Sabato mattina presso la sezione “Zona Sud” del Pd si è tenuto il ‘tavolo’ tematico sulla dispersione scolastica, uno dei più attesi tra quelli organizzati da Forum civico Catania Può, M5S, PD, Sinistra Italiana, Europa Verde, per tentare di definire un programma in vista delle prossime elezioni amministrative.
Il luogo scelto ha una forte carica simbolica: l’immensa area di 60 mila abitanti, a cavallo tra Librino e il villaggio Sant’Agata, periferie estreme, sociali e geografiche al contempo, di Catania. Una scelta “forte” e impegnativa che attende però di essere confermata sia dalle scelte programmatiche dell’oggi e, soprattutto, dal duro lavoro di domani, quando una sinistra degna di questo nome dovrà mettere all’ordine del giorno un nuovo radicamento in quartieri che ha abbandonato da decenni al loro destino.
Dolorosamente consapevole delle distanza che separa la base del partito e la sua classe dirigente è parso Giuseppe Fisichella, giovane e sensibile segretario della sezione del Pd, che ha dato il benvenuto ai partecipanti al ‘tavolo’, sottolineando come la ”sua” sia “una sezione senza padrini e senza padroni, aperta al territorio”. Una sezione, quella da lui diretta, erede dell’antica sezione Ho Chi Min del Pci, che continua ad ospitare una straordinaria galleria di immagini in cui compagni con le facce da contadini sono vestiti a festa con il pugno chiuso per celebrare il congresso del partito.
I lavori del tavolo sono stati guidati da Sara Fagone di “Librino attivo”, rinfrancata e felice per via della presenza di tanti partecipanti venuti dalla città nella sua Librino. La relazione introduttiva è stata svolta da Antonella Inserra, già insegnante elementare e rappresentante del “Comitato contro la povertà educativa” (articolazione tematica del Coordinamento monitoraggio e iniziative Pnrr). Una relazione ampia, articolata, puntuale che ha incontrato un largo consenso e che, dati alla mano, ha denunciato come nella nostra città, il diritto allo studio, sia sistematicamente negato.
“Un diritto tutto da costruire”, ha affermato l’ex insegnante. Al sovrapporsi di povertà economica e povertà educativa ha dedicato accenti particolarmente intensi, affrontando di petto la tanto discussa questione dei risultati Invalsi. “In queste prove, ha continuato l’esponente del Comitato, i ragazzi di Catania e del Mezzogiorno, partono svantaggiati: i blocchi di partenza sono truccati. Bati pensare al fatto che già a conclusione della quinta elementare i nostri ragazzi maturano un anno di scuola, di socializzazione e di relazioni in meno rispetto a quelli del Centro Nord che possono contare sul tempo pieno. Opportunità che a Catania e provincia è una sorta di impalpabile fantasma: 8 ragazzi godono del tempo pieno, mentre solo il 5% dei nostri bambini possono frequentare gli asili nido comunali. Una distanza incommensurabile rispetto al settentrione, dove la diffusione del tempo pieno e degli asili nido abbraccia il 50/60% dei bambini e dei ragazzi”.
Antonella Inserra, ha portato in quella relazione tutta la sua esperienza di insegnante, ed è sembrato in molte parti della relazione richiamare a sé, uno per uno, i bambini che ha incontrato nella sua esperienza, vissuta al Tondicello della Plaia, una delle aree di frontiera della città. Una condizione drammatica quella rievocata da Antonella che “occorre affrontare con la consapevolezza che la questione povertà educativa non è uno dei problemi ma la questione intorno alla quale ruota il presente e il futuro della città”. Un richiamo che ai più è sembrato una sorta di avviso alle forze politiche perché compiano scelte programmatiche e politiche adeguate.
Nella parte finale dell’intervento Inserra ha richiamato il percorso che il Comitato ha compiuto ormai da un anno a questa parte, ascoltando e incontrando dirigenti scolastici, associazioni, insegnati, istituzioni, il vescovo Renna e sedendo al tavolo dell’Osservatorio sulla devianza minorile, istituito dalla prefettura e dal presidente del Tribunale per i minori. “Noi – ha affermato la rappresentante del Comitato – avanziamo una proposta di fondo: una alleanza tra scuola, Comune, associazioni, parrocchie aperta a tutte le forze sane della città per dare vita a Nuove comunità educanti, in grado di ampliare l’offerta scolastica, togliere i ragazzi dalla strada e offrire chance e nuove opportunità a tutti, nessuno escluso. Patti territoriali e comunità educanti sono scelte da compiere, qui e ora. Percorsi innovativi che richiedono un forte ruolo del pubblico, dell’istituzione comunale, finora colpevolmente assente da una partita così importante e decisiva.
Un percorso da costruire e da rinforzare: per questo il Comitato ha organizzato venerdì 24 febbraio un seminario in cui si mettono a confronto esperienze nazionali che si stanno delineando a Napoli, nel ferrarese, in provincia di Firenze e qui a Catania, nell’area Nord, buone pratiche da imitare, adattandole alla nostra realtà”.
Ne è seguito un dibattito ampio e approfondito, iniziato da Grazia Loria (SI – insegnante) che ha ricordato come i partiti nazionali non abbiano corretto i disastri della riforma Gelmini ed ha sollecitato la nascita di poli educativi in ogni quartiere della città, per mettere in rete scuole e associazioni.
Una distribuzione irrazionale delle scuole sul territorio, lo stato drammatico in cui versano le strutture scolastiche e il paradosso dei fondi Pnrr non utilizzati sono stati evidenziati da Toni Fede (Forum Catania può).
Particolarmente appassionato l’intervento di Chiara Nastasi (insegnante, SI) che ha individuato nella cura dei ragazzi l’elemento indispensabili per affrontare una questione come quella della dispersione scolastica “che è fatta da facce, nomi e storie. Una condizione vissuta da ragazzi che non posseggono nulla se non famiglie disagiate alle loro spalle”. Ragazzi da “premiare” con una scuola che sia in grado di fornire loro opportunità nuove, dal teatro al computer.
Altri interventi hanno toccato aspetti specifici: il valore del percorso identitario intrapreso da Librino che “può diventare il volano per una forte riqualificazione del quartiere”, su cui ha insistito Graziano Bonaccorsi del M5S, la dispersione scolastica concentrata nella delicatissima fase di passaggio tra scuola media e superiore, evidenziata da Rosaria Leonardi della CGIL, mentre il dirigente Mauro Mangano (Europa Verde) ha sottolineato la necessità che il Comune intervenga con la “regia di un piano territoriale“, oltre che con mappature delle strutture scolastiche e pianificazione di servizi e strutture.
Sui ripetuti attacchi alla scuola perpetuati nel discorso pubblico si è soffermato l’insegnante Giuseppe Galeani, esponente del Pd, mentre Antonio Fisichella (coordinamento PNRR), rilevava come il ruolo assunto dal presidente del Tribunale per i minori, conseguenza della latitanza dell’amministrazione comunale, abbia sollecitato la discesa in campo del prefetto, rafforzata poi dalle prese di posizione dell’arivescovo.
La necessità di avanzare richieste “forti” come tempo pieno, servizi sociali, adeguamento antisismico delle scuole è stata sollecitata da Saro D’Urso (Pd), sebbene ci siano difficoltà che si frappongono alla istituzione del tempo pieno, come ha evidenziato l’ex dirigente scolastica Antonietta Scuderi. Infine Nino Vullo (PD) ha ricordato le responsabilità politiche del Pd che, come forza di governo, non ha affrontato temi così drammatici.
Un dibattito vero, caratterizzato da idee e proposte significative e attraversato da una certa passione. Proposte, passione e partecipazione che sembrano essere il risultato più importante fin qui conseguito dai tavoli tematici. E non è cosa da poco. Una situazione che carica di grandi responsabilità le forze politiche, chiamate a fare scelte programmatiche adeguate e selezionare interpreti all’altezza delle aspettative. In grado di resistere all’urto elettorale e tenere, all’indomani delle elezioni, la rotta giusta nelle istituzioni e nella società.
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