidente di Sant’Egidio viene trattato alla stregua di un bugiardo che “enfatizza (inesistenti) drammi personali per coprire (veri) psicodrammi politici”, e lo fa, a dire del cronista, con piena consapevolezza, per evitare di “farsi rinchiudere dentro il campo ristretto delle forze che l’hanno scelto”. Le spiegazioni personali e familiari poste alla base della rinuncia di Abramo sono triturate, e ridicolazzate fino al punto di rivolgere un sarcastico augurio di “lunga vita a lui e alla sua famiglia e in particolare alla sua splendida e sanissima moglie”.

Abramo con un post su facebook, fin dalla mattinata di ieri, smentisce – con una sobrietà che appare persino eccessiva – la ricostruzione del giornale: ribadisce il suo impegno a favore della coalizione, chiede rispetto per le proprie vicende personali e si limita a dare del “chiaccherone” all’autore del pezzo.

A questo punto le cose sono due. O il cronista è in grado di dimostrare, carte alla mano, che Abramo ha bluffato, oppure chiede scusa, rimangiandosi quello che ha scritto. Il finale più probabile è che non avverrà nulla di tutto questo. E non avverrà nulla anche e soprattutto per colpa della cosiddetta alleanza progressista. Tutti insieme, asserragliati in un assordante silenzio hanno deciso di fare finta di niente.

Come se quell’articolo che getta quintali di fango addosso al proprio candidato e su loro stessi non fosse stato mai scritto. Come se non li avesse trattati alla stregua di buffoni che si sono prestati ad un “segreto di Pulcinella” e a recitare da comparse in “una pantomima degna del compianto Pippo Pernacchia”. Come si fa a stare muti, a non dare alcuna risposta al loro elettorato, a quelle centinaia persone che generosamente hanno partecipato ai tavoli? E’ un autentico dovere.

La trasparenza non la si può richiedere solo agli altri, bisogna praticarla innanzitutto a casa propria. Nella giornata di Martedi, appena uscito l’articolo, l’alleanza avrebbe dovuto inondare le agenzie di comunicati, volti a smentire una ricostruzione come quella che abbiamo appena visto. E invece non hanno proferito una sola parola. Nei fatti l’hanno accettata. La cosa più sbagliata che potessero fare. Ma in che mondo vivono? Non sanno che una notizia di quel tipo, se non smentita, nell’arco di un’ora si consolida, diventa dominante, si trasforma nella la cornice di senso dentro cui si rimane ingabbiati?

Occorreva chiarire, subito, ciò che è stato messo radicalmente in discussione, rintuzzare i pesanti attacchi che sono stati mossi. Se non si fa questo si ha ragione di credere che qualcosa di poco chiaro sia successo. E’ l’abc della trasparenza e della partecipazione democratica. Dei loro burocratici comunicati che rinviano ad un nuovo tavolo, a nuovi incontri fissati incredibilmente per i prossimi giorni e forse settimane per tirare fuori un nuovo candidato non ce ne facciamo niente.

Non si è consumata solo una sottovalutazione comunicativa, non vengano a dire: “dobbiamo migliorare la comunicazione”, perché quello commesso è un madornale errore politico. E’ in momenti come questi che si misura la coesione, lo spirito e la forza di una coalizione. Intanto un danno e’ stato fatto. E il silenzio è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Di una cosa siamo certi: di quel che è successo non si può dare la colpa ad alcun cronista.

Argo

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  • Ma non potrebbe esserci una terza opzione,… che magari per una volta, il disgraziatissimo cronista l’abbia azzeccata?

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