Un servizio del TG1 sulla tragica morte di Valentina Giunta, mette al centro, inspiegabilmente, Librino, sebbene il delitto sia avvenuto altrove. Questa scelta ha creato un profondo disagio in chi a Librino vive ed opera, impegnandosi a rendere sempre più vivibile un’area così importante della città.
Diamo spazio oggi ad un intervento di Sara Fagone, che a Librino abita da decenni, lì ha cresciuto i suoi figli, lì ha contribuito alla nascita della rete di associazioni che si batte per migliorare il quartiere, lì ancora opera attivamente nonostante le difficoltà..
E ci risiamo… Sempre Librino sporco e cattivo. Stavolta a parlare del degrado di Librino per un reato commesso in un altro quartiere (San Cristoforo), è il TG1.
E ancora una volta noi ci indigniamo, noi che nel quartiere ci mobilitiamo per fare emergere il volto mai raccontato (o troppo poco raccontato e valorizzato) della maggior parte degli abitanti, che non ha niente a che vedere con la delinquenza ma che lavora e paga le tasse e cerca di vivere dignitosamente.
Non viene presa in considerazione l’ampiezza e il numero di abitanti di un quartiere che è grande quanto una città, ragion per cui bisognerebbe considerare le adeguate proporzioni quando si cita la percentuale di disagio o di criminalità. Si preferisce invece raccontare secondo il brand di moda, l’acchiappalike che è Librino che delinque, e quindi deve stare nel titolo.
Librino sicuramente ha le sue aree da vigilare, nessuno lo nega ma, in proporzione al numero di abitanti, non è corretto denigrare ogni volta l’intero quartiere, a maggior ragione quando i reati vengono commessi altrove.
Anche quando si parla di dispersione scolastica, ricordo ancora l’intervento del dirigente scolastico della Dusmet/Doria, ascoltato anche lui dalla commissione antimafia, che diceva che la maggior parte della dispersione scolastica non ce l’ha nel plesso di Librino ma in quello di San Cristoforo, ebbene nessuno ha ripreso questa informazione, per tutti è Librino l’indiziato numero 1.
Insomma, come sempre si ha la tendenza a parlare di ciò che non si conosce veramente. La povertà educativa non si affronta denigrando un’intera comunità.
La povertà educativa riguarda la città intera, bene hanno fatto la prefetta ed il presidente del tribunale dei minori ad istituire l’Osservatorio provinciale sulla devianza minorile, e spero che le realtà che lavorano con queste fasce più deboli siano ascoltate davvero e che le proposte fatte vengano tenute in considerazione.
Serve certamente risolvere il problema odierno ma serve ancora di più pensare al futuro, e per arrivare a questo, per vincere questa sfida enorme, serve l’impegno e la volontà di tutti.
A partire dai luoghi fisici dove le persone abitano, spesso fatiscenti e insufficienti a contenere famiglie numerose, senza spazi a verde, senza servizi.
Perché si assegnano appartamenti di due stanze a famiglie di 5 persone? Perché consegnare palazzi fatti male, già cadenti e con infiltrazioni prima ancora che vengano abitati? La qualità dell’abitare è il primo passo contro l’imbarbarimento di chi è costretto a viverci perché non ha la possibilità di affittare una casa adeguata alle esigenze familiari.
Serve dare forza e sostegno alle associazioni che si occupano di ragazzi a rischio ma anche alle associazioni che in questi quartieri cercano di coinvolgere le persone in un impegno civile che è se,pre più difficile ma può far sentire il senso di appartenenza ad un territorio. Tutte le nostre richieste di avere una sede sono cadute nel vuoto, una sede che sia non solo un punto di per le persone ma anche un luogo di elaborazioni progettuali in cui gli abitanti discutono e propongono soluzioni senza aspettare questa o quella “divinità” che crede di conoscere i veri problemi del quartiere.
Ma c’è un’atra cosa, che andrebbe aggiunta a quanto detto dal Coordinamento PNRR sulla povertà educativa: la devianza si combatte soprattutto con il lavoro. Le comunità educanti, l’Osservatorio, i tavoli di approfondimento devono tenere conto delle condizioni di lavoro che oggi vengono proposte ai giovani.
La formazione c’è, molte scuole hanno piani formativi eccellenti, ma quando i ragazzi finiscono il ciclo di studio non trovano lavoro o se lo trovano si tratta di un lavoro sottopagato e questo, nel migliore dei casi, li induce ad andare via per non farsi sfruttare e poter progettare il proprio futuro.
Di questi tavoli istituzionali devono far parte anche le associazioni datoriali, perché spesso, molto spesso, i ragazzi devono accontentarsi di un bassissimo salario, quasi sempre in nero, che non permette di vivere dignitosamente e di emanciparsi dalle famiglie.
Forse c’è una ‘povertà educativa’ anche in quegli imprenditori che indicano il reddito di cittadinanza come causa dei loro mali, solo perché i percettori di reddito non intendono guadagnare 600/800 euro al mese (se va bene) per un’intera giornata di lavoro. Se il mondo del lavoro nella sua totalità, e non solo in casi eccezionali, fosse più ‘giusto’, molto probabilmente diminuirebbe notevolmente la tentazione di delinquere.
Quindi sono innanzi tutto le organizzazioni datoriali che devono vigilare affinchè gli imprenditori e le imprese associate capiscano che si vuole avviare un processo di rieducazione che riguarda l’intera città. Anche per gli ispettorati del lavoro, così come per gli assistenti sociali, è essenziale che venga aumentato l’organico, in modo che essi siano messi nelle condizioni di fare il proprio lavoro.
Quindi questa sfida, se si vuole vincerla, deve essere giocata da tutti, scuola, associazioni, forze dell’ordine, amministrazione pubblica, imprenditori e giornalisti, perché tutto è collegato.
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CHI NON CONOSCE CATANIA, SAN CRISTOFORO! MENTRE LA REGIA INQUADRA IL QUARTIERE DI LIBBRINO. MA CHI SONO! QUESTE TESTE DI °°°°? PER TUTTA LA GIORNATA! HANNO TRASMESSO. LA STESSA RIPRESA, CAMBIATE LAVORO!
Negli anni 80 e 90, qualsiasi cosa succedeva a Catania,al tg dicevano che era successa nel quartiere di s. Cristoforo.... Oggi qualsiasi cosa , coinvolge Librino. Tutto il mondo è paese ,e ovunque ci sono persone per bene e persone meno per bene.... Generalizzare è un errore dettato dall'ignoranza.
Il potere mediatico è fortissimo, quindi è importante che chi ne fa uso lo faccia raccontando verità non distorte e non enfatizzate. Altrimenti i danni sono veramente grossi