A volte ritornano. E’, infatti, di nuovo attuale il progetto di costruire 2 mega aule universitarie nell’area della Purità, alle spalle di quello che era il cinema Experia, divenuto nel tempo un centro sociale occupato, chiuso con un atto di forza nell’ottobre del 2009.
Il cantiere per la costruzione delle due aule era stato avviato nel 2000 grazie ai finanziamenti del progetto Urban, stornati a favore dell’Università, e non tenendo in nessun conto la presenza di scavi archeologici così importanti da indurre, nel 2004, la soprintendente Maria Grazia Branciforte a porre dei vincoli sull’area.
L’intervento venne poi bloccato in seguito alla mobilitazione di cittadini e associazioni, con il nascente Comitato Popolare Antico Corso in prima fila. Ma nel frattempo erano già avvenuti demolizioni e sbancamenti ed erano state realizzate due grandi piattaforme in cemento, da cui oggi si vorrebbe ripartire.
Il materiale che venne allora asportato e portato in discarica è ormai perduto e non sappiamo se, nei camion che uscivano dal cantiere portando via pietrisco e cocci di vasellame, ci fossero anche reperti di interesse archeologico.
Da questi ricordi, dalla battaglia condotta per fermare questo scempio, ha preso avvio l’assemblea tenuta martedì sera davanti alla sede del Comitato Antico Corso di via Torre del Vescovo. Urgeva un confronto tra cittadini e associazioni, in vista di una ripresa della battaglia per fermare questo progetto devastante e anche incomprensibile.
Nel quartiere sono infatti presenti edifici pubblici abbandonati, in particolare le strutture ospedaliere dismesse, e non si capisce la necessità di nuova cementificazione.
La vera urgenza sembra quella di spendere i soldi del PNRR, anche in questo caso tirando fuori dal cassetto un vecchio progetto non realizzato, che è sicuramente di qualità, essendo firmato da Giancarlo De Carlo, ma non è detto sia ancora adeguato alla situazione di un’area urbana che nel frattempo è stata profondamente sconvolta dalla chiusura degli ospedali e dalla conseguente morte delle attività che attorno ad essi ruotavano. Non solo attività commerciali, visto che ha chiuso anche l’ufficio postale adiacente all’ingresso del Vittorio Emanuele, che serviva tutto il quartiere.
La speranza che l’Università, rimasta una sorta di corpo estraneo rispetto al contesto, potesse costituire un volano per quell’area urbana si è, d’altra parte, dimostrata fallace già dall’inizio della nuova vita del monastero dei Benedettini. Ed oggi, quanto meno, stupisce che sia dell’Università una iniziativa che mette a rischio un bene pubblico che è patrimonio culturale della città.
L’assemblea di martedì, superato il rischio di restare ancorata al passato, ha fatto un importante passo avanti quando l’attenzione si è concentrata sul fatto nuovo che ha, da alcuni anni, cambiato le carte in tavola, vale a dire la nascita del Parco archeologico, l’ente che attualmente gestisce l’area archeologica di cui fa parte anche la Purità, classificata al suo interno come zona A, quella in cui è tassativo che non si possa costruire.
Nato all’interno del Sistema dei Parchi Archeologici della regione Siciliana, definito dalla legge n.20 del 2000, il Parco archeologico greco romano di Catania, perimetrato nel 2014, fa parte oggi del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, istituito nell’aprile del 2019.
Il suo regolamento, con modalità d’uso, vincoli e divieti è stato approvato il 3 agosto del 2021 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, con valore quindi di legge. E prevede l’inedificabilità assoluta, con divieto di aumento dei volumi e modifica delle sagome sia in zona A sia in zona B1.
Del Parco, probabilmente, la maggior parte dei cittadini catanesi sconosce l’esistenza, ma la cosa più grave è che esso non venga preso nella dovuta considerazione dagli altri enti pubblici, se è vero che, al momento del sopralluogo condotto qualche giorno fa nell’area in cui dovrebbero sorgere le aule, erano presenti l’Università, il Comune, la Soprintendenza, ma non il direttore del Parco o un suo delegato.
Il mancato coivolgimento di questa istituzione ci appare difficilmente giustificabile, essendo affidate proprio al Parco la fruizione e valororizzazione del bene, secondo l’attuale assetto pensato dal rimpianto Sebastiano Tusa, che aveva separato le competenze affidando alle Soprintendenze solo il compito della tutela.
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A meno che, in sordina, non si stia facendo strada l’ipotesi, che circola già da qualche tempo e ha trovato spazio anche nel recente convegno di Messina, di tenere in vita solo i parchi di serie A, quelli che assicurano ottimi introiti economici, lasciando che gli altri vengano riassorbiti dalle Soprintendenze, con grave danno della possibilità di fruizione da parte dei cittadini, considerato che le Soprintendenze potrebbero rimettere i beni culturali sotto chiave, anche a causa della mancanza di personale.
In qualunque modo vadano le cose in futuro, oggi il Parco c’è. La città e tutti gli altri enti devono prenderne atto, e il progetto di costruire nuove aule nella zona A di un parco archeologico è di certo illegittimo, indipendentemente da tutte le altre eventuali illegittimità di tipo urbanistico.
Associazioni e cittadini devono ricordarlo a gran voce, lo faranno già nella conferenza stampa di domani, venerdì 24 giugno, alle ore 10,30, presso il complesso della Purità, in via Bambino angolo via Plebiscito. Decisi ad andare avanti fino alla denuncia alla Procura della Repubblica
…e si continua con lo scempio vero? avevo già risposto in precedenza nell’omonimo post-denunzia circa l’intendimento della nostra University…….