Un’area vastissima, una spianata di cemento senza nemmeno un albero. E’ il parcheggio dell’ospedale San Marco, più di 1.500 posti auto su 37mila metri quadrati di superficie.
Il verde è rappresentato solo dal piccolo cerchio di vecchi alberi di ulivo, sopravvissuti nell’aiuola antistante l’edificio B, che ospita gli ambulatori e riceve il maggior flusso di pazienti, e da quello che resta della vegetazione preesistente ai margini dell’enorme spiazzo.
Fa quasi tenerezza l’ulivo, simbolo di pace, posto al centro di un’area di forma circolare, anch’essa scoperta e brulla, destinata al dialogo interreligioso, la prima di questo genere in una struttura sanitaria pubblica, inaugurata nel mese di aprile in prossimità dell’ingresso.
Per il resto solo asfalto e altissimi pali della luce. Nessuna ombra, nessun riparo dal sole cocente, nessun segno visibile di pavimentazione permeabile per assorbire l’acqua piovana se non qualche striscia al margine dell’area asfaltata.
Perfino il parcheggio del non lontano centro commerciale Porte di Catania è diviso da aiuole con alberi che, pur non essendo di alto fusto, creano tuttavia macchie di verde con piccoli coni di ombra.
Eppure, nel caso dell’ospedale San Marco, siamo in un’area sanitaria che, a maggior ragione, dovrebbe rispondere a requisiti di salubrità in cui il verde ha una funzione essenziale per i benefici che arreca alla qualità dell’aria e alla riduzione della temperatura atmosferica, effetto particolarmente utile nel momento attuale, in cui le ondate di calore si fanno sempre più frequenti.
Il verde, infatti, non ha solo una funzione estetica, ma contribuisce alla produzione di ossigeno, alla mitigazione dell’inquinamento, alla regolazione del microclima, senza trascurare “il benefico effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un’area verde ben curata”.
Lo leggiamo nel rapporto dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, laddove (p.45) si parla della funzione igienico-sanitaria del verde urbano, con particolare riferimento alle aree urbane adiacenti agli ospedali (e qui siamo addirittura all’interno dell’area ospedaliera).
Ma la questione era chiara da tempo anche agli organismi amministrativi locali se, come leggiamo sul decreto assessoriale dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente del 29 giugno 2005 (riportato sulla GURS), la Commissione Edilizia del Comune di Catania, nell’esprimere parere favorevole al progetto preliminare dell’ospedale, consigliava “che in fase di progettazione esecutiva le aree a parcheggio vengano concentrate in apposita struttura, possibilmente interrata, e che le aree libere vengano sistemate a verde”.
Una indicazione che si è persa per strada, lungo il percorso interminabile e tortuoso della realizzazione della struttura, iniziato con la posa della prima pietra nel dicembre 2008.
A quella data non era ancora vigente il regolamento edilizio comunale, approvato nel 2014, che impone sia una percentuale di verde sia il rispetto dell’invarianza idraulica, ma anche il semplice buon senso avrebbe dovuto indurre i progettisti a prendere in considerazione la piantumazione di alberi e siepi, sia nell’area del parcheggio sia nelle non piccole aiuole esistenti, lasciate in stato di abbandono.
E’ stata invece compiuta una scelta miope, dettata forse dalla fretta di concludere i lavori, o da un’ottica di risparmio, o da altri obiettivi che ci sfuggono.
Certamente ne è responsabile l’Azienda Ospedaliera Policlinico – San Marco, che dovrebbe – in quanto azienda – avere autonomia di gestione. Ma c’è da chiedersi dove fossero e dove tutt’ora siano il Comune e la Regione, a cui quanto meno spetta un ruolo di controllo, ognuno per la propria competenza.
Ma soprattutto c’è da chiedersi, anzi da chiedere a chi di dovere, perché non si ripari al mal fatto.
Al momento attuale sono disponibili consistenti risorse economiche, provenienti da fondi europei destinati alla forestazione urbana, che potrebbero essere utilizzate anche per l’area dell’ospedale San Marco. Piuttosto che stare ad immaginare dove e come spendere questi soldi, spesso con la consapevolezza che molti interventi sono destinati all’insucesso per la difficoltà ad assicurare alle piante le cure necessarie, si potrebbe perseguire un obiettivo concreto e sicuramente utile.
Questo non significa che non dovrà essere assicurata la gestione costante del verde introdotto, essendo impossibile salvaguardare qualunque bene senza la cura e la manutenzione necessarie.
Ancora qualche mese fa, all’interno dell’area del san Marco, c’erano ruspe al lavoro, che si provveda subito a rimetterle in marcia, per dare finalmente a questo nosocomio le aree verdi e la salubrità di cui necessita.
Altra occasione mancata. Com’è facile eludere leggi e norme a Catania!
Domanda chi gestisce questo deserto di asfalto, dove parcheggiare si paga ad ora e non a tempo tu parcheggi per 65 minuti ma paghi per due ore.
Non “musei” ma foreste.
…E’ il cemento che vince sempre….e porta lauti profitti…….
E’ proprio l’immagine spietata dell’ormai prossima desertificazione che riguarderà la Sicilia tutta!
Prima le menti e i cuori, poi il territorio tutto.
Gli alberi saranno un brutto ricordo del passato!
Una bella targa con i nomi di chi ha progettato autorizzato e realizzato questo schifo! Così, a perenne vergogna e dimostrazione della mancanza di professionalità, gusto e sensibilità.
Se non erro anche quest’area grava idraulicamente sul Villaggio S. Maria Goretti. C’è da fare un ragionamento complessivo su tutto il bacino imbrifero, eliminare le superfici impermeabili di tutti i parcheggi inclusi quelli dell’area aeroportuale, creare bacini di laminazione e come prescrive il R. E. alberare tutti i parcheggi e le aree libere.