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Papa Francesco, il dramma dell’Africa e il Tipitipitì della stampa italiana

A proposito di giornalismo professionista, il sito ‘Mosaico di pace’ ha pubblicato, in un breve trafiletto, una piccola rassegna stampa in cui ha messo in evidenza la colpevole distrazione con cui la stampa nazionale ha seguito il pellegrinaggio ecumenico di papa Francesco, accompagnato dall’arcivescovo di Canterbury e dal moderatore della Chiesa presbiteriana di Scozia, in Congo e Sud Sudan.

Di argomenti su cui riferire, in verità, non ne mancavano perché il Papa c’è andato giù pesante. Solo a scorrere superficialmente i testi dei vari discorsi pronunciati, l’elenco degli obbrobri che il mondo occidentale, ma non solo, consuma quotidianamente a danno delle popolazioni africane è spaventoso: lo sfruttamento delle materie prime, soprattutto minerali rari come il coltan e il litio, fondamentali per la fabbricazione delle tecnologie avanzate (ma ogni kg di coltan costa la vita di due persone); la terra svenduta alle mire espansionistiche delle grandi potenze (la Cina in prima fila); i diamanti insanguinati; la devastazione dell’ambiente; i bambini resi schiavi nelle miniere o costretti a combattere; la violenza sulle donne forzate alla prostituzione e spesso oggetto di tratta.

E ancora, la vendita delle armi, definita come la più grande peste attuale; la strumentalizzazione delle guerre tribali, soprattutto nell’est del Congo e in Sud Sudan, per il controllo delle risorse naturali; le migrazioni forzate, ultima disperata risorsa per chi vuole provare a fuggire da questo inferno.

Insomma due paesi che hanno tante di quelle risorse da poter essere fra i paesi più ricchi del mondo e che sono invece sono fra i più poveri e infelici, vittime di tanti affari vergognosi sintetizzabili nel concetto di ‘neocolonialismo economico’.

“Fate tacere le armi, mettete fine alla guerra. Basta! Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue! Giù le mani dall’Africa. Basta soffocarla, non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”, ha gridato con forza profetica papa Francesco.

E altrettanto forte è stato il suo appello all’impegno per la pace, rivolto soprattutto ai cristiani, ma non solo, chiamati a essere “profeti di speranza per il popolo, apostoli di giustizia, testimoni di perdono, samaritani di solidarietà, testimoni di misericordia e di riconciliazione in mezzo a violenze scatenate dai conflitti etnici e tribali e per lo sfruttamento delle risorse.”

Ma non ha potuto fare a meno di constatare amaramente che si tratta di “un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca.

Ed è esattamente la fotografia di come la nostra stampa nazionale (non) ha dato notizia di questo avvenimento, mentre sta sprecando quintali di carta e fiumi di inchiostro per informarci, da Sanremo, delle polemiche posticce, dei predicatori improvvisati, di fiorai imbecilli da prendere a calci in culo, di presunti comici che pensano di far ridere restando in mutande.

Paradossalmente, se il Papa avesse accettato di comparire a Sanremo per parlare del più e del meno, subendo un’intervista di banale superficialità, avrebbe fatto molto più scalpore e quindi notizia.

E intanto, per non restare indietro, proprio negli stessi giorni del viaggio del Papa, i giornalisti della nostra principale televisione locale erano costretti per quattro giorni di seguito a pestare l’acqua nel mortaio della retorica della devozione agatina (a loro, comunque, la nostra comprensione).

Ecco quanto scrive Mosaico dei giorni:

Papa Francesco grida dal Congo. Chi lo sente? (2 febbraio 2023 – Tonio Dell’Olio)

Lasciamo parlare direttamente una quasi rassegna della carta stampata sulla visita del Papa nella Repubblica Democratica del Congo. Non affannatevi a cercare qualcosa su il “Fatto” e “Libero”: per loro, Francesco non è mai partito né arrivato. Il “Messaggero” ha una breve di 5 righe a pagina 15, “Domani” una breve di 9 righe a pagina 7. La “Verità” ha un servizio di piede a pagina 5; ma in prima pubblica un appello del defunto cardinale Pell, uscito sul “Timone”: «Papa Ratzinger diventi subito Dottore della Chiesa», con la foto di Benedetto XVI. “Un vero capolavoro” – scrive oggi U. Folena su Avvenire. E in effetti, a parte “Repubblica” che gli dedica la 13 col titolo: “Stop al colonialismo” insieme alla pubblicità da mezza pagina di Autostrade per l’Italia, anche il “Corriere”, che pure ha un inviato sul volo papale, azzarda solo 13 righe a pagina 9 e “La Stampa” ha due colonne di spalla a pagina 17. “Avvenire” definisce questo silenzio “abominevole e imbarazzante”. E sì. Il Papa, senza peli sulla lingua, ha detto di sfruttamento, neocolonialismo, di violenze su donne e bambini. E ha urlato contro il silenzio di un’informazione che se ne fa complice. Appunto.

Argo

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  • Nessun commento su quanto sopra ,Ciò che ha gridato il papa sulle ingiustizie nel mondo dovrebbe essere essere gridato da ogni vescovo. sacerdote, cristiano e da ogni uomo degno di questo nome, .che ha sete di giustizia .Tante organizzazioni fanno opere di bene e di carità ma in un mondo giusto non c'è bisogno della carità : "siano prima di tutto adempiuti gli obblighi di giustizia , perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è dovuto a titolo di giustizia (A.A, 8)... "la carità non deve essere la supplenza della giustizia......" Gatti/Moranti "la disumana ricchezza : usura: morale e pastorale" pag.119 ed.vivere in 1996

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