Istruzione e lavoro, questo il tema della sessione catanese del G20, un forum di cui fanno parte i 20 paesi più industrializzati del mondo.
Catania ha tentato di “farsi bella” per l’occasione, ma l’Etna e la sua terra hanno impietosamente messo in rilievo l’incapacità di gestione della città da parte della Giunta Pogliese. Piazza Dante è stata militarizzata e, per tutta la giornata del 22 sorvolata da elicotteri, ma, tolti i cassonetti dell’immondizia (in questa zona non esiste la raccolta differenziata), i cittadini hanno continuato ad accumulare rifiuti negli stessi luoghi accatastandoli uno sull’altro.
In un Paese fortemente provato dalla pandemia e scosso da quanto sta accadendo nella logistica, per l’assassinio del sindacalista del Si.Cobas, Adil Belakhdim, davanti all’ingresso del centro distribuzione Lidl di Briandate (Novara) e dal prossimo sblocco dei licenziamenti, è quasi impossibile trovare negli incontri del G20 le risposte attese.
E’ quanto ha sottolineato un variegato cartello di forze sociali e politiche, nato sul modello del movimento antiliberista dei primi anni del nuovo secolo, oggi, peraltro, ricorre il ventennale delle grandi manifestazioni no global di Genova, che ha provato a condividere una diversa lettura del presente.
“Al di là degli esiti fallimentari di queste riunioni, soprattutto in un periodo come quello attuale segnato da una conflittualità sempre crescente fra i Paesi che parteciperanno al forum, riteniamo fondamentale utilizzare anche questa occasione per ribadire che è possibile parlare di futuro solo se si rimettono in discussione gli attuali “equilibri”, che producono guerra, devastazione ambientale, sfruttamento, sessismo, razzismo e negano il diritto al lavoro, alla salute, alle cure, alla casa e all’istruzione.
Soprattutto in una fase, come quella attuale, nella quale la pandemia ha drammaticamente esasperato disuguaglianze e discriminazioni. A partire dalla mercificazione della scuola e del sapere, dalla precarizzazione della vita e del lavoro, in particolare di quello femminile”.
Due gli appuntamenti più significativi: un convegno internazionale, giorno 21, e il corteo di protesta, giorno 22.
Un convegno (promosso fra gli altri da Cobas, La RagnaTela, Rete Antirazzista Catanese, PCI e PRC) che, come ha scritto Pinella Leocata su La Sicilia, “ha visto la partecipazione di decine di relatori provenienti da varie parti del mondo -alcuni in presenza altri in rete – concordi nel sostenere la necessità di rimettere in discussione gli attuali equilibri [internazionali]”.
E’ iniziato con un minuto di silenzio in ricordo di Adil e il primo intervento è stato di un docente palestinese, per ribadire il diritto all’esistenza e a uno stato per questo popolo. Al centro della discussione il rifiuto di pensare la scuola e la ricerca subordinate alle esigenze del mercato, ridotte a enti di addestramento della nuova forza lavoro, incapaci di formare giovani generazioni critiche e autonome.
In questo senso, preoccupa non poco la destinazione dei famosi fondi europei, che, almeno secondo i piani del governo Draghi, non sono destinati a migliorare l’edilizia scolastica, eliminare le ‘classi pollaio’, garantire personale in misura adeguata (più di 200.000 i precari nell’ultimo anno scolastico) e investimenti in assenza dei quali non si può parlare di diritto allo studio.
In sostanza, una preparazione funzionale alle esigenze delle imprese e un futuro di lavoratori segnato dalla precarietà, come evidenziato nell’intervento di un rider che ha descritto minuziosamente le condizioni di lavoro di questa categoria di lavoratori, nonostante, per sfruttarli meglio, siano inquadrati come autonomi, o, come viene detto più pomposamente, liberi imprenditori.
Ancora, si è ragionato sui passi indietro che la pandemia ha ulteriormente determinato rispetto alla condizione delle donne, a partire dai licenziamenti.
Ma sono state indicate anche alternative, come nel caso del Movimento No Cap, “La prima rete internazionale anti caporalato che vuole diffondere un modello per rendere sempre chiara la tracciabilità lungo tutta la filiera dei prodotti agricoli, dalla produzione alla trasformazione e alla commercializzazione”.
O come nel messaggio inviato dal Chiapas sull’organizzazione delle scuole in quel territorio, che rappresentano uno strumento di crescita e liberazione. Con un impegno finale a proseguire dibattiti e interlocuzioni, a non “perdersi di vista”.
Il corteo, giorno 22 pomeriggio, si è svolto in una città militarizzata, con molte zone ‘rosse’, a partire da via Etnea. Ciononostante almeno un migliaio di manifestanti ha sfidato i divieti e il caldo catanese.
Un corteo dedicato innanzitutto ad Adil (ma era presente anche il ricordo di Carlo Giuliani, ucciso a Genova nel 2001), segnato dalla presenza delle forze sindacali di base, dei partiti della sinistra “extraparlamentari”, ma, soprattutto, da tanti giovani che non si sentono e non vogliono essere invisibili e non accettano che la supposta modernità si traduca in un futuro di precarietà e senza diritti.