Buche aperte, mattoni accatastati, materiali abbandonati, aiuole invase dalle erbacce, impianto elettrico non funzionante, finte telecamere.
Così si presentava, qualche giorno fa, la spina verde di viale Nitta a Librino, dopo la presunta consegna dei lavori. Vivace la protesta dei residenti e delle associazioni della Piattaforma per Librino, tanto che l’assessore Trantino si è sentito in dovere di dichiarare che la consegna non è ancora avvenuta e che “verranno effettuate delle migliorie”. Adesso i lavori di sistemazione sono ripartiti e si spera che l’opera, finanziata con i soldi del Patto per Catania, veda presto la fine.
Siamo a Librino, un quartiere di dimensioni molto vaste e con una struttura dispersiva, in cui grandi viali a forma di anello permettono facili spostamenti con le auto ma non a piedi, viste le grandi distanze. In questo contesto che tende ad isolare i residenti e allontanarli l’uno dall’altro piuttosto che unirli, le previste spine verdi non erano accessorie o facoltative, ma necessarie e fondamentali.
Erano pensate come strumento di collegamento pedonale tra le case, come sentiero libero dalle auto e immerso nel verde per raggiungere la scuola, la parrocchia, le botteghe, o per spostarsi in bicicletta da soli e in gruppo. Le spine verdi avrebbero dovuto, infatti, accorciare le distanze, permettere di vivere il quartiere senza essere schiavi dell’automobile, favorire quegli scambi interpersonali, semplici, che nascono nelle occasioni quotidiane, quando i genitori accompagnano i bambini a scuola o si fermano a comprare il pane scambiando due parole.
Non averle realizzate agli inizi, con tempestività, è stata un’occasione perduta, difficile da recuperare adesso, quando ormai l’uso dell’auto privata si è imposto e viene percepito come insostituibile.
Come diventerà il verde con il passare del tempo, se non è curato nemmeno al momento della consegna? E’ stata già preventivata la manutenzione del percorso ciclabile utilizzato, sin da adesso, impropriamente da moto in corsa? Saranno subito attivate, e prontamente sostituite al bisogno, le telecamere annunciate da promettenti cartelli? E potremmo continuare.
I soldi pubblici andrebbero investiti in opere di cui si è ben studiata la funzionalità, si può assicurare il controllo e garantire una costante manutenzione.
A Librino va ripensato il progetto iniziale della città satellite, vanno studiate modalità di intervento che facilitino l’aggregazione dei residenti e siano pensate, decise e attuate insieme a loro.
Non basta affrettarsi a spendere i soldi europei che in questo momento abbondano, bisognerebbe studiarne un utilizzo finalizzato a cambiamenti significativi delle aree interessate, in una prospettiva di lunga durata. E il primo cambiamento da realizzare è quello della partecipazione dei soggetti che di quelle opere devono giovarsi.
Ci chiediamo, ad esempio, se abbiano queste caratteristiche gli interventi del progetto ‘Spazio & Sport’ che prevede, a Librino, la riqualificazione dell’area verde di viale Bummacaro. L’assessore Parisi ha dichiarato “consegneremo l’area a Librino e ai suoi cittadini, perché se ne occupino e la preservino”, ma ci sarebbe da capire quale coinvolgimento dei residenti e delle associazioni locali sia stato portato avanti in concreto per evitare che abbandono e vandalismo prevalgono.
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Quando siamo venuti ad abitare a Librino eravamo entusiasti.
Una bella casa a piano terra con giardino, 4 stanze, doppi servizi e lavanderia. L'entusiasmo è durato poco.
I primi problemi li abbiamo avuti con la scuola elementare che non esisteva. Ho mandato i bambini al villaggio s. Agata col pulmino a pagamento.
Con le medie è andata meglio, c'era la vecchia e cara Dusnet. Con le superiori abbiamo toppato. Per non parlare di mancanza di acqua e di corrente tutti i fine settimana per alcuni anni.
Morale, dopo 40 anni non è cambiato nulla.