Timpa di Leucatia, trasformiamola in riserva naturale

Una recinzione, un cancello, persino una telecamera. L’accesso alla Timpa, già resa inavvicinabile dalla presenta costante di vigilantes, è adesso interdetto da una barriera fisica su cui spicca un cartello di ‘proprietà privata’.

Lo hanno constatato di presenza alcuni cittadini del Comitato Timpa di Leucatia, il presidente e alcuni consiglieri della commissione consiliare urbanistica del Comune, un tecnico della Direzione urbanistica e alcuni agenti della polizia municipale, convenuti per un sopralluogo nella mattina di venerdì scorso.

L’intento dichiarato è fare chiarezza sulla situazione – attualmente bloccata – di quest’area di grande valore ambientale, scientifico, paesaggistico, archeologico.

Appare abbastanza improbabile che lo sblocco possa venire dalle proposte emerse da questa assemblea itinerante, prima fra tutte quella di redigere un piano particellare.

Una proposta accettata con convinzione da tutti e nei confronti della quale è stata espressa una incomprensibile soddisfazione, considerato che le proprietà delle varie particelle sono note e la documentazione è accessibile a tutti. Viene quasi il sospetto che ci sia qualche confine da chiarire e che questa mappatura possa servire piuttosto ai proprietari.

E’ di dominio pubblico anche il fatto che la maggior parte dell’area sia di proprietà privata, con poche particelle di proprietà comunale sia per quanto riguarda la parte che rientra nel territorio di Sant’Agata Li Battiati sia quella che rientra nel territorio di Catania.

Quindi il vero problema non è posto dalla recinzione, anche se dovrebbe essere lasciato libero l’accesso alla parte di pertinenza comunale, il vero problema è stabilire quello che i privati siano autorizzati a fare nell’area della Timpa senza arrecare danno agli habitat, alla bellezza e unicità dei luoghi.

Certamente è da escludere che si possa procedere ad una lottizzazione, intervento di cui periodicamente si vocifera, o che si possano ampliare gli edifici esistenti, autorizzati, a torto o a ragione da Soprintendenza e Comune, là dove – leggiamo sul Grifone del 28 febbraio scorso – “non si poteva edificare nemmeno la cuccia di un cane”.

Cosa fare allora? Come proteggere e valorizzare la Timpa? In questo momento manca una strategia precisa, non hanno un piano le amministrazioni comunali coinvolte, ma non hanno trovato un accordo sulla linea da seguire neanche le associazioni che si sono interessate al destino della Timpa.

Una proposta che ricorre è quella di realizzare un parco urbano intercomunale, che pemetta ai cittadini di godere della bellezza di questo luogo.

Ma è davvero questa la strada più indicata?

A parte la praticabilità di questa ipotesi che presupporrebbe espropri e risarcimenti da parte di amministrazioni comunali privi di risorse (uno dei quali, Catania, in dissesto), c’è di più.

Un parco aperto al pubblico, magari reso più attraente da panchine o da un’area giochi per bambini, sarebbe davvero utile a tutelare un’area così delicata? Non si rischia che una presenza antropica continua e incontrollata determini proprio la perdita di quelle forme di vita, vegetale e animale, che la rendono la Timpa unica e pregiata?

La presenza delle sorgenti, utilizzate in passato per fornire acqua alla città attraverso l’imponente acquedotto realizzato dai Benedettini, ha mantenuto “un ecosistema umido, ormai scomparso in gran parte dell’area metropolitana”, in cui vivono spesie vegetali e animali anche rare, crostacei, anfibi, decapodi come il granchio di acqua dolce, ma anche uccelli e insetti, alcuni dei quali considerati degni di tutela dalle direttive europee,

Oltre alle zone umide, abbiamo il bosco, zone di macchia mediterranea ed anche ex coltivi in cui si sta ricostituendo la vegetazione naturale e in cui sopravvivono rettili sia di tipo comune sia rari, come il Colubro leopardino, tutelato dalla Direttiva Habitat.

Traiamo questa descrizione dalla Richiesta presentata alla Soprintendenza da Lipu, Stelle e Ambiente, Ente Fauna Siciliana e WWF nel maggio del 2021, primo firmatario Giuseppe Rannisi, per ottenere un innalzamento della tutela al valore tre, di cui oggi gode solo una parte dell’area.

Ma la Timpa va tutelata anche per la presenza di testimonianze storiche della seconda guerra mondiale, reperti archeologici, una vecchia mulattiera ancora percorribile.

Eppure, un anno dopo la presentazione della richiesta di innalzamento della tutela, tutto tace. Forse l’unico elemento di novità è il fatto che, nelle direttive del nuovo piano regolatore in via di elaborazione, l’area della Timpa sia indicata come riserva naturale. Si tratta, tuttavia, di una pianificazione che molto difficilmente verrà portata a termine da questa amministrazione,

Resta il fatto che trasformare la Timpa in una riserva naturale o inserirla tra i Siti di importanza comunitaria (SIC) permetterebbe di tutelare l’intero ecosistema di questo piccolo paradiso, e bloccherebbe eventuali altri progeti di cementificazione.

Argo

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