Una struttura di proprietà del Comune, affidata ai Vincenziani de La locanda del Samaritano, è diventata un luogo di accoglienza per i senza dimora, che si apre a tutti con una accogliente caffetteria solidale, Pane quotidiano, al numero 5 di via Sant’Agostino.
Altri locali al pianterreno sono adibiti a centro diurno, centro di ascolto, saletta da pranzo per gli ospiti, che hanno il dormitorio al primo piano, nei locali messi a disposizione dall’ASP.
Non a caso ma per scelta, nella caffetteria è stato organizzato, nel pomeriggio di lunedì 5 dicembre, un incontro tra associazioni del terzo settore, su iniziativa della locale “Rete dei numeri pari”, nata – a livello nazionale – per contrastare le disugaglianze.
Di attualità scottante il tema dell’incontro, “Governo Meloni: una finanziaria che aumenta le disuguaglianze” e, sul piano propositivo, come sottotitolo, “costruiamo una alleanza sociale contro il carovita e le povertà”.
Ad accogliere gli intervenuti, don Mario Sirica, che presenta brevemente il tipo di accoglienza praticato dalla Locanda del Samaritano, l’impostazione, le regole, la consapevolezza della necessità di imporle pur sapendo che difficilmente chi vive in strada accetterà di fare la doccia quotidiana e collaborare alla pulizia dei locali. E’ un mondo complesso quello degli emarginati più gravi, che si amplia in maniera preoccupante e con il quale è difficile entrare in una relazione rispettosa, cercando di offrire concrete vie d’uscita.
Eppure, come ha ricordato Salvo Cacciola, della Rete fattorie sociali, uno degli organizzatori dell’evento, “equità e solidarietà, presenti nella nostra Costituzione, rischiano di essere traditi “da una compagine di governo che sembra perseguire l’obiettivo di emarginare chi è povero.
Di fronte a questa “onda lunga” Cacciola e gli altri organizzatori, tra cui Dora Torrisi di Libera, propongono la craezione di un “luogo permanente di riflessione e di impegno”. I bisogni sono tanti, i numeri sulla crescita della povertà, sulla crisi abitativa, sulla dispersione scolastica – elencati da Torrisi – sono altissimi.
L’articolo 3 della Costituzione sembra non esistere. Dove è lo Stato – si chiede Giulio Toscano – che rimuove “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona”? E, a proposito di contrasto alle disuguaglianze, ricostruisce la storia degli interventi legislativi che hanno aperto la strada e tracciato il percorso verso l’autonomia differenziata delle regioni, che rischia di spaccare l’Italia e spingere nel baratro il Mezzogiorno.
Amplia il quadro delle povertà l’intervento di Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio, che cita l’emarginazione degli anziani, lasciati indietro anche da una sanità che nega l’assistenza domiciliare, delle donne, sempre meno formate e – di fatto – invitate a “restare a casa ad accudire bambini che non si fanno più”, dei migranti per i quali “non c’è un’idea di assistenza sanitaria”, dei giovani ai quali i tagli alla scuola riservano una “crescita della dispersione formativa”. Abramo non dimentica l’emergenza abitativa, con i suoi 40mila sfratti da una parte e 88mila vani sfitti dall’altra.
Affronta il tema del lavoro Rosaria Leonardi della CGIL, parla dei “lavori poveri, sottopagati o in nero” che non consentono di sopravvivere con dignità, e sui quali il governo non riesce a dire nulla né con norme sui salari né con il rinnovo dei contratti, né con misure alternative al reddito di cittadinanza, messo pesantemente in discussione. Anche nel comparto della sanità, per le nuove strutture che si intendono realizzare con i fondi del PNRR, non sono previsti investimenti per il personale, con la prevedibile conseguenza di rendere inefficaci gli interventi previsti. Per protestare contro questa situazione, il sindacato ha indetto uno sciopero di quattro ore in tutti i comparti ed una manifestazione a Palermo per il giorno 13 dicembre.
Molto operativo l’intervento di Glauco La Martina della Cooperativa Prospettiva, che non si limita ad una analisi della gestione dei servizi sociali nella nostra città, ma avanza anche una proposta concreta. “A Catania non c’è più un servizio sociale. I servizi sono stati sostituiti dai progetti” esordisce. Ma i progetti sono iniziative spot che servono al privato sociale ma non hanno ricadute positive di lungo periodo sul territorio – prosegue – e l’introduzione dei voucher, “che sono a tempo e non hanno dietro una visione” dimostra che il problema non è l’assenza di soldi ma il modo in cui vengono spesi.
Da qui la proposta: verranno assunti 60 assistenti sociali, ed è essenziale che, utilizzando questo personale, vengano riaperti i centri sociali di Librino e San Giovanni Galermo, le due aree cittadine disagiate in cui i centri sono stati chiusi da tempo. “L’Amministrazione ha espulso i poveri”, noi dobbiamo chiedere che questo servizio venga ripristinato.
Sul tema scuola, con annessa critica alla parola d’ordine del merito, inaccettabile in una situazione in cui non sono paritarie le condizione di partenza, intervengono Luigi Nicolosi della Rete studenti medi e Pina Palella dell’ANPI, che è anche una docente. I tagli alla scuola, spiega Palella, comporteranno la riduzione degli istituti (da 8136 a 6885) e quindi degli spazi scolastici, con classi sempre più numerose e l’impossibilità di curare adeguatamente gli alunni più fragili, quelli con disturbi specifici dell’apprendimento, ed anche i disabili. Quanto al merito, ricorda che si stanno cercando sistemi per premiare anche i docenti ritenuti – ma in base a quali criteri? – più meritevoli.
Hanno chiuso la serata – tra gli altri – gli interventi di Maurizio Cappuccio sulla salute sempre meno accessibile ai più fragili, di Antonio Fischella sulla povertà educativa per contrastare la quale stanno sorgendo anche a Catania Comunità Educanti che mettono insieme scuole, parrocchie associazioni, ma che vanno istituzionalizzate mediante Patti educativi territoriali che coinvolgano e richiamino alla responsabilità gli Enti locali, di Luigi Pasotti che racconta il ruolo degli scout come punto di riferimento per i giovani ai quali offrono esperienze relazionali positive e proposte di solidarietà molto importanti in una realtà sociale frammentata e competitiva.
Un incontro che segnala la maturità del terzo settore catanese. Un mondo variegato e vitale, ormai consapevole di svolgere un ruolo sempre più rilevante nel compensare l’assenza di politiche sociali degne di questo nome nella nostra realtà. Un ruolo di tappabuchi che non può bastare. I tempi appaiono maturi perché associazionismo e volontariato costruiscano alleanze forti e durature, in grado di indicare nuove scelte strategiche ai decisori politici e progettare, laddove possibile, forme comuni e cooperative di intervento.
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Report esaustivo e completo.
Evento molto utile, prodromo felice di future collaborazioni ed interventi congiunti.