Sono in attesa di approvazione, da parte di Comune e Regione, una grande quantità di progetti per collettori solari fotovoltaici da realizzare nella zona sud di Catania.
Potremmo esserne lieti e pensare che, finalmente, ci stiamo attrezzando, nella terra del sole, per produrre energia da una abbondante fonte rinnovabile. C’è tuttavia un ‘ma’, che discende da un nostro male atavico, l’assenza di pianificazione.
Le ampie superfici su cui dovrebbero sorgere questi impianti fotovoltaici sono le uniche in cui si potrebbero realizzare i bacini di accumulo, detti bacini di laminazione, in cui raccogliere – perché siano rilasciate poi con gradualità – quelle acque in eccesso che determinano le esondazioni e gli allagamenti nella zona industriale e in tutta l’area sud della città, fino alla foce del Simeto.
Non si tratta, quindi, di scegliere tra energia pulita e sicurezza idraulica del territorio ma di pianificare gli interventi, in modo che “il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici venga valutato subordinandolo alla necessità imprescindibile della sicurezza idraulico-geologica”, a cui si deve aggiungere anche la tutela della biodiversità.
E’ questo il cuore della richiesta avanzata da Lipu Catania e WWF Sicilia Nord Orientale ai competenti assessorati regionali, all’autorità di bacino, al commissario per il contrasto al dissesto idrogeologico, alla Protezione civile, al Comune di Catania, all’Ente gestore dell’Oasi del Simeto.
Le due associazioni chiedono di partecipare a tavoli tecnici di concertazione sulla pianificazione del territorio, una pianificazione che deve tenere conto della situazione delicata di quest’area.
La zona industriale, infatti, è situata in una depressione altimetrica, non a caso denominata Pantano d’Arci, che, in caso di piogge intense o di lunga durata, è soggetta ad allagamenti.
In questo contesto già delicato, le amministrazioni intendono convogliare nel Canale Buttaceto, che attraversa la Zona Industriale e giunge fino all’Oasi del Simeto, anche le acque piovane del Collettore B, progettato per ricevere buona parte delle acque provenienti dai paesi etnei. Parliamo di una grande quantità di acque, in continua crescita a causa della forte urbanizzazione di questi centri pedemontani e della conseguente impermeabilizzazione della fascia pedemontana.
Il canale Buttaceto, che già accoglie anche le acque provenienti dall’impianto di depurazione cittadino, si troverebbe a ricevere una quantità di acque sproporzionata alla propria ampiezza e questo non potrebbe che moltiplicare i casi, già adesso frequenti, di esondazione.
Non solo il Buttaceto ma anche altri canali, Bicocca, Jungetto …, proseguono il loro corso sin dentro l’Oasi del Simeto, riserva naturale e zona di protezione speciale, e sono gli immissari delle zone umide in cui vivono habitat e specie avifaunistiche protette dalle Direttive europee.
Anche gli stessi canali, lungo il loro corso, ospitano popolazioni significative di specie protette.
Ecco che alle criticità di tipo idrogeologico che caratterizzano quest’area si aggiungono quelle di tipo naturalistico.
Già in passato Lipu e WWF avevano chiesto tavoli tecnici di concertazione per pianificare gli interventi sul territorio, anche perché la normativa sulle zone protette prevede che tutti gli interventi, i progetti, i programmi, siano sottoposti ad una Valutazione di incidenza, a partire dall’intervento di pulizia dei canali.
La pulizia, infatti, se non è compiuta in modo rispettoso, determina la scomparsa della vegetazione (canneti e tifeti) e, di conseguenza, degli animali che hanno lì il proprio habitat, ed anche il venir meno di un filtro (la vegetazione stessa) che permette la depurazione delle acque.
La creazione dei bacini di laminazione, invece, non solo avrebbe l’effetto di evitare le ondate di piena dell’acqua, ma permetterebbe anche la nascita di habitat favorevoli alla vita di diverse specie protette. La tutela dalle inondazioni diventerebbe così un tutt’uno con la protezione della natura e dell’ambiente, intrecciando strettamente sicurezza idraulica e tutela della biodiversità.
Davanti al silenzio delle autorità competenti, che non hanno risposto alle precedenti richieste di partecipare al processo di pianificazione del territorio, Lipu e WWF chiedono, quanto meno, la trasparenza, vale a dire “copia del progetto delle opere, del rispetto del principio di invarianza idraulica”, introdotto nel regolamento edilizio del Comune di Catania, e “dello Studio di incidenza”.
Una richiesta alla quale i destinatari non potranno sottrarsi: i cittadini hanno, infatti, diritto (D Lgs 152/2006) ad accedere alle informazioni in materia ambientale “senza essere tenuti a dimostrare di avere un interesse giuridicamente rilevante” .
Leggi la richiesta di Lipu Catania e WWF Sicilia Nord Orientale