Qualcosa si muove nel panorama drammatico della dispersione scolastica a Catania.
Che sia drammatico ce lo dice il numero di ragazzi che, a Catania, abbandona la scuola, una scuola priva – ai loro occhi – non solo di attrattiva ma anche di utilità. Soprattutto nelle periferie difficili della città, il luogo di formazione è ormai la strada, dove i giovanissimi vengono catturati dalla prospettiva di facile guadagno offerta dai comportamenti fuori legge.
E’ stata la consapevolezza di questo stato di cose a suggerire a Roberto Di Bella, presidente del Tribunale per i minorenni di promuovere la costituzione, nell’aprile 2021, di un Osservatorio metropolitano per i minori a rischio, una chiamata a raccolta di tutte le istituzioni locali, dal Prefetto al Sindaco, dalla Procura alle forze dell’ordine, dall’Ispettorato del lavoro all’Ufficio Scolastico, perchè si assumano le proprie responsabilità ed intervengano in modo coordinato, facendo ognuno la propria parte, come prevede il Protocollo firmato lo scorso 11 febbraio.
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Tra le novità del Protocollo d’Intesa, l’inserimento dell’obbigo di frequenza scolastica dei figli minori tra le condizioni richieste per ricevere il reddito di cittadinanza, un messaggio molto chiaro e concreto.
Prosegue così il percorso iniziato da Giambattista Scidà che dei minori svantaggiati si era sempre occupato nei lunghi anni della sua presidenza del Tribunale per i minorenni e che sulla dispersione scolastica aveva scritto «nella massa esclusa, di fatto, dalla istruzione, è un potenziale di intelligenza al quale Catania non può rinunciare senza ledersi ed impoverirsi; e in quella massa è parte cospicua dell’elettorato di domani».
L’evasione dall’obbligo scolastico è stata al centro dell’attenzione del Tribunale per i minorenni anche sotto la presidenza di Francesca Pricoco, che – proprio in un’intervista concessa ad Argo – denunciava la perdita di efficacia del lavoro di monitoraggio e contrasto alla dispersione scolatica condotto dall’Osservatorio provinciale sulla dispersione scolastica, attivato nel 2003 dall’Ufficio Scolastico, anche a causa della diminuzione del numero di assistenti sociali in servizio.
Il salto di qualità dell’iniziativa intrapresa da Di Bella sta, innanzi tutto, nell’aver coinvolto non solo personale dell’Ufficio Scolastico, assistenti sociali, insegnanti e dirigenti scolastici, oltre che qualche rappresentante del Tribunale e della Procura minorile, ma le massime autorità delle istituzioni locali, a cominciare dal Prefetto. E nell’aver individuato, in modo circostanziato, gli interventi da compiere e le strategie da seguire.
Un primo, paradossale ma prevedibile, risultato è stato l’aumento delle segnalazioni relative alla dispersione. Altri segnali di novità sono stati, fino ad ora, il fatto che il Comune di Catania abbia bandito un concorso per assumere sessanta assistenti sociali, che l’azienda sanitaria provinciale stia mettendo a punto delle équipe multidisciplinari che possano affiancare la magistratura, che siano in programma tavoli tematici ai quali saranno chiamati a partecipare rappresentanti di altre istituzioni pubbliche e associazioni attive sul territorio.
Tra queste anche le associazioni che fanno parte del “Coordinamento iniziative e monitoraggio PNRR Catania”, di cui anche Argo fa parte. Il Coordinamento ha, infatti, presentato alle istituzioni che compongono l’Osservatorio per i minori a rischio alcune proposte di interventi di riqualificazione urbanistica che possono contrastare il disagio sociale e quindi la devianza minorile, che – come spesso ribadisce Di Bella – deve essere affrontata con misure di carattere sociale.
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Si tratta di proposte che riprendono in forma sintetica quelle presentate il 15 dicembre alla comunità cittadina e consegnate poi all’Amminsitrazione comunale per chiedere che le proposte di utilizzo dei fondi del PNRR vengano inserite in una visione della città basata sulla ‘cura’ e sulla riqualificazione piuttosto che sulla crescita a tutti costi.
Ecco l’incipit del documento presentato all’Osservatorio metropolitano:
“Spesso il disagio sociale e la devianza minorile si verificano in forme parossistiche in zone della città caratterizzate da degrado urbanistico e carenza di luoghi capaci di qualificare positivamente il quartiere favorendo la socialità e la crescita socio-culturale. I minori sono le prime vittime dell’abbandono di intere parti del territorio urbano. Il degrado urbanistico genera disagio sociale.
“Operazioni mirate di riqualificazione urbana, se gestite con intelligenza, attenzione ai fenomeni sociali e coinvolgimento delle realtà del Terzo Settore già presenti, possono dare un contributo significativo al contrasto del disagio sociale e della devianza minorile nei quartieri più “difficili”. Esponiamo qui di seguito alcune proposte operative basate sui nostri approfondimenti in merito all’utilizzo dei fondi PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).”
Il documento, che trovate in forma integrale a questo link, prosegue con analisi e proposte relative, in particolare, ad asili nido, scuole e politiche scolastiche, parchi urbani. Vengono poi avanzate proposte di interventi da effettuare nelle aree di Librino, San Cristoforo e San Berillo.
Nella parte conclusiva del documento, dopo aver riconosciuto la presenza, in città, di una fitta rete di organizzazioni di volontariato e del Terzo Settore, che operano nei quartieri popolari lasciati da decenni in stato di quasi totale abbandono, viene prospettata la possibilità di costituire con tutte queste realtà un Forum Urbano che affronti il tema della dispersione scolastica e delle povertà educative.
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Dove la Politica é assente, dove lo sono le istituzioni preposte ad amministrare, ancora una volta e’ la Magistratura a farsi carico del bisogno della comunita’ . Mi auguro che questo lodevole senso di ulteriore responsabilita’ scoraggi i denigratori sommari e prevenuti di questo ordine dal ripetere che si tratta di desiderio di potenza e di voglia di ingerenza della Magistratura oltre i confini del proprio territorio di competenza.
Credo sia il problema più importante della nostra città sopratutto in periferia. Successivamente, bisognerà garantire un successo formativo mirato all’inserimento lavorativo per esser davvero un’alternativa al malaffare e all inerzia, il tessuto artigianale e industriale dovrebbe ripartire con una politica seria che possa far davvero reinnestare il senso imprenditoriale che identificherebbe la nascita di nuovi posti di lavoro, perché formarli e basta servirà a ben poco.