Mentre il quotidiano locale tace sulla crisi (non solo) amministrativa della città, con il suo stile efficace e provocatorio Antonio Fischella ci invita a non arrenderci, a fare la nostra parte per ridare dignità e futuro a Catania.
“Giunta ridotta a sei. A breve nuovi assessori.” A cinque giorni dal clamoroso dimezzamento della giunta comunale, è questo l’unico e rassicurante articolo che La Sicilia (l’1maggio) ha dedicato al brutto pasticcio delle dimissioni di due assessori della giunta comunale che non si sa più neanche come chiamare (Giunta Pogliese, giunta ex Pogliese, amministrazione del facente funzioni?).
Poi le edizioni del 3, 4, 5 e 6 maggio le avvolgono in un assordante e cupo silenzio come la notte che la città sta attraversando. Sebbene siano lontane le centinaia di migliaia di copie che ogni giorno distribuiva nelle edicole dell’Isola, la funzione del giornale cittadino resta immodificata: canale di comunicazione privilegiato, strumento di calibrati ammiccamenti tra le élite cittadine. Dove le notizie sono plasmate in funzione degli equilibri e degli accordi dei potentati cittadini. Così la crisi drammatica, politica sociale ed economica, di una città scompare.
In queste stesse ore il vice sindaco fa sapere – con uno stile quanto mai approssimativo, ma ognuno, si sa, ha il proprio – che la prevista riunione già fissata con il Coordinamento Iniziative e Monitoraggio Pnrr è rinviata “per motivi imprevisti”, senza dare ulteriori chiarimenti. Senza approntare una nuova data dell’incontro. Neanche un convenzionale “mi dispiace” appare in quel secco e arcigno comunicato.
Come se i cittadini del Coordinamento fossero un fastidio, come se confrontarsi sull’andamento del Pnrr a Catania fosse un di più, una sorta di intralcio. In quelle righe c’è una antica consuetudine che plasma il dibattito pubblico della città: le élite non devono rendere conto, sono autosufficienti, vivono in mondo a sé. Sanno di non dovere rendere conto a nessuno. Se non a loro stesse.
Qualcuno ha detto che abbiamo peccato di ingenuità cercando di interloquire con gli amministratori cittadini. Qualcun altro dice che un confronto non ci potrà mai essere. E che la partita sul Pnrr, appena iniziata e tutta da combattere, sarà l’ennesima occasione perduta per la città. Tanti soldi, come mai negli ultimi trenta-quarant’anni, saranno sprecati o, nella migliore delle ipotesi, investiti malamente. E poi ricominceremo, tutti insieme, indistintamente a lamentarci, di un destino cinico e baro.
Possiamo provare a rompere questo incantesimo? Forse occorre che la società civile, quel tanto che vi è, scenda in campo, senza tentennamenti, senza timidezze tenendo in mano la bandiera di questa città. Che altri stanno calpestando. Fare sentire la propria voce nelle partite già aperte.
A cominciare dai risultati che la mobilitazione delle associazioni ha già ottenuto: il parco di Librino e quello di Monte Po, attorno a cui ballano investimenti per oltre 38 milioni di euro già decretati dalla Giunta comunale.
Un’occasione per ricucire non tutta ma un pezzo, non piccolo né marginale, di città. E non è poco. Vediamo cosa c’è dentro questi 38 milioni. Controlliamo, verifichiamo giorno per giorno il farsi di queste opere. Denunciamo.
L’amministrazione non intende avviare un percorso di coprogettazione, non riesce ad immaginare forme di partecipazione democratica? Ne prendiamo atto. Non ci arrendiamo e dislochiamo il nostro impegno nel controllo e nell’attuazione dei progetti.
L’ interlocuzione con la Giunta comunale, con un eventuale commissario e con le giunte che verranno (la partita del Pnrr si chiude non prima del 2026) è un passaggio obbligato. Nessuno si è inventato nulla. Gran parte dei soldi del Pnrr sono gestiti dai comuni, lo stesso vale per gli altri fondi europei. Non c’è nulla da fare. Le regole del gioco sono queste.
Gli attuali amministratori ritengono di essere autosufficienti, di allocare milioni e milioni di euro senza le antenne della società civile? Contando su apparati che per loro stessa ammissione sono del tutto inadeguati? Pensano forse di continuare il tragico gioco della rendita e della speculazione edilizia, del “cemento prima di tutto e ad ogni costo”? Pensano di scrivere il Pnrr nelle chiuse stanze degli assessorati? Senza confronto con i tanti saperi disponibili?
E’ un errore madornale che la città rischia di pagare amaramente da qui ai prossimi dieci anni. Noi continueremo a lavorare. Raccoglieremo, lo stiamo già facendo, i bisogni reali della città. Mettiamo in primo piano tre grandi questioni: i piani integrati, il ciclo dei rifiuti, la povertà educativa.
Lo faremo ricercando le più ampie alleanze, chiedendo a tutti di fare la propria parte: ai sindacati, all’università, al mondo delle associazioni, a quello della scuola, a quello delle professioni e delle imprese.
In realtà vorremmo confrontarci su un’idea di città, che l’amministrazione non riesce neanche ad immaginare. Forse è il caso che questa amministrazione dimezzata si faccia da parte, che ponga fine alla sua stessa agonia.
In ogni caso allocare le enormi risorse del Pnrr non sarà una passeggiata. Avverrà dentro un conflitto tra interessi generali della città e i tornaconti delle solite consorterie parassitarie. Sarà il frutto di alleanze che le associazioni sapremo costruire e di un forte, chiaro e persino aspro dibattito pubblico. Noi siamo chiamati ad agire questo conflitto.
Il vice sindaco non vuole ascoltarci? Poco male. Non toglieremo il disturbo. C’è un cammino che è tutto da compiere. E siamo solo agli inizi.
Max Weber diceva che “se non si tentasse sempre di nuovo l’impossibile non si conseguirebbe mai il possibile”. Parole che ci riguardano da vicino, che possono rischiarare l’enorme compito che è dinanzi a noi per tentare, almeno tentare, di porre fine all’interminabile nottata che imprigiona la nostra città.
non intendo difendere Pogliese. Ma ritengo di dover dire che allo stato non vi è partito o gruppo politico che possa garentire un ordinato sviluppo della città.Non ci sono uomini o gruppi che abbiano manifestato un programma di idee valide per cambiare registro e gestire la società ed il territorio in maniera dignitosa e civile. Il COVID poi ha dato la prova della pochezza del mondo politico attuale. Non ce n’è uno che valga la pena di votarlo. C’è il nulla.