All’Istituto Musco di viale Giovanni da Verrazzano, a Librino, la preside Cristina Cascio non ci è capitata per caso, l’ha scelto e non se n’è pentita, perché è ancora li, da venti anni.
E’ stata una scelta ma anche un ritorno, perché c’era stata per un anno quando era solo un circolo didattico ‘sgarrupato’ che raccoglienva l’utenza non gradita da altre scuole del circondario.
Poi aveva ottenuto il trasferimento in una scuola vicina a casa, per motivi familiari, ma non aveva dimenticato quella scuola malridotta in cui c’erano comunque delle insegnanti che si prendevano cura di bambini che venivano da un constesto complicato. Appena ha potuto c’è tornata, per restarci.
Il circolo didattico era intanto diventato un istituto compensivo, con la sua brava scuola media, ma c’era ancora molto da fare per rendere ordinata e accogliente una struttura che avrebbe così indotto i suoi utenti e le loro famiglie al rispetto del luogo.
Comincia così un percorso che ancora prosegue, “un lavoro corale – dice Cascio – in cui ognuno fa la propria parte”.
Per evitare che auto e moto scorrazzasero negli spazi esterni della scuola o li utilizzassero come luogo di transito, non sono sorte solo le recinzioni ma anche i campi da gioco, resi accessibili ai ragazzi del luogo, che li utilizzano tutt’ora in orario extra scolastico, imparando a sentirli propri e a rispettarli e provvedendo a riparare, a proprie spese, quello che eventualmente danneggiano, anche raccogliendo i soldi necessari pochi euro per volta.
L’istituto è diventato un punto di riferimento per il circondario e la strada anche un set per manifestazioni in cui i ragazzi suonano i loro strumenti, rafforzando il legame con il territorio.
Ad abbellire la struttura con ceramiche, murales, pitture (con cui sono state decorate anche le porte blindate) hanno provveduto gli stessi alunni, guidati dagli insegnanti, a cui ha dato una spinta iniziale la collaborazione con Antonio Presti. Anche in questo caso, il rispetto è nato, e nasce, dal senso di appartenenza, dall’aver contribuito a realizzare cose belle con le proprie mani.
Che l’arte sia ormai nel DNA di questa scuola, ce lo dice la sua storia più recente. Prima la scuola media a indirizzo musicale, ora anche i tre licei, musicale, artistico, coreutico.
L’istituto, infatti. è divenuto, dal 2015, onnicomprensivo, vincendo la battaglia per portare a Librino la scuola superiore. Una battaglia che ha coinvolto tutto il quartiere, le altre scuole, le associazioni, e che non è stata facile.
Dovrebbe essere considerato normale che una popolazione di circa 70mila abitanti, l’equivalente di una città di medie dimensioni, abbia non solo una, ma più scuole superiori. Basta pensare che Acireale ha 50mila abitanti e tutte le tipologie di scuola superiore, e che Pavia, con 70mila residenti, ha anche una prestigiosa università.
Ma Librino è bollato, nell’immaginario cittadino (e non solo), come il luogo dello spaccio, della delinquenza, un luogo pericoloso da cui stare lontani. Hanno contribuito, in gran parte, a questa narrazione i media locali che tralasciano di dire che la maggior parte delle persone che ci vivono sono lavoratori onesti, gente perbene, i cui figli si sobbarcano il peso di faticosi spostamenti per frequentare le scuole superiori ‘in città’.
Come non ricordare il caso dell’Istituto d’Arte, costretto a lasciare, nel 2009, la prestigiosa sede di via Crociferi e in cerca di una soluzione alternativa, ovunque ma non a Librino, opzione rifiutata perché considerata inaccettabile? La conseguenza fu quella di ‘imporre’ alla collettività il costoso affitto del prestigioso edifcio di via Vittorio Veneto per poi rassegnarsi a occupare l’attuale sede di Nesima.
Cosa mancava a Librino per essere ‘degno’ di ospitare l’Istituto d’Arte? Forse una cosa sola, quella che tuttora risulta non adeguata, ma a cui si potrebbe ovviare se ci fosse la volontà politica di farlo: la frequenza e la pluralità dei collegamenti.
Un problema di cui si continua a chiedere oggi la soluzione, con particolare insistenza da quando Librino ha le sue scuole superiori, l’Alberghiero presso l’Istituto Pestalozzi e i tre Licei del Musco.
Di questi licei, soprattutto il coreutico, uno dei sei presenti in tutta la Sicilia, è frequentato da alunni che vengono dal centro città, dalla provincia e anche da fuori provincia.
Parliamo di una tipologia di scuola della quale viene autorizzata la costituzione solo dopo una complessa procedura che prevede una convenzione con l’Accademia della danza e la possibilità, da parte dell’Istituto, di garantire particolari requisiti come ampi spazi da destinare alle sale di danza o bagni forniti di docce. Un fiore all’occhiello, dunque.
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D’altra parte, a favore di una scuola che funziona e in cui si sta bene parla la stabilità del corpo docente e del personale amministativo, e anche la ridottissima dispersione scolatica, del tutto assente alle superiori.
I ragazzi di Librino hanno adesso la possibilità, restando nel quartiere, di seguire un corso di studi completo, dalla materna all’esame di stato.
E, visto che ormai arrivano alunni provenienti da altre zone della città e da fuori Catania, possiamo dire che l’apertura delle scuole superiori rappresenta per Librino il ribaltamento di un paradigma, nel senso che la cosiddetta città-satellita comincia a diventare una meta da raggiungere.
Solo l’apertura dell’ospedale San Marco ha avuto un effetto simile, dal momento che mai le istituzioni hanno capito l’importanza di una richiesta avanzata da tempo dalle associazioni del territorio, quella di portare a Librino un ufficio comunale, un assessorato, una sede istituzionale, per raggiungere la quale ci si debba muovere ‘verso’ il quartiere, ottenendo quell’effetto di scambio, di interazione, che avviene quando ci si sposta da una parte all’altra della stessa città.
Chi viene scopre che a Librino ci si può muovere agevolmente, in spazi ampi e ariosi, senza problemi di traffico o parcheggio, senza rischi per la propria incolumità.
E questo non perché manchino i problemi, per esempio quello di un impianto troppo dispersivo che non facilita la socializzazione o quello dell’assenza di luoghi di incontro, a partire dalle piazze.
Ma sono problemi ben diversi da quelli di cui si vocifera e che sono sì da affrontare e risolvere ma perché ci stiano bene i residenti.
Scuola stupenda,con insegnanti davvero molto brave.
Complimenti alla preside per il suo grande lavoro.
Vita vissuta…anche quando facevo il linguistico io al boggio lera si parlò di succursale a librino e molti genitori e anche professori inorridirono e preferirono piuttosto i devastanti turni pomeridiani!!! E come ci disse una volta un supplente, fate i gemellaggi all’estero e poi i ragazzi del corso Italia non sanno dov’è “U furtinu”
Scuole e servizi a Librino sono doverosi, non se ne dovrebbe nemmeno discutere! Era ora! Bene!
La preside Cristina Cascio è un vanto non solo per il quartiere di Librino, ma per l’intera città.
Io ho avuto il privilegio di insegnare solo un anno, perché precaria anche con oltre trent’anni di lavoro in un scuola paritaria: il Leonardo da vinci Catania. Sono stata bene per la serietà con cui viene gestita la scuola, per le meravigliose colleghe con cui ho legato un rapporto di stima reciproca e un ‘ utenza difficile ma che mi spronava perché mi faceva sentire utile.Io che venivo dalla scuola più ” IN” di Catania, adesso mi ritrovavo a lavorare in una zona difficile e con degli alunni imprevedibili. Qualche collega aveva scommesso sulla mia ” Fuga” ma non aveva messo in conto il mio amore per l’insegnamento e la fortuna di stare alla Musco
Volevo ringraziare tutti, ma proprio tutti. Un’esperienza che porterò sempre nel cuore ❤.