Un vero e proprio dossier sul costituendo Parco Monte Po’-Acquicella è stato consegnato ieri mattina alla Direzione urbanistica del Comune di Catania.
Composto da quasi cento pagine di relazioni descrittive, approfondimenti tematici, immagini, dati e citazioni, vuole rappresentare “in una ottica di leale e fattiva collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Catania, un contributo, delle Associazioni e dei singoli cittadini firmatari, volto ad attivare e sviluppare il processo partecipativo di progettazione e realizzazione” di questo Parco che dalla collina di Monte Po’ giunge fino al mare.
La ricchezza di questo ampio documento nasce dalle competenze di molti dei promotori, che ne hanno ricostruito anche gli aspetti geo-morfologici, idrologici e idrografici, ma è insieme l’esito di un “lungo percorso collettivo di analisi e riflessioni condivise”, e di interessanti esperienze.
Tra queste, le passeggiate esporative che hanno permesso, anche a chi non conosceva i luoghi, di apprezzare la bellezza dei paesaggi, la ricchezza di specie botaniche, la varietà di uccelli acquatici e non, e di entusiamarsi sempre più all’idea di valorizzare il fascino di aree naturali vicine ma sconosciute. A partire dallo stesso Acquicella, con il suo corso perenne e la sua foce suggestiva, e con la sua capacità di autodepurarsi nonostante ciò che improvvidamente viene, in alcuni tratti, in esso scaricato.
Un fiume mortificato, l’Acquicella, in parte tombato, in parte con il fondo e le pareti in cemento, che deve essere restituito al suo corso naturale.
Ricucire queste aree naturali, unificando parti di parco già disegnate e mai realizzate, ad altre che non sono state pensate per questa funzione, ad altre ancora che parco lo sono già, come il boschetto della Plaia, significa anche ricucire alla città quartieri periferici densamente abitati, soprattutto da giovani, ma rimasti al margine.
Significa riconoscere a questo Parco un valore sociale di interscambio tra generazioni, culture e sensibilità diverse, senza trascurare la funzione di rigenerazione fisica e psichica svolta dal verde e dall’immersione nella natura.
Per questo progetto, inserito nel Piano Integrato presentato da Catania insieme a 32 comuni etnei, è stato chiesto un finanziamento di 17,2 milioni, una base di partenza importante che dovrà innanzi tutto servire all’acquisizione di alcune delle aree. E poi per tanti interventi necessari, recinzioni, sistemazione idraulica, percorsi pedonali e ciclabili, aree di sosta, aree per l’osservazione naturalistica, ricostituzione di habitat, …
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Anche la gestione di un parco di circa 200 ha non sarà semplice, ecco perché le associazioni proponenti offrono la propria collaborazione, ora con questo documento e con le linee guida in esso contenute e poi con forme di collaborazione da individuare e da svolgere non solo con l’Amministrazione comunale ma anche con la Regione (autorità di bacino, servizi tecnici del Territorio, etc).
E soprattutto con i cittadini, che di questo Parco sono stati gli ispiratori e i promotori e vogliono poterne godere partecipando attivamente al percorso di attuazione e fruizione.
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da non trascurare l'aspetto economico relativamente ai danni causati, nell'intorno dell'ospedale Garibaldi, dai nubifragi che hanno colpito Catania di recente. a tal proposito desidero sottolineare che la realizzazione del Parco servirebbe anche a ripristinare, almeno in parte, l'equilibrio idraulico ed idrogeologico preesistente alle opere di inurbazione che lo hanno snaturato e che tanti danni hanno procurato, lungo la via Palermo, in occasione di piogge intense.