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Palermo al voto. Il ritorno di Johnny Stecchino

Con un tocco di apparente leggerezza Antonio Fisichella ci propone oggi uno ‘scherzo’ dal sapore amaro.

In origine, le piaghe di Palermo erano tre: il vulcano, la siccità e il traffico. Più di vent’anni dopo Johnny Stecchino, se ne deve aggiungere un’altra, più subdola e pervicace: il reddito di cittadinanza.

Lo abbiamo appreso dall’ultimo folgorante articolo firmato dalla penna più brillante del quotidiano La Sicilia.

Lo confessiamo: è’ stato come respirare aria pura apprendere che il problema non è l’arresto di un candidato in odor di mafia, tal Polizzi, impegnato a drenare voti in combutta con la borghesia mafiosa dei Sansone che ospitarono Riina durante la latitanza. Né che Polizzi raccoglieva voti anche per conto di Adelaide Mazzarino, messa in lista dal presidente dell’Ars Miccichè.

Né tantomeno il ritorno in politica in grande stile di condannati per mafia che, ascoltatissimi dai vertici politici e isituzionali regionali, dettano legge, costruiscono alleanze politiche, mettono su liste elettorali.

Scarpinato, l’ex Procuratore di Palermo, ci aveva messo una pulce nell’orecchio. A lui non sembrava “casuale il ritorno in scena di protagonisti della prima Repubblica, specialisti della gestione del voto di scambio che portano in dote enormi catene clientelari già fidelizzate, uomini simbolo della borghesia mafiosa già condannati per reati di mafia, la cui voce diventa determinante e risolutiva per sedare gli antagonismi dei gruppi locali”. Sullo sfondo, avverte l’ex magistrato, le grandi risorse in ballo con il PNRR.

Ma la Penna ci ha assicurato che “il punto è un altro” e che “non si diventa candidati opachi per infusione ideologica di mafiosità”. Non sappiamo cosa ciò voglia dire, né abbiamo capito quale sia il “punto altro” del suo ragionamento, dispiegatosi, come sempre, tra una brillante battuta di spirito ed un’altra. Ma ci ha rassicurato. E’ questo l’importante.

E anche noi, con lui, ci siamo chiesti cosa vuoi che siano le infiltrazioni mafiose, la presenza di candidati intranei a cosa nostra , il ritorno di radicate catene clientelari, il ruolo svolto dai potentati di sempre, gli appetiti intorno ai miliardi del PNRR, dinanzi alla demoniaca potenza del reddito di cittadinanza?

“Un sussidio – ci ricorda la Penna – che, come dimostrano decine di operazioni delle forze dell’ordine, viene regolarmente percepito anche dai mafiosi e affini. Soprattutto a Palermo. Dove magari il reddito di cittadinanza sposta più voti (puliti e sporchi) di dieci Cuffaro e cento Dell’Utri”.

Parole definitive che ci hanno consentito finalmente di metterci l’animo in pace, di buttare a mare i sospetti degli Scarpinato e le preoccupazioni dei soliti rompicoglioni che hanno in testa l’esistenza di un sistema di relazioni politico-affaristico-criminale chiamato Mafia.

A Palermo, in Sicilia-Italia, il problema è sempre un altro. Ieri il traffico, il vulcano, la siccità. Oggi il reddito di cittadinanza. L’importante è parlare d’altro.

Argo

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