In occasione della giornata mondiale del rifugiato, le associazioni che a Catania si occupano dell’accoglienza e dell’integrazione di queste persone fragili hanno organizzato due eventi di cui ci parla oggi Francesca Di Giorgio, coordinatrice della Rete del rifugiato e volontaria impegnata da anni sul campo.
Due gli eventi che in questi giorni ci hanno permesso di celebrare la giornata del rifugiato e ricordare alla società civile un fenomeno, recentemente portato alla luce dalla guerra in Ucraina, ma presente da anni sul nostro territorio, dove arrivano persone che fuggono da altre guerre, non meno drammatiche ma purtroppo spesso dimenticate.
Il primo appuntamento è stato un incontro con le comunità etniche e religiose della città e una messa ecumenica interreligiosa, in arcivescovado, svoltasi lo scorso 22 giugno.
Ieri, 24 giugno, nel cortile della CGIL la serata si è aperta con una conferenza dal titolo “Chiunque, ovunque , sempre … ognuno ha il diritto di essere protetto”, in cui sono intervenuti, tra gli altri, Riccardo Campochiaro per il Centro Astalli e Clemente Sabba per Medu (Medici per i diritti umani).
La presentazione del romanzo “La tigre dal passo gentile”, di Daniela Bignone (Città Nuova) che ripercorre l’esperienza di un giovane senegalese dal portamento regale e dai modi gentili, ha permesso di ricostruire il dramma vissuto dai rifugiati e gli interrogativi sul loro futuro.
In chiusura una cena senegalese e musica a cura di Nati a sud (Ciauda, simenza e domi Africa percussion).
È stato un bel momento di aggregazione tra le associazioni del territorio e la società civile. Si è dato spazio alla sana informazione e alla sensibilizzazione su di un fenomeno che ormai caratterizza la nostra società ma che viene spesso ignorato o visto come pericoloso.
Ieri abbiamo celebrato la vita e il nuovo inizio di tanti rifugiati che giornalmente affollano le nostre strade e le nostre sedi.
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Grazie mille per questo splendido articolo. Speriamo che queste iniziative "seminino" giorno dopo giorno nei cuori e nei comportamenti della gente,per raccogliere insieme i frutti di un mondo nuovo e non solo multiculturale ma PLURIculturale e omogeneo nella sua diversità.