#PeopleNotProfit, mettere al centro le persone, non il profitto. E’ questo l’hastag, la parola d’ordine che il movimento Fridays For Future ha scelto per il nuovo sciopero globale per il clima di venerdi 25 marzo 2022.
La visione degli attivisti del movimento si amplia, individua nel Nord del mondo il principale responsabile del cambiamento climatico che ha già pesanti ripercussioni sul globo e che minaccia di rubare ai giovani il loro futuro.
“Vengano garantiti i risarcimenti climatici da parte del Nord del mondo” scrivono nei loro documenti, non nella forma di prestiti, ma di finanziamenti per le comunità indigene emarginate a cui vanno restituite le terre con un risarcimento per le perdite e i danni subiti a causa di una crisi climatica che non sono state loro a generare.
Nel chiedere una “ridistribuzione della ricchezza globale, della tecnologia e dell’informazione”, i seguaci di Greta Thunberg dicono anche “basta con i discorsi falsamente ‘verdi’ e le bugie portate avanti nel nome della ‘transizione ecologica’”. Tanto più che la guerra minaccia gli obiettivi climatici, accresce la dipendenza dai combustibili fossili e toglie risorse alla transizione per investirle nelle spese militari. “Non esiste vera transizione ecologica senza piena cooperazione globale, e non esiste piena cooperazione globale senza pace”, concludono.
DOCUMENTI
Questo hanno scritto nel loro documento anche i giovani di Fridays For Future di Catania, che stanno preparando la manifestazione di venerdì, a conclusione della quale vorrebbero essere ricevuti dal sindaco facente funzione, a cui esporre le richieste che riguardano questioni cittadine di interesse collettivo, un piano della mobilità (il Pums che dovrebbe finalmente vedere la luce) che potenzi il trasporto pubblico e favorisca gli spostamenti in bici, la riduzione delle emissioni di carbonio, l’incremento del verde urbano, la riduzione dei flussi di acque meteoriche immessi nel sistema fognario. Tutte richieste tra loro strettamente correlate.
Ma c’è anche una richiesta specifica, che entra nel merito di un’altra importantissima questione ambientale, quella dei rifiuti.
Gli attivisti di FFF non si limitano ad esprimere il loro dissenso nei confronti della decisione della Regione Siciliana di procedere alla costruzione di inceneritori, vogliono intervenire per bloccare il processo di approvazione dell’impianto della SI Energy previsto nella zona industriale di Catania.
Venuti a conoscenza della convocazione di una Conferenza dei Servizi per il giorno 28 marzo, hanno deciso di chiedere ai partecipanti alla Conferenza di prendere posizione rilasciando un “parere negativo agli atti della procedura Via-Vas”. Hanno motivato la loro opposizione in un documento dal suggestivo titolo “Non bruciateci il futuro”, inviato con un mailbombing che ha già avuto inizio.
Danno ambientale su fauna e flora di aree protette come la foce del Simeto, pericolo per la salute umana a causa dell’azione tossica, mutagena, cancerogena degli inquinanti emessi (particolato fine e ultrafine, diossine, furani, acido cloridrico, ossidi di azoto e di zolfo, idrocarburi, metalli pesanti), tipologia di impianto che contrasta con le direttive europee, gli obiettivi del Patto per il Clima e con l’idea di economia circolare che prevede il recupero della materia: questi i contenuti della opposizione.
“Noi siamo attivisti, non pretendiamo di avere conoscenze specifiche su tutte le questioni, ma lavoriamo insieme ad altre associazioni e con gli esperti presenti sul territorio” ci dice Alice, una delle portavoci del gruppo di Catania.
Sono ragazzi giovani, per lo più liceali, e – pur mantenendo il controllo delle decisioni – accettano di buon grado suggerimenti e sollecitazioni di chiunque sia disponibile a collaborare, a titolo personale o a nome di associazioni che si occupano di ambiente.
Diventano via via più consapevoli delle resistenze opposte ad un movimento che ha avuto molto seguito e ha trovato consenso anche tra i rappresentanti delle istituzioni, che non sono andati, però, oltre il plauso apparente.
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“Abbiamo presentato le nostre richieste all’Amministrazione in occasione dello sciopero del 24 settembre 2021, ma nulla è cambiato. Anche a livello mondiale, nonostante sia ormai diffusa la coscienza dei rischi del cambiamento climatico, le emissioni non accennano a diminuire”, prosegue Alice.
“Forse l’unico concreto risultato che abbiamo ottenuto” aggiunge Ruggero “è l’attenzione dell’opinione pubblica”. Anche se non è poco.
Cresce in questi giovani la consapevolezza degli interessi economici che ostacolano i cambiamenti e pesano sulle scelte politiche dei governi. Ma non possono scoraggiarsi e arretrare, per loro è davvero in discussione il futuro.
Sperano anzi che i processi partecipativi, di cui tanto oggi si parla e che sono entati a far parte – almeno sulla carta – delle procedure della Pubblica Amministrazione, permettano alle loro proposte di trovare spazio e si spingono fino a chiedere l’istituzione di un “patto di collaborazione”.
Intanto si impegnano nella diffusione di una cultura consapevole sull’ambiente e sul clima all’interno delle scuole, con il dialogo interpersonale ma anche con momenti di informazione e formazione, che hanno cominciato ad organizzare nelle scuole medie inferiori e superiori.
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