Schiamila arriva in ospedale con l’ambulanza, estratta dalle macerie di una casa bombardata, ferita all’addome. Ha integre braccia e gambe, c’è speranza per lei, anche se è una bambina sola, senza più mamma e papà.
Viene operata e migliora rapidamente, ma il suo sguardo rimane triste e – soprattutto – non parla. Nessuno riesce a farla parlare, tanto meno a sorridere, non i dottori, non gli infermieri né lo psicologo. Ci riesce un pagliaccio, il Pimpa, di cui Shiamila diventerà la preziosa assistente al capezzale di altri bambini ricoverati.
E’ stato proprio il Pimpa, al secolo Marco Rodari, a raccontare questo episodio venerdì sera nella parrocchia SS.Pietro e Paolo di via Siena, dove ha concluso la sua intensa giornata di incontri, iniziata all’Istituto Penale di Minorile di Bicocca e proseguita al Liceo Scientifico Majorana di San Giovanni La Punta.
Cinque anni nella Striscia di Gaza, poi Siria ed Iraq, a rischiare la pelle sotto le bombe di operazioni militari dai nomi inquietanti e quando “si rischia insieme la pelle, si diventa amici, ed io vivo con loro”. Ci si è fermato inizialmente per caso in Medio Oriente il giramondo Rodari, ora si sente parte di questo mondo di cui ha condiviso le paure notturne e di cui ‘mastica’ la lingua, l’arabo e alcuni dialetti.
Non è stato sentimentale nè retorico il discorso di Rodari, non ha fatto leva sull’onda emozionale suscitata dalla guerra in Ucraina, é stato lucido e impietoso nell’analisi dei meccanismi della guerra e degli enormi interessi economici che di essa si nutrono.
Ha ricordato i 400 conflitti in corso attualmente nel mondo, di molti dei quali sappiamo poco e che comunque sembrano non interessarci, forse perché non ci minacciano da vicino.
Ha parlato di ‘guerra giusta’, citando il milione di morti iracheni e la distruzione di un paese fiorente, invaso per ‘uccidere i terroristi’ e scovare armi proibite che poi – per tardiva ammissione – non c’erano proprio. Ha citato i disatri, individuali e collettivi, conseguenti alle operazioni miltari che vengono rubricati come ‘danni collaterali’.
Ha raccontato delle conseguenze degli ‘embargo’, che pesano sulla vita non dei governi ma delle popolazioni, bloccando l’arrivo di forniture essenziali come quelle ospedaliere e distruggendo l’economia e le possibilità di sopravvivenza.
Ha citato i numeri dell’industria della guerra, che, soltanto nel 2015, ha movimentato 91 bilioni di dollari distruggendo l’equivalente di 14 trilioni di dollari di beni che non saranno mai del tutto ricostruiti e sulla cui ricostruzione si specula. Una enorme quantità di denaro, con un giro di interessi che rende davvero difficile sperare che le cose cambino.
Se la speranza non muore, se dobbiamo provare tutti a contribuire facendo ciascuno la propria parte – ha concluso – è perché ci sono i bambini che hanno sempre la capacità di tornare a sorridere, di aprirsi alla meraviglia,
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Sia benedetto il PIMPA e tutti pagliacci che fanno ridere i bimbi, anche se dietro il trucco piangono