Un materiale povero, il basalto lavico, è diventato la base per realizzare opere d’arte con la tecnica della ceramizzazione della pietra lavica.
Ne è stato pioniere Barbaro Messina che, dagli anni sessanta, conduce una ricerca per ricavare il massimo delle possibilità da questa tecnica, per la quale ha avuto anche un riconoscimento dell’Unesco, l’inserimento nel Registro delle Eredità immateriali di Sicilia.
L’avventura artistica di Barbaro Messina ha inizio a Paternò, suo borgo natale, una città che affonda nel neolitico le radici della sua lunga storia e sorge tra il Simeto e l’Etna, in un’area ricca di acque e di cave di argilla, la cui estrazione – ci ricorda il maestro – costituiva fino agli anni sessanta una attività economica rilevante.
Messina ci racconta la sua vicenda, da quando, negli anni sessanta, faceva ritratti ai passanti per duecento lire, ma aveva abbastanza curiosità, ambizione e coraggio, per proiettarsi altrove.
La ceramica locale lo incurisce ma non gli basta, a Caltagirone c’è ancora poco, Santo Stefano di Camastra è ferma alla terracotta. Ci sono molti artigiani locali che lavorano attivamente ma nelle fornaci si fa solo il cotto fuso, oppure si producono ‘bummuli’ e ‘quartari’ che vengono mandati in giro per il meridione, anche continenale.
L’argilla caolinica ha grande mercato ma nessuno fa ceramica. I motivi floreali o le figure del mito greco sono usati come decori, ma realizzati a freddo.
Messina inizia a viaggiare, va al Nord, gira per i centri della ceramica di tutta Italia, si sposta in Francia, Spagna, Tunisia, Marocco.
Tornato, prova ad utilizzare il materiale locale, la lava. A partire da pezzi di lava di piccolo formato, verifica che la ceramizzazione del basalto lavico è possibile.
Barbaro pensa già in garnde, vuole realizzare dei tavoli di grande dimensioni, anche due metri, e ha bisogno di chi gli tagli delle grandi lastre.
Trova un marmista a Fossa Creta e riesce a fatica a convincerlo che fa sul serio e ha bisogno di queste lastre di grandi dimensioni che nessuno allora richiedeva. Per le rifiniture si rivolge a dei marmisti di Belpasso, ma non è facile convincerli a collaborare con un progetto troppo nuovo: la reazione più comune è l’incredulità.
La sua ricerca non è solo tecnica, riguarda anche i temi, che devono essere rappresentativi del territorio, della sua identità.
Il passaggio cruciale sarà la partecipazione ad una mostra a New York, nella prima metà degli anni Settanta. Lì arriva con la sua lava maiolicata e ha successo, torna con fascio di ordini da eseguire.
Per esportare questi lavori ha serie difficoltà perchè la lava non è elencata fra i materiali classificati come esportabili. Alla fine, mettendo in movimento Camera di commercio, Provincia, Regione, arriva il riconoscimento della lava come materiale, non povero ma addirittura di pregio.
La produzione della ceramica non è più, oggi, un’arte povera, è diventata una fetta importante dell’economia siciliana, anche se Messina rivendica l’originalità delle proprie ceramiche che sono diverse non solo da quelle di Faenza o di Deruta ma anche da quelle di Caltagirone. “Il nostro è un materiale locale, etneo, che dà lustro al nostro territorio, e i cui decori valorizzano la nostra cultura e il nostro paesaggio”.
Dal 1998 Messina ha istituito, a Nicolosi, la Scuola Museo della Ceramica su Pietra Lavica dell’Etna, in cui forma nuovi artigiani trasmettendo il proprio sapere e la propria esperienza.
A Paternò è rimasta l’azienda che realizza ed esporta in tutto il mondo piastrelle, pavimenti e complementi di arredo come piani-cucina, tavoli, lavabi, progettati anche in collaborazione con architetti e designer di fama internazionale, con il marchio Le Nid.
La maggior parte del prodotto va oltralpe o altre oceano, il resto raggiunge il Nord Italia, molto poco – purtroppo – il Sud.
La ricerca tecnica, nel frattempo, continua, sul linguaggio e sui materiali.
Fino al 15 agosto a Nicolosi, in piazza Vittorio Emanuele, si possono ammirare i lavori del maestro e quelli degli alunni della Scuola Museo. E’ infatti in corso la mostra ‘Sinfonia di colori identità etnea’, inaugurata lunedì 9 in occasione del ventennale del genellaggio tra Nicolosi e la cittadina abbruzzese Città Sant’Angelo.
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…
Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…