Giancarlo Cancelleri, ex sottosegretario M5s nei governi più disparati degli ultimi anni, in una recente intervista ha lanciato l’idea, in verità non nuova, di creare un fronte di “forze alternative alla destre, formato da Pd – M5s, sinistra, candidati civici, da Bianco a Zappalà, da Calenda a Renzi, da Cateno De Luca a Lombardo e a Cuffaro”.
Un’alleanza-accozzaglia, dai confini pressoché illimitati che ha nell’immarcescibile Enzo Bianco il candidato sindaco. Di programmi è persino vietato parlarne. Cancelleri semplicemente non se ne occupa, impegnato com’è a disegnare ardite strategie volte a costruire un governo cittadino che, semmai dovesse insediarsi, è destinato ad implodere su se stesso. O, nella migliore delle ipotesi, sarà condannato a trascinarsi tra una crisi e l’altra per il continuo germogliare dei molteplici comitati d’affari che si porta in seno. In piena continuità con il passato.
Leader di ben altro spessoree valore sono rimasti schiacciati da alleanze simili a quelle delineate da Cancelleri. Era il 2006 e Prodi si mise alla testa della cosiddetta Grande Alleanza Democratica: andava da Rifondazione comunista all’Udeur di Mastella, da Sinistra Italiana ai moderati di Dini. Una aggregazione impotente e sgangherata, dilaniata da mille contraddizioni: collassò nell’arco di due anni e aprì la strada al ritorno di Berlusconi. Un fallimento storico.
Ma ciò che importa qui sottolineare è il fatto che Cancelleri in quell’intervista veste i panni del “realista”, l’ultimo arrivato in un carro piuttosto affollato che non smette mai di ricordarci che – a Catania, in Italia e nel mondo intero – solo con i moderati si possono vincere le elezioni. Già la politica “realistica”. Quella con P maiuscola, sventolata da chi sa come va il mondo. Ma di quali elementi si nutre questo tanto decantato realismo? Nel caso di Cancelleri (ma anche in quello di Bianco) esso sembra fatto di nebbia, di una materia inafferrabile, come un sogno agitato e confuso che ti sorprende nel pieno della notte. Un puro vaneggiamento destinato a schiantarsi ben presto contro il muro della realtà. Quella vera.
Per due semplici motivi. Il primo: a Catania i cosiddetti moderati non esistono. Moderato è un bel termine, indica persone che sanno gestire le loro pulsioni, in grado di autoregolarsi, con stile e buone maniere. In politica indica coloro che hanno nel “giusto mezzo” la loro bussola politica, sempre a metà strada tra le parti contrapposte. Niente di tutto questo c’è a Catania. I moderati nella città etnea, semmai sono esistiti, sono estinti da tempo immemorabile. I cosiddetti uomini del centro moderato sono quelli che per primi hanno fatto a pezzi la città. L’hanno divorata con appetiti insaziabili, collocandosi politicamente sempre e solo da una parte: con i più forti, schierati al fianco della rendita fondiaria, la speculazione edilizia, il ciclo del cemento aperto alla partecipazione di cosa nostra. Questi sono i politici moderati catanesi. Riciclatisi in mille e più modi ma sempre sul ponte di comando della città.
La seconda ragione che distrugge alla radice il presunto realismo di Cancelleri e di Bianco è negli interlocutori che si sono scelti: Cuffaro e Lombardo.
Nel primo caso si tratta di un politico condannato per mafia che andava a braccetto con il boss Guttadauro. Condanna e frequentazioni che lasciano indifferenti i “realisti” che sono soliti ripetere che la politica, come il pane, si fa con la farina che si ha. E per loro un condannato per fatti di mafia va bene lo stesso purchè porti i voti. Che insieme ai voti trascini con sé i grumi di potere di cui è garante, poco importa.
In più, i “realisti” abbagliati dai loro vaneggiamenti non si rendono conto che Cuffaro sta giocando con l’eterna risorsa del centro democristiano: i due forni. E più apre a Bianco, più cresce il prezzo che farà pagare, in termini di assessorati e sottogoverno, alla destra. E i “realisti” dovrebbero spiegare perché mai Cuffaro dovrebbe mettere in discussione la sua presenza al governo di Palermo e della Regione, alleandosi con Bianco a Catania.
E su Lombardo che dire? Tralasciamo i problemi derivanti dal processo per concorso esterno in associazione mafiosa che ancora pende sulla sua testa, ci limitiamo a dire che se la sta ridendo, aspetta solo di mettersi nel taschino i “realisti” alla Cancelleri. Dorme su due guanciali. E aspetta solo il tempo giusto per prendere le redini della situazione e determinare l’esito della partita. A favore di se stesso, del suo partito personale e del centro destra.. E i “realisti” dovrebbero sapere che allearsi con il mondo di Lombardo comporta prezzi altissimi per la tenuta di una coalizione. Bianco, per primo dovrebbe averlo imparato, visto l’esito incolore e per alcuni versi disastroso della sua ultima giunta imperniata, nonostante la presenza di persone eccellenti come Saro D’Agata, su un personale politico moderato d’estrazione lombardiana. Ma Bianco ormai vuole solo coronare il suo sogno senile, indifferente a contenuti, programmi e scelte. Gli basta fantasticare di tornare a Palazzo degli Elefanti, e come un viceré annoiato lasciar fare, sazio dei lustrini e della vanità che sempre offre il potere.
Ma si vede che per i “realisti” le lezioni del passato non servono a niente. Poniamo il caso che si vari la stravagante alleanza che la mente di Cancelleri ha partorito. Per fare cosa? Per lavorare fianco a fianco con chi ha le massime responsabilità nell’ora più buia che sta vivendo Catania? E in ogni caso, anche se per qualche scherzo del destino i cuffariani, lombardiani e moderati di ogni sorta dovessero far rotta verso Bianco che cosa ne sortirebbe per la città? Non vogliamo neanche pensarlo. Come minimo si creerebbe un indistinto continuum di forze clientelari e trasformistiche, senza distinzione alcuna tra maggioranza e opposizione.
In verità, nei ragionamenti dei Cancelleri, dei Bianco e compagnia varia di realistico non c’è niente. Si tratta di pure velleità. Dei moderati prenderanno le terze linee, quelli che non troveranno posto nelle liste del centro destra. Dopo aver giocato a fare gli statisti, rimarranno con quattro mosche in mano. Cuffaro e Lombardo li lasceranno in mutande. A bestemmiare da soli, a maledire la sorte, a dare la colpa della loro sconfitta ai pericolosi estremisti che stanno cercando di costruire un’idea decente di città e della politica.
Come se i tavoli tematici del ‘Forum civico Catania Può’, M5S, Pd, Sinistra italiana ed Europa verde fossero un problema e non una risorsa della città. Come se discutere di programmi fosse qualcosa da evitare e non un passaggio necessario per dare speranza alla città e tentare di costruire una alleanza in grado di combattere una giusta battaglia al fianco degli ultimi. Per dare finalmente risposte all’enorme questione sociale che stringe da tutti i lati la città. Dando battaglia a viso aperto e spingendo quel 60% dei cittadini che non vanno a votare a scendere in campo. Con proposte serie, che rompano con il passato. La battaglia che sta dinanzi alla città è molto semplice: scegliere tra chi puntella il nuovo-vecchio blocco di potere e chi vuole combatterlo e superarlo. Per costruire forze politiche radicate nel territorio, in grado di svolgere una nuova funzione dentro la società e nelle istituzioni. Le speranze di Catania passano da qui. I “realisti” se ne facciano una ragione e la smettano di fantasticare e di fare solo danni.
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Perfetto
sottoscrivo ogni singola parola di questa puntuale ricostruzione che mette in luce il disastro politico catanese