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Naufragio di Cutro, una strage di Stato

I fatti sono conosciuti. Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) intorno alle ore 23 di sabato 25 febbraio segnala la presenza di un’imbarcazione a 38 miglia a sud di Capo Rizzuto. Una delle tante imbarcazioni di persone migranti che fuggono dai loro paesi per cercare un futuro diverso nella “civile” e benestante Europa.

La guardia di finanza interviene, ma le sue navi sono costrette a rientrare a causa delle condizioni meteo avverse. E si potrebbe chiudere qui. Tutte le persone in grado di intendere e di volere non dovrebbero avere nessuna difficoltà a capire che il caicco Summer Love, partito da Smirne, avrebbe avuto difficoltà sicuramente non paragonabili a quelle che hanno costretto a rientrare le navi della guardia di finanza. Conseguentemente, ci si sarebbe dovuti mobilitare subito con mezzi adeguati per intervenire. Non si è fatto nulla, il risultato è la tragedia, sulla quale tanti, troppi, oggi piangono lacrime di coccodrillo.

Non ne possiamo più. Tra la retorica de “li aiutiamo a casa loro”, quella casa in cui l’Occidente con le sue guerre ha distrutto la società e l’economia, i soldi dati al dittatore Erdogan, il contributo europeo ai lager libici, la boutade, per essere gentili, del blocco navale, quante occasioni perse per tacere. Ipocrisie e propaganda, è possibile contestare questo “combinato disposto”? O prevarrà, semplicemente, la difesa dei nostri interessi. Come quando noi italiani siamo stati capaci di vendere nel cosiddetto terzo mondo le terribili mine antiuomo per farci poi pagare per bonificare quei territori.

Nessuno va via dai propri affetti e dai propri territori, sapendo di rischiare la vita, come scrive la poetessa Warsan Shire, “Nessuno lascia casa a meno che la casa non sia la bocca di uno squalo”. E nell’appello appena sottoscritto dal Tavolo Asilo e Immigrazione, leggiamo “le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. Se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita. Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano, quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare”.

Certo, in un mondo nel quale le merci possono girare liberamente, ma non gli esseri umani, perché dovremmo meravigliarci se il Mediterraneo è diventato, nell’indifferenza di tutti i governi dell’Unione Europea (Italia in testa), un enorme cimitero?

Né stupisce che anche in questo caso dimentichiamo la nostra Costituzione: art 10 “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

Certo, oggi tanti invocano un flusso controllato di migranti perché lo richiede il nostro mercato del lavoro e tanti sono coscienti del fatto che molti di loro lavorando in Italia contribuiscono al pagamento delle nostre pensioni. E’ tutto vero, ma anche se non fosse così, perché non dovremmo accogliere, visto che siamo noi Occidente la prima causa di questi spostamenti.

Ancora, quando il dito indica la luna…E infatti, oggi si cerca di spostare l’attenzione sul tema degli scafisti. Un falso problema, non è certo inasprendo le pene a questi ultimi che si bloccheranno le partenze, visto che su tutte le rotte del mare ci sono dinamiche simili: sono additati come “scafisti” uomini costretti a mettersi alla guida con la violenza o sotto la minaccia delle armi, o per pagarsi il biglietto. Ovviamente, nessun trafficante fa lo scafista. Mettere al centro questo problema è come se per bloccare il traffico internazionale della droga si colpissero le persone tossicodipendenti.

In sostanza, come scrivono tante associazioni catanesi “con il governo Meloni è stata portata alle estreme drammatiche conseguenze la politica dei respingimenti, ma anche con i governi precedenti troppe navi sono rimaste per giorni e giorni in attesa di un approdo e si sono stretti accordi internazionali sulla pelle dei migranti”.

Non possiamo dire di essere stupiti, “riemerge in rete lo scontro a Ballarò su Rai 3 tra l’allora presidente di Fratelli d’Italia, oggi Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e il sottosegretario alle politiche Europee del governo Renzi, Sandro Gozi. Meloni sosteneva che bisognava bloccare l’accoglienza fino a quando non si fosse sconffita l’Isis. E poi incalzata da Gozi, che chiedeva “Ma come li fermi? li fai affogare tutti? li vuoi morti nel mediterraneo?” Meloni rispondeva secca “si, esattamente”.

Le associazioni chiedono “con ancora più forza che siano aperti canali legali e sicuri di ingresso in Europa, che i campi di detenzione in Turchia come in Libia siano evacuati, che l’Italia e l’Europa mettano in mare un’adeguata missione di soccorso istituzionale, che le navi della Flotta Civile siano messe in condizione di operare senza ostacoli e criminalizzazione”.

Sabato prossimo diverse associazioni catanesi parteciperanno, con un pulman e diverse macchine, alla manifestazione nazionale che si terrà a Cutro

Venerdì 10 dalle 16,00 si svolgerà invece un presidio al porto di Catania (varco 04).

Leggi il volantino che indice le manifestazioni

Argo

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