Una decina di ragazzi, in giro per le strade di Librino, del Pigno, di San Giorgio, del Villaggio sant’Agata, inquadrano con le telecamere bambini che giocano, persone con i pacchi della spesa, il degrado edilizio dei palazzi.
Intervistano i residenti, anziani e soprattutto giovani, a cui chiedono di raccontare quello che non va dei loro quartieri e quello che vorrebbero per migliorarli.
I videomaker sono alunni del liceo artistico ad indirizzo audiovisivo e multimediale dell’Istituto Onnicomprensivo Angelo Musco di Librino, una delle scuole superiori approdate – dopo molte battaglie – in questa periferia difficile ma bellissima di Catania.
Sono belli i paesaggi, con la vista del mare e della montagna, sono ampie le strade senza problemi di traffico, è presente il verde – sia pure trascurato – che manca in molte parti del centro, sono vivaci e attive le associazioni che operano nel territorio.
Ma, a ragione, i residenti lamentano l’abbandono da parte delle istituzioni, con un’amministrazione comunale assente e uno Stato che è rappresentato quasi soltanto dalla Scuola.
E tra la scuole l’Istituto Musco, che ha una dirigente, Cristina Cascio, impegnatissima nella cura dell’istituto, oltre che molto presente nelle vicende del quartiere, e un corpo insegnante con punte di eccellenza. E che comprende – da qualche anno – oltre alla scuola dell’infanzia, elementare e media, anche il liceo musicale, quello coreutico e, come dicevamo, l’indirizzo multimediale del liceo artistico.
Guidati dalla loro insegnante di “Laboratorio audiovisivo e multimediale”, Sonia Giardina, i giovani sono stati impegnati in varie ‘uscite’ didattiche, entrando così in contatto diretto con le persone che abitano quest’area e con le sue strutture più significative: esempi di abbandono e degrado come il teatro Moncada o di recupero, sia pure contrastato da atti di vandalismo, come il campo San Teodoro, gestito da I Briganti.
A Sonia Giardina abbiamo chiesto di spiegarci meglio come è nata l’idea di questo documentario, e come è stato impostato il lavoro con i ragazzi.
L’idea del documentario – ci racconta Sonia – è nata quasi due anni fa. Era appena stato pubblicato il bando Monitor 440 – Visioni Fuori Luogo, promosso da MIUR e MiBAC, per lo sviluppo della didattica del linguaggio audiovisivo nelle scuole. Precisamente il bando mirava alla realizzazione di ‘corti’ sulle criticità delle aree periferiche e disagiate. Conoscendo la periferia sudoccidentale della nostra città, è stato immediato pensare ad un documentario sulla carenza di spazi di aggregazione, in quanto si tratta di un problema che amplifica spesso il disagio e le difficoltà che molti ragazzi già vivono.
Entrando nel merito della organizzazione dell’attività del laboratorio, ci spega che Il lavoro è stato articolato in due moduli, uno rivolto agli studenti dell’Artistico e l’altro a quelli del musicale.
I ragazzi del Musicale, guidati dai professori Verdiana Pinto e Rosario Gioeni, hanno composto e registrato la colonna sonora e, parallelamente, gli studenti dell’Artistico, attraverso attività laboratoriali da me dirette, si sono occupati in una prima fase della progettazione del documentario e della pre-produzione, successivamente sono passati alla realizzazione delle riprese e infine hanno curato il montaggio.
I ragazzi – prosegue – attraverso un approccio molto diretto e pratico hanno così sperimentato le diverse fasi di una produzione audiovisiva e il lavoro di équipe. In particolare, hanno vissuto l’esperienza documentaristica scoprendo l’importanza dell’incontro con il reale e raccontando attraverso le immagini le contraddizioni della realtà che vivono ogni giorno. Inoltre grazie a questo progetto, gli studenti sono stati in luoghi che non conoscevano, come il teatro Moncada e l’ex scuola Brancati. Insomma, la realizzazione di questo documentario è stato un modo per riappropriarsi del territorio, per riprendersi una periferia dimenticata dove vive anche gente che, malgrado tutto, lotta e crede ogni giorno in un futuro migliore.
Le chiediamo di darci qualche informazioni sulle attrezzature utilizzate e su come la pandemia abbia condizionato le attività.
Sono state utilizzate principalmente – ci dice – le attrezzature audio e video della nostra scuola, ma in alcuni casi siamo stati affiancati da Zammù TV, la web-tv dell’Università di Catania, che ha messo a disposizione strumentazioni e professionisti. È stata una collaborazione importante che ha dato ai ragazzi anche un’occasione di confronto e di crescita professionale.
Quanto alla pandemia, rispettando le norme anticovid, abbiamo portato avanti il progetto così come previsto in fase di progettazione. Abbiamo iniziato lo scorso febbraio con incontri settimanali, e per oltre due mesi abbiamo lavorato senza intoppi. Solo alla fine abbiamo incontrato serie difficoltà a causa di alcuni studenti positivi nel nostro gruppo.
C’è un’altra cosa che vorremo sapere da Sonia, riguarda la provenienza degli alunni che frequentano i licei Musco. La battaglia per avere la scuola superiore a Librino tendeva, infatti, non solo a soddisfare le esigenze dei giovani residenti che avrebbero potuto proseguire gli studi successivi alla scuola media senza allontanarsi troppo da casa, ma anche la possibilità di ospitare nelle scuole di Librino studenti provenienti da altre zone della città.
Come ci spiega Sonia, questo è avvenuto solo in parte. Gli studenti dei nostri licei sono principalmente dei quartieri di Librino, Zia Lisa, San Giorgio, Pigno, Villaggio Sant’Agata. Il liceo coreutico, invece, essendo l’unico presente nella provincia di Catania, ha un’utenza assai eterogenea e ci sono alcuni studenti che non sono neppure di Catania.
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Una vera eccellenza per la nostra città. Grazie per aver mostrato il volto assai sconosciuto a molti catanesi.
una bella esperienza anche dal punto di vista didattico