Forcile, Acquasanta ed Acquicella: pulizia nel rispetto degli ecosistemi

In preparazione del ritorno della stagione delle piogge, l’Amministrazione ha diffuso la notizia della pulizia dei corsi d’acqua Forcile, Acquasanta ed Acquicella “per favorire la funzionalità idraulica ed evitare pericolose esondazioni”, come disposto anche dalla Autorità di Bacino della Sicilia.

Indubbiamente una buona notizia, considerato che interventi di manutenzione degli alvei sono necessari per permettere alle acque di defluire in modo regolare ed evitare il rischio di esondazioni che possono danneggiare persone, abitazioni, campi coltivati. Considerati poi i comportamenti incivili, non infrequenti, di chi utilizza i corsi d’acqua come pattumiera di rifiuti anche ingombranti, l’intervento appare ancor più necessario.

Se qualcuno ha mostrato delle perplessità non lo ha fatto per opporsi al tipo di intervento ma per chiedere che queste opere di pulizia vengano fatte in modo non aggressivo, ma rispettoso dell’ambiente, senza eliminare brutalmente la vegetazione ed evitando di distruggere gli ecosistemi presenti.

E’ il caso di alcuni tratti del fiume Acquicella, che presentano caratteristiche importanti e sono meritevoli di protezione, tanto che 25 Associazioni hanno richiesto che, lungo il suo corso, nasca un Parco naturalistico. Questa richiesta, avanzata dal Comitato per l’istituzione del Parco Monte Po – Vallone Acquicella, è stata accolta dal Comune che ha inserito il Parco tra gli interventi del Piano Integrato finanziato con i fondi del PNRR. E sarebbe davvero paradossale che una pulizia drastica dell’alveo distruggesse proprio quegli habitat che si è deciso di valorizzare.

Spinto da questa preoccupazione Pippo Rannisi, ‘anima’ del Comitato, ha esposto il problema alla dirigente delle Politiche ambientali, Lara Riguccio, chiedendo che venissero impartite precise indicazioni riguardo alla modalità di esecuzione dei lavori per evitare che vengano danneggiati ecosistemi che ospitano anche specie faunistiche protette come il Fratino e il Pollo sultano, presenti soprattutto nel tratto finale del fiume, a partire dalla rotatoria del Faro fino alla foce, un’isola felice di bellezza con caratteristiche da area di protezione speciale. Li si trovano anche le ultime dune della costa sabbiosa catanese che ospitano, ad esempio, invertebrati sabulicoli e piante tipiche della fascia dunale costiera.

A fronte delle rassicurazioni ricevute da Riguccio, è comparsa – tuttavia – due giorni dopo, su La Sicilia, la notizia che il Vallone Acquicella “non sarebbe meritevole dell’intervento pubblico in quanto corso artificiale non incluso nell’elenco delle Acque pubbliche”.

Immediata la reazione dell’Associazione Idrotecnica Italiana, sezione Sicilia orientale, nella persona del suo presidente, l’ingegnere Salvatore Alecci, che, in un Comunicato pubblicato anche dal quotidiano locale, precisa che l’Acquicella è un corso d’acqua naturale anche se il suo alveo è stato rettificato e rivestito, “come lo sono stati il Tevere, l’Arno, il Po, la Senna, il Reno”, da nessuno considerati, per questo, canali artificiali.

L’Acquicella – puntualizza Alecci – è iscritto, “dalla foce alle origini”, nell’elenco delle Acque pubbliche della provincia di Catania, al n. 295, il suo alveo è stato rettificato e le sponde rivestite con muri in calcestruzzo o in muratura di pietrame negli anni cinquanta del secolo scorso, e le sue acque fluiscono tutto l’anno, in parte tombate ma ben visibili nei tratti scoperti.

Proprio per il carattere perenne delle sua acque – prosegue Alecci – meriterebbe la definizione di fiume, anche se il suo carattere torrentizio ha fatto sì che venisse denominato Vallone Acquicella o, nel territorio di Misterbianco, dove ha origine, Vallone Annunziatella.

Una ulteriore precisazione, presente nel Comunicato, riguarda l’appartenenza di questo corso d’acqua al Demanio pubblico, come tutti i fiumi e i torrenti, e in particolare al Demanio dello Stato, non essendo stato trasferito a quello della Regione Siciliana proprio per l’importanza del suo regime perenne.

Dopo aver chiesto, a sua volta che la manutenzione rispetti gli ecosistemi, Alecci esorta l’Amministrazione a proseguire negli interventi di pulizia, segnalando quelli non ancora effettuati, ad esempio nella parte bassa del canale Fontanarossa, impropriamente chiamato Forcile.

Siamo in un’area delicata, quella che mette a rischio di esondazioni il Villaggio Santa Maria Goretti, minacciato anche dalla crescente cementificazione determinata dalla costruzione di sempre nuovi parcheggi a servizio dell’aeroporto. Un problema segnalato più volte da Rannisi e di cui Argo si è già occupato.

L’impermeabilizzazione del terreno impedisce l’assorbimento delle acque meteoriche e provoca il deflusso, talora rovinoso, di queste acque verso le zone più basse e quindi verso il Villaggio.

Argo ha già fatto richiesta di accesso agli atti per verificare che, nelle concessioni edilizie, sia stato espressamente richiesto, e controllato, il rispetto del regolamento edilizio che impone l’obbligo della invarianza idraulica (art.80) e quello della permeabilità (art. 121) di “almeno l’80% della superficie delle aree a parcheggio” (art. 121).

Fino ad ora la nostra richiesta di accesso si è scontrata con un muro, trovando ostacoli sia da parte della società aeroportuale sia da parte della Direzione Urbanistica. Non per questo ci siamo arresi, la nostra ricerca continua.

mariagrazia

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