“Nella risposta alla pandemia, in termini di accesso globale ai vaccini, nessun passo decisivo e concreto è stato impresso per la definizione di strategie e strumenti di medio e lungo periodo, che di fronte a future pandemie, permettano di cambiare il paradigma e mettere fine alle vergognose disuguaglianze nell’accesso alle cure e ai vaccini”
Così hanno dichiarato Sara Albiani policy advisor di Oxfam Italia e Rossella Miccio, presidente di Emergency, a conclusione della Ministeriale Salute del G20 che ha avuto luogo a Roma lo scorso 6 settembre 2021.
I dati sono eloquenti: nei paesi ad alto reddito quasi il 60% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre in quelli a basso reddito appena l’1,4%.
Si parla di fallimento morale, ma il British Medical Journal è arrivato a chiedersi se non possa essere considerato un crimine contro l’umanità.
Si tratta anche di un fallimento di politica sanitaria globale. Vaccinare solo una fetta (per altro minoritaria) della popolazione mondiale e lasciare che il virus circoli indisturbato nei paesi a basso e medio reddito, semplicemente significa lasciare le porte aperte a pericolose varianti.
E infine è un fallimento economico. Recente è il report dell’Economist, sull’impatto della disuguaglianza nell’accesso ai vaccini contro il Covid 19, che costerà all’economia globale 2,3 trilioni di dollari nel periodo 2022-25.
“L’inerzia dei governi è inaccettabile. – hanno aggiunto Albiani e Miccio – La dichiarazione adottata oggi dalla Ministeriale Salute, al netto di importanti dichiarazioni di principio, per altro condivisibili, sui vaccini come bene pubblico globale, non offre risposte concrete alla sfida più drammatica e urgente posta dalla pandemia.
“Abbiamo bisogno adesso di soluzioni, di un vaccino per tutti ovunque, non di un vaccino per pochi a difesa degli interessi di alcuni. Nella migliore delle ipotesi, un posizionamento più chiaro in proposito sarà demandato al summit dei leader del G20 di fine ottobre.
Nella peggiore, si continuerà a navigare a vista, perpetrando il sistema vigente: Covax, donazioni delle dosi (iniziative lodevoli, ma al momento insufficienti), licenze volontarie e generico supporto al trasferimento tecnologico”.
È una corsa contro il tempo, nella quale siamo già drammaticamente in ritardo. Servono soluzioni più incisive, coraggiose, che rivedano il sistema monopolistico che tutela la proprietà intellettuale delle case farmaceutiche, che sostengano con forza il trasferimento di tecnologie e know-how, che intervengano a supporto della capacità produttiva a livello globale.
Ormai un anno fa India e Sud Africa hanno presentato all’Organizzazione Mondiale del Commercio una proposta di sospensione dei brevetti; più di un anno fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato la prima “call to action” per la condivisione della tecnologia e del know-how sui vaccini Covid-19. Nel frattempo il virus continua a circolare, le persone a morire e i vaccini a scarseggiare.
Dall’inizio della pandemia a livello globale i morti sono stati 4.5 milioni, secondo le stime ufficiali. Tuttavia proprio di pochi giorni fa è l’aggiornamento delle stime elaborate dall’Economist secondo cui le morti in eccesso a livello globale dall’inizio della pandemia, hanno raggiunto un totale di 15 milioni
A maggio, il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva chiesto un impegno globale per assicurare che entro fine settembre in ogni paese del mondo la copertura vaccinale fosse del 10%, obiettivo di per sé bassissimo e che comunque in molti paesi non sarà possibile raggiungere se si conferma il trend attuale.
Appellandosi ai leader del G20, Albiani e Miccio chiedono che venga recuperato nel summit finale “il coraggio e l’ambizione per intraprendere un reale cambio di rotta adottando misure, come la sospensione dei monopoli sui vaccini, la condivisione della tecnologia e del know-how, che possano disinnescare la spirale di disuguaglianza nell’accesso alle cure che la pandemia ha ulteriormente esacerbato, rendendo così attuale e non solo dichiarato il principio dei vaccini come bene pubblico globale”.