100 giorni in barca a vela per riflettere sul proprio percorso di crescita, approfondire conoscenze e informazioni, abituarsi, in un luogo/spazio particolare e sicuramente difficile da gestire, a relazionarsi meglio con gli altri.
Un’iniziativa indirizzata a quelle ragazze e quei ragazzi, tra i 14 e i 18 anni, “che hanno incontrato difficoltà a seguire con profitto il ciclo di studio o di formazione”.
Aperto, anche, a quanti fanno momentaneamente parte del circuito penale minorile.
“A scuola per mare”, questo il nome del progetto, finanziato dall’impresa sociale “Con i Bambini”, che fra pochi giorni avvierà il modulo primaverile.
‘Centro Koros’ è una delle associazioni partner e ha già partecipato al modulo autunnale con una ragazza di Catania.
Francesca Andreozzi (Presidente del Centro Koros) sottolinea la particolarità del progetto, che coinvolge cinque regioni italiane e associazioni presenti nei diversi territori, responsabili dell’individuazione dei partecipanti e della “personalizzazione” degli obiettivi.
“Il modulo autunnale si è svolto con una formula ridotta di 50 giorni, a causa della situazione pandemica. È stato ancora più importante, dopo il periodo di lockdown che ha visto tantissimi ragazzi chiusi a casa a seguire la didattica a distanza”.
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In autunno, prosegue la presidente, “è partita una ragazza che, durante i mesi di lockdown, aveva totalmente abbandonato il suo percorso di formazione. L’esperienza le è servita non solo come rimodulazione dello studio e completamento del suo percorso, che infatti ha ripreso nei mesi successivi, ma soprattutto come esperienza di gruppo e di socializzazione dopo mesi di isolamento. Adesso ha ripreso l’ultimo anno del percorso di formazione che sta frequentando con interesse”.
Tra i protagonisti della prossima partenza un ragazzo di Siracusa inviato dall’Ussm (l’ufficio dei servizi sociali per i minorenni), che frequenta il quarto anno dell’Istituto Nautico. In quest’ultimo caso, oltre agli obiettivi generali, validi per tutti i partecipanti, il ragazzo utilizzerà questa esperienza anche “per capire se il mare è il suo futuro e se lui è fatto per questo tipo di vita. Il suo sogno, infatti, è quello di imbarcarsi e lavorare nella marina mercantile”.
Per comprendere meglio l’articolazione dell’iniziativa e il lavoro di rete che viene sviluppato prima della partenza, Francesca Andreozzi sottolinea che “il progetto è stato condiviso con tutte le figure di riferimento più importanti, quindi con la famiglia ma anche con i Servizi che seguono il ragazzo già da tempo, e soprattutto con la scuola.
Il ragazzo, infatti, nell’ultimo anno è rimasto indietro anche a causa della situazione sanitaria generale e della frequenza a distanza. Da parte di tutti gli insegnanti c’è la volontà di sostenerlo nel recupero di tutte le materie in un modo alternativo”.
Proprio per rimotivare l’allievo nello studio, durante il viaggio sarà mantenuto un rapporto costante con la scuola, che prevede, se possibile, anche momenti di verifica in itinere per “recuperare” e iniziare, a settembre, l’ultimo anno di studio.
In una situazione, come in particolare quella siciliana, dove l’abbandono scolastico è un fenomeno particolarmente diffuso, tutti i progetti che concretamente offrono alternative credibili andrebbero sostenuti e diffusi.