Di proroga in proroga, dalla scadenza del 21 marzo si è passati a quella del 31 e si è ottenuto ancora qualche giorno per inviare la documentazione completa degli interventi in attuazione dei Piani Integrati (d.l. 6 nov. 2021 n. 152) e non perdere i 185,5 milioni destinati ai comuni della Città Metropolitana di Catania.
Potevano essere al massimo tre, non essendo ammessi progetti inferiori a 50 milioni di euro, e 37 comuni etnei avevano già presentato un progetto da 80 milioni di cui Argo ha parlato con un certo scetticismo.
Più che di un progetto si trattava di una somma di micro interventi slegati tra loro, che difficilmente, in rapporto ad un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di così grande portata, avrebbero lasciato un segno tangibile sul territorio.
L’impressione era che ogni Comune, in una lotta contro il tempo, stesse tirando fuori dal cassetto progetti, più o meno significativi, mai realizzati per mancanza di fondi, ristrutturazioni di edifici pubblici, realizzazione di piazze, parcheggi, e perfino strade, proprio quelle che dovrebbero essere accantonate in favore di aree a verde e percorsi di mobilità dolce ciclo-pedonali.
Come temevamo, il progetto, o meglio la somma di ‘progettini’, è stato repentinamente respinto.
Quanto al Comune di Catania, apparentemente rassegnato a cedere la fetta più consistente di finanziamenti ai comuni etnei, aveva presentato un proprio progetto. Più che di un unico progetto si trattava, anche in questo caso, di una serie di interventi da realizzare tra San Berillo, l’area di Corso Martiri (con qualche sconfinamento in zone adiacenti come piazza Teatro Massimo e piazza Pietro Lupo, dove era previsto un parcheggio interrato di cui abbiamo segnalato l’incongruenza) e Librino.
DOCUMENTI
In realtà Catania non aveva rinunciato a poter utilizzare la fetta più grossa della torta ed ha approfittato della bocciatura per contrattare con i comuni etnei la presentazione di un progetto integrato unico da 136 milioni, all’interno dei quali ricavare per sé una fetta più consistente di finanziamenti (20 milioni in più). I restanti 50 milioni (dei 185 complessivi) sono stati lasciati al progetto dei comuni del Calatino.
Cinque comuni dell’area etnea (Gravina, San Gregorio, San Giovanni La Punta, Sant’Alfio e Tremestieri) si sono smarcati da questa operazione e non hanno aderito al nuovo protocollo d’intesa, lasciando in campo solo 32 comuni etnei, che rappresentano circa mezzo milione di abitanti contro i 300mila di Catania città.
Il progetto che potremmo chiamare ‘Catania +32’ ha cercato una apparente organicità, o parvenza di unità, in una suggestiva denominazione, “Una sintesi tra margini urbani. La città della Lava e la città del Mare”, ma rimane in realtà una somma di interventi senza un piano strategico, che – d’altra parte – dovrebbe scaturire dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile della Città Metropolitana, che ancora non c’è.
Per la città di Catania sono confermati gli interventi a San Berillo come “l’estensione di asse alberato e pista ciclabile di via Di Prima”(dove c’è un co-finanziamento Ministero dei Trasporti/Regione siciliana di circa 200mila euro ancora non speso), la realizzazione di spazi a verde e pavimentati tra via Pistone via delle Finanze, e via discorrendo, fino a spostarsi su Corso Sicilia, soprattutto nelle aree limitrofe all’uscita dalla metro, e su piazza Teatro Massimo.
Forse i due interventi più discutibili sono quelli relativi alla piazza Pietro Lupo, sul cui parcheggio interrato in pieno centro storico abbiamo espresso i nostri dubbi, e allo “Urban Center e nuove sedi di Uffici Comunali”, che non si capisce quanti sarebbero, dove verrebbero collocati e quale numero di utenti e impiegati attrarrebbero verso il centro cittadino, con un impatto urbanistico attualmente non valutabile.
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Il progetto relativo a Catania prosegue con interventi sul parco di Librino dove sono previste aree verdi e piste ciclabili per favorire la mobilità dolce, che ci auguriamo vengano davvero portate a termine e poi manutenzionate e non lasciate a se stesse.
Due gli interventi aggiuntivi, per i quali è prevista una spesa equivalente alle risorse di cui Catania si è ri-appropriata, a discapito dei comuni etnei.
Il primo, relativo al Parco Monte Po – Acquicella, è più o meno coincidente con quello proposto da Lipu e altre associazioni, di cui Argo si è più volte occupato. Per realizzarlo sono previsti 17,2 milioni di euro, una cifra importante, proporzionata ad un’opera di grande respiro, che ci auguriamo non incontri eccessive difficoltà di attuazione.
Il secondo localizzato ad Ognina e aree contermini, compresa la ricucitura degli spazi che dalla stazione Ognina portano al mare e al percorso Circum Rail dell’area metropolitana est.
Per quanto riguarda i comuni etnei, vengono individuati 9 nodi progettuali, 6 denominati Circumrail e 3 Greeway. Per ogni nodo è stato individuato un comune con il ruolo di soggetto attuatore, al quale competono le procedure amministrative, come si può leggere nella bozza di Protocollo d’Intesa.
Sempre nel Protocollo leggiamo che “ogni comune potrà presentare progetti secondo un importo complessivo in funzione del piano di riparto”, il che fa pensare che gli interventi non siano ancora definiti, mentre è ormai stabilita la ripartizione delle somme da spendere. Si parte, cioè non dai bisogni ma dall’idea che ci siano soldi da spendere, e bisogna spenderli…
Quanto alla partecipazione dei cittadini e dei cosiddetti portatori di interesse, viene liquidata con un “le parti si impegnano a stimolare e favorire le forme di conivolgimento più ampie ed auspicate” (art.2). E tanto basta…