Il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, a quasi un anno dalla sua approvazione.
E’ stato questo il tema del Forum “La crisi, il Pnrr, il Mezzogiorno” promosso dall’associazione Memoria e Futuro, il 3 maggio scorso su Facebook, con la partecipazione del professor Gianfranco Viesti economista dell’Università di Bari, Alfio Mannino segretario Cgil Sicilia, Maurizio Palermo, ex dirigente del Comune di Catania ed esponente del Coordinamento Monitoraggio e Iniziative Pnrr.
Un dibattito vero, franco e privo di qualsiasi retorica. Mosso dalla volontà di guardare in faccia i limiti del Pnrr e, allo stesso tempo, ricercare gli spazi di iniziativa che possono consentire di realizzare opere utili e indispensabili per il Sud e la Sicilia.
Il primo a menzionare i limiti del Pnrr è stato il professor Viesti: “Un piano gigantesco che rischia di non ‘vedere il Sud’. In primo luogo perché il governo non si assume la responsabilità di collocare progetti e investimenti laddove ve ne è più bisogno. Un piano che ha bisogno di essere irrorato da forti dosi di politica”.
Mannino ha sottolineato lo stato di estrema difficoltà in cui versa la politica e l’amministrazione regionale, incapaci di creare quelle precondizioni minime che dovrebbero consentire la riuscita del Pnrr. “Abbiamo proposto la costituzione di un ‘Agenzia per l’assistenza tecnica regionale’ per affrontare, dentro il Pnrr, i temi della riforma del ciclo dei rifiuti e quello delle acque, ma non è giunta nessuna risposta da un sistema politico che ormai guarda solo alla prossima scadenza elettorale delle regionali”.
Maurizio Palermo ha posto l’accento sulla paralisi che investe l’amministrazione comunale di Catania, dimezzata dalla sospensione del sindaco, dall’esodo degli assessori e dall’estrema debolezza degli apparati burocratici. Rimarcando l’assenza, da parte degli amministratori, “di una visone integrata dello sviluppo della città, incapaci di pensare ad un confronto aperto con i tanti saperi che con il Coordinamento si sono messi in gioco”.
Alle fragilità proprie del Pnrr, non ultima i timori circa il mantenimento della quota del 40% da destinare al Mezzogiorno, si aggiunge l’incertezza determinata dalla guerra, dall’inflazione galoppante che rischia di mandare all’aria le previsioni di spesa previste dai progetti targati Pnrr.
Ma come ha sottolineato il segretario Mannino “le difficoltà, i limiti e le incertezze devono spingerci ad alzare lo sguardo. per costruire una Vertenza Mezzogiorno con dentro la Sicilia”. Per Viesti una tale vertenza “deve respingere ogni genericità e articolarsi per punti precisi, densi e puntuali”.
“Il Pnrr – ha continuato Viesti – è un piano davvero importante. Per la prima volta, dopo 25 anni, si parla di investimenti e di opere pubbliche. Dentro questa cornice ci sono spazi enormi di azione. Abbiamo bisogno di orientare gli investimenti nel modo giusto. Ci sono i soldi. Cosa sarà fatto dipenderà anche da noi, da quanta politica riusciremo ad inserire dentro al Piano”.
Per Palermo “mettere più politica dentro il piano significa che la società civile scenda in campo, denunciando e proponendo così come stiamo facendo con il Cordinamento che vede insieme 15 associazioni del terzo settore”.
Dal dibattito, rafforzato anche dagli interventi on line di vari ascoltatori (Giuseppe Gullotta, Pina Palella, Antonio Pioletti, Adriana Luadani), sono scaturiti i primi contenuti di una possibile “Vertenza Mezzogiorno” che dovrà fondarsi su tre grandi assi.
Il primo è quello delle nuove politiche energetiche e della transizione digitale. Occorre dare alle grandi società pubbliche che dispongono di una quota significativa delle risorse Pnrr un preciso mandato per operare grandi investimenti in Sicilia e nel Mezzogiorno. In grado di creare nuove produzioni e nuovi saperi. La stessa crisi energetica, determinata dal tragico conflitto in Ucraina, mette al centro il Mezzogiorno.
L’altro grande tema è legato alla creazione dei presupposti per una economia circolare imperniata intorno al ciclo dei rifiuti e su quello delle acque,
Occorrono inoltre forti politiche di coesione sociale articolate su medicina territoriale, scuole, contrasto alla povertà educativa, interventi per le aree interne.
Allocare bene, in maniera giusta e produttiva, le risorse del Pnrr non sarà cosa facile. Ma è possibile intervenire e imprimere correzioni di rotta, indicare priorità e nuovi interventi. Ciò che occorre intorno al Piano è soprattuto un vero dibattito pubblico e la mobilitazione della società civile, dei sindacati, del mondo dei saperi. Dal Forum, dalla ricchezza dei contenuti e dalla volontà di guardare avanti è venuto un contributo significativo. E’ la strada giusta da seguire.
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