Il Santa Marta che prospettava dagli anni sessanta del Novecento su via Clementi non c’è più.

Non piange nessuno per questa demolizione, perché l’edificio, del tutto incongruo rispetto al contesto settecentesco, era stato accettato come necessario senza essere mai particolarmente apprezzato.

La città, distratta invero da problemi pratici abbastanza assillanti, a partire dalla spazzatura presente ovunque, non si è molto interrogata sulle modalità con cui si è arrivati alla scelta di abbatterlo.

Lo aveva fatto, tuttavia, già nell’agosto del 2020, un gruppo di esperti, urbanisti, architetti, storici dell’arte, con un appello al presidente Musumeci e all’Assessore regionale Samonà. Lo hanno fatto anche alcuni siti di informazione, tra cui Argo.

La principale questione è quella relativa a chi debba prendere le decisioni urbanistiche, sull’assetto della città: neanche un’autorità ‘superiore’ come quella del presidente della Regione può sostituirsi all’organo decisionale cittadino, il consiglio comunale.

E’ stato anche fatto presente che il Piano regolatore attualmente in vigore non ammette interventi di demolizione e ricostruzione in centro storico, a meno che non siano inseriti in un piano particolareggiato rispettoso delle caratteristiche dell’area, e che deve comunque essere approvato dal Consiglio comunale in variante alle previsioni del Piano.

Quanto alla volontà di valorizzare – come annunciato da Musumeci – l’edificio dell’antico ospedale settecentesco e la sua facciata, incautamente attribuita a Vaccarini, gli esperti hanno ricordato che si trattava comunque di una facciata prospiciente su una corte chiusa, come quelle analoghe di palazzo Biscari o di palazzo Sangiuliano.

L’idea di realizzare una piazza, su cui l’edificio sarebbe proiettato senza mediazioni, avrebbe creato un vuoto, una sorta di ferita all’interno di un “constesto storicamente caratterizzato da corti interne e da edificazione a cortina lungo gli assi viari”.

Nessuna delle osservazioni e sollecitazioni contenute nell’appello è stata recepita. Il nostro presidente di Regione, impegnato a dimostrare di essere un uomo del fare, a qualunque costo e presto (non necessariamente bene…), ha proseguito sulla sua strada. Difficile che faccia marcia indietro adesso, a ridosso di una scadenza elettorale per lui abbastanza complicata.

Se il presidente fa quello che non gli compete, c’è un organismo istituzionale che non fa quello che dovrebbe fare. Parliamo dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, a cui compete il ruolo di controllo sull’operato delle amministrazioni locali, e che non ha neanche dato un cenno di risposta al dettagliato esposto di Argo sulle irregolarità della demolizione del Santa Marta.

I termini della questione sono stati riproposti di recente in una nota inviata al quotidiano La Sicilia dall’ingegnere Arturo Palermo, che esprime preoccupazione per l’assenza di chiarezza su chi abbia fatto le scelte, non solo quella di demolire ma anche quella di utilizzare lo spazio ottenuto per farci una piazza.

Scelte che, sulla base delle comunicazioni ufficiali, citate da Palermo, sembrerebbero fatte addirittura dal Responsabile del procedimento. Sempre nell’ottica di fare presto, e magari di mettere la città davanti al fatto compiuto, la Regione ha deciso di non passare attraverso i tempi lunghi del concorso di idee suggerito dagli esperti e dagli ordini professionali, ed ha preferito l’assegnazione diretta di incarico ad un professionista, l’architetto Giuseppe Scannella, salvo poi trovare poco convincente la sua proposta, che non è piaciuta neanche alla città.

Dimostra di non averla gradita neanche l’assessore Trantino che – nelle dichiarazioni rese a La Sicilia del 23 marzo – sembra aprire anche alla possibilità di riprodurre in qualche modo la “quinta” edificata lungo la via Clementi.

Resta il fatto che la decisione finale non compete a lui né alla direzione urbanistica.

Per usare le parole di Palermo nella sua nota: “è compito del consiglio comunale decidere sulle trasformazioni urbanistiche – e quella relativa alla demolizione di parte del Presidio Ospedaliero S. Marta è trasformazione delicatissima perché in ambito storico – e, solo successivamente, sulla base di tale decisione avente, lei sola, validità sul piano amministrativo, potrà essere affidato incarico, mediante regolare bando, per la redazione del relativo progetto. Naturalmente, per dare supporto alle scelte che il Consiglio comunale sarà tenuto a fare, sarebbe opportuno ragionarci tutti un po’ sopra, dando luogo ad un ampio, seppur spedito, processo partecipativo che attenga alla tutela di un patrimonio architettonico-culturale che riguarda l’intero comparto degli ospedali dismessi, all’interno di un centro storico definito dall’Unesco patrimonio dell’umanità”.

Argo

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