Timpa della Licatia, la sospensione della sospensione. E i lavori ripartono…

Della Timpa della Licatia, della sua bellezza e unicità, della necessità di tutelarla con maggiori vincoli che ne impediscano pesanti alterazioni, abbiamo più volte parlato.

Ne abbiamo evidenziato la rarità come ambiente umido di acqua dolce, l’interesse archeologico dei resti preistorici e classici, delle postazioni militari, dei tronconi dell’imponente acquedotto benedettino, abbiamo anche segnalato la presenza di una vecchia mulattiera ancora percorribile

Su quest’area, in parte appartenente a privati, che hanno persino affidato ad una ditta privata un servizio di sorveglianza per impedire l’accesso ai visitatori, si sono nell’ultimo anno riaccesi i riflettori grazie ad interventi di cittadini ed associazioni interessati alla sua protezione.

Ad accendere la miccia è stata soprattutto la ripresa, da parte della Dusty Immobiliare, dei lavori edili relativi ad un edificio, iniziato nel 2007 e non portato a termine, di cui si è occupata anche la Procura.

Sulla spinta di questo attivismo dei cittadini e dopo una riunione on line della Commissione urbanistica, sollecitata dal Consigliere Bonaccorsi del M5S, Ia Direzione Urbanistica del Comune ha notificato alla Dusty un provvedimento di sospensione dei lavori e nel mese di giugno del 2021 un provvedimento di demolizione della copertura dell’edificio in costruzione e della sua struttura portante (difformi dal progetto per i materiali utilizzati e la configurazione delle falde).

Il resto della costruzione, tuttavia, non veniva interessato dal provvedimento, sebbene il RUP avanzasse qualche dubbio sulle originarie ‘Dichiarazioni di inizio attività’, risalenti al 2007 e 2009, e ne proponesse la verifica

Dal Comune è giunta successivamente un’ulteriore ordinanza di sospensione dei lavori firmata, nel febbraio di quest’anno, solo dal Rup e non dal direttore dell’ufficio, un elemento di cui – non essendo in possesso del documento – siamo venuti a conoscenza tramite un’ordinanza del Tar

Al TAR ha fatto ricorso la proprietà con l’obiettivo di ottenere l’annullamento del provvedimento di sospensione ma chiedendone nelle more, con urgenza, la sospensione, una sospensione della sospensione…

La richiesta dei proprietari è stata accolta, a tamburo battente, dal Presidente della seconda sezione, sulla base delle condizioni di “estrema gravità e urgenza” determinate dalle “evidenziate ripercussioni economiche”, con un decreto di sospensione emanato in attesa che la camera di consiglio deliberasse in modo collegiale.

Vi si coglie l’occasione per evidenziare che il provvedimento del Comune presenta anche delle irregolarità: è stato inviato, via pec, ai proprietari, privo di data e di numero di protocollo. Una criticità non indifferente.

Neanche un mese dopo, il 10 marzo, arriva l’ordinanza della camera di consiglio, che conferma quanto deciso dal Presidente, sospendendo l’efficacia del provvedimento del Comune fino allo svolgimento della prima udienza di merito, fissata per gennaio 2023

Questa delibera della camera di consiglio è molto interessante anche perché vi si evidenziano ulteriori criticità del provvedimento del Comune: il fatto che non sia stato emesso da un dirigente o da un funzionario con apposita delega, e il fatto che gli abusi edilizi contestati non siano stati adeguatamente specificati.

A cosa è dovuta questa paradossale debolezza del provvedimento del Comune? Come mai mancano data, numero di protocollo, firma del dirigente, precisa contestazione degli abusi? Si tratta solo di errori? Non vogliamo spingerci ad ipotizzare contrasti interni all’ufficio o una certa compiacenza verso i ricorrenti, ma certo alcuni interrogativi si pongono e attendono risposta.

Intanto i lavori sono ripartiti…

Argo

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