Qual è la città che vogliamo? E’ da una idea di città che dobbiamo partire affinchè ogni intevento sul tessuto urbano risulti coerente ad una visione complessiva e non basato sull’improvvisazione o su interessi di parte.
A partire da questa premessa, il ‘Coordinamento iniziative e monitoraggio PNRR’ ha esposto al sindaco Pogliese, all’assessore Trantino e al direttore dell’Urbanistica Bisignani, la propria visione della città, basata sulla ‘cura’ e non sull’espansione e quindi sul consumo di suolo o su interventi edilizi che possono sconvolgere la fisionomia, in particolare, del centro storico.
L’incontro con l’Amministrazione di martedì 18, convocato dal sindaco su sollecitazione del Coordinamento, costituisce – si spera – il primo passo di un percorso di interlocuzione che dovrebbe rendere effettiva la partecipazione dei cittadini alle scelte sulla destinazione dei fondi stanziati, una partecipazione espressamente prevista nel protocollo del PNRR come condizione imprescindibile per garantire la tutela dell’interesse generale.
La reazione positiva del sindaco alla posizione espressa dal Coordinamento potrebbe essere motivo di speranza se fosse confermata dalle scelte concrete che saranno effettuate dall’Amministrazione.
Al momento non è possibile, tuttavia, non notare le contraddizioni che sono emerse già nel corso dello stesso incontro, quando Pogliese ha accennato ai progetti che il Comune e la Città Metropolitana intendono realizzare con la prima tranche di finanziamenti previsti per Catania.
Il primo di questi progetti è, infatti, il dislocamento in altra sede del Villaggio Santa Maria Goretti, soggetto ad allagamenti ogni volta che si verificano piogge intense. La Giunta vorrebbe reinsediare gli abitanti del Goretti in una area libera di Librino, anche se è consapevole di poter attuare questo progetto solo se avrà l’immediato consenso della totalità dei residenti, perché le contestazioni impedirebbero di realizzare il progetto entro i tempi molto stretti imposti dal PNRR.
La prospettiva, comunque, non piace ai residenti di Librino, che da tempo si oppongono a nuove edificazioni perché – come ribadiscono ad ogni occasione – Librino non ha bisogno di altri edifici ma di servizi e di collegamenti veloci e frequenti che consentano ai suoi abitanti di sentirsi parte integrante della città e a chi risiede altrove di raggiungere comodamente e rapidamente la ‘città satellite’.
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Ricostruire il Goretti a Librino sarebbe, d’altra parte, in evidente contrasto con lo “zero consumo di suolo” rivendicato a parole dal sindaco.
Quanto alla questione dei collegamenti di Librino con il centro città, da realizzarsi con una gestione dei mezzi pubblici (bus, metro, ferrovia) che tenga conto dei bisogni delle aree periferiche, non è un caso che sia stata riproposta dalla dirigente dell’istituto onnicomprensivo Musco di Librino, Cristina Cascio, i cui licei, soprattutto il coreutico, uno dei pochi esistenti in Sicilia, può essere con difficoltà raggiunto dagli iscritti che provengono anche da fuori provincia.
Rientra nella ‘cura’ della città anche l’eventuale, ma non scontata, risposta ad altre richieste avanzate dai rappresentanti delle associazioni di Librino, come quella relativa agli spazi di aggregazione di cui il quartiere è privo o alla sede di cui le associazioni avrebbero bisogno per svolgere le proprie attività.
Così come nella ‘cura’ della città rientrano sollecitazioni di altro tipo, frutto del lavoro preparatorio fatto sul documento. Ad esempio quella a redigere il piano per l’Oasi del Simeto, atteso da decenni, o a realizzare il grande Parco Monte Po – Acquicella, che non è solo un progetto di forestazione urbana ma anche di ricucitura urbanistica e sociale delle periferie, o a potenziare l’assistenza sanitaria territoriale utilizzando opportunamente le strutture sanitarie dismesse, come il Vittorio Emanuele o l’Ascoli Tomaselli o a prendere di petto la irrisolta questione del disagio abitativo sofferto dai più fragili. Tutte proposte che potrebbero essere accolte dall’Amminsitrazione o lasciate cadere nel vuoto.
Poco coerente con il proposito di ‘cura’ che il sindaco ha dichiarato di condividere potrebbe rivelarsi l’altro progetto a cui Pogliese ha fatto riferimento per l’utilizzo dei fondi europei, quello incentrato su San Berillo. Parliamo di una parte importante del centro storico, con una fisionomia caratteristica ed omogenea che andrebbe salvaguardata ma rischia di essere stravolta da interventi non appropriati e di dubbia legittimità, alcuni dei quali già autorizzati dall’Urbanistica.
Non conosciamo in cosa consista questo progetto, vorremmo quanto meno che – prima di passare all’eventuale fase operativa – l’Amministrazione aprisse un confronto pubblico che coinvolga anche il Coordinamento, di cui tra l’altro fanno parte associazioni che operano da tempo nel quartiere.
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Se il dialogo tra cittadini e Amministrazione deve essere concreto e fecondo, capace di cogliere l’occasione dei finanziamenti straordinari oggi disponibili per dare una risposta ai bisogni reali della città, c’è ancora molto da fare.
Le associazioni in primis sono chiamate a potenziare il loro impegno sia coordinandosi meglio tra loro sia individuando proposte progettuali valide, in grado di intercettare i bandi che via via usciranno.
Quanto all’Amminsitrazione, deve garantire la trasparenza delle sue scelte. Di più. Come previsto dal protocollo, deve “tenere conto dei contributi dei portatori di interesse” e impegnarsi a rendere effettiva la partecipazione.
La prima cosa da fare, a cui nell’incontro si è solo accennato, ma su cui sarebbe stato opportuno insistere, è la creazione di uno strumento reale di partecipazione, che potrebbe essere un portale dedicato al PNRR all’interno del sito web del Comune.
L’Amministrazione dovrebbe utilizzarlo per far conoscere i bandi che vengono via via pubblicati e i progetti a cui sta lavorando, mentre le associazioni e le parti sociali potrebbero servirsene per avanzare le loro proposte ed esprimere eventuali perplessità e critiche.
Non si può infatti parlare di partecipazione se i cittadini, le associazioni e gli altri portatori di interesse vengono informati a cosa fatte, senza poter incidere sulle scelte e sulle decisioni.
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