Spazi comuni non illuminati, funzionamento intermittente dell’ascensore (e su 14 piani non è una carenza di poco conto), difficoltà nella fornitura dell’energia elettrica.
A due mesi circa dalla consegna dei 96 alloggi dell’ex Palazzo di Cemento, oggi Torre Leone, emerge la qualità non ottimale dei lavori realizzati e la conseguente comparsa di problematiche, più o meno gravi, all’interno degli appartamenti.
Ad esse si aggiunge, dato il numero delle famiglie coinvolte, il rischio di una difficile gestione della vita condominiale, dato che il Comune non ha provveduto neanche a nominare un amministratore, nonostante la gestione di questo edificio competa all’Amministrazione, come quella di tutti gli immobili che fanno parte del suo patrimonio.
Il Sunia e le associazioni della Piattaforma per Librino, nelle persone di Giusi Milazzo e Sara Fagone, che seguono da vicino la situazione e tengono i contatti con gli assegnatari, hanno segnalato con insistenza le problematiche emerse e hanno chiesto conto al Comune di varie inadempienze come la documentazione incompleta che impedisce agli assegnatari di stipulare i contratti per la fornitura del gas, e via discorrendo.
Hanno anche chiamato a raccolta la stampa ed emesso un Comunicato, chiedendo la convocazione di una conferenza dei servizi “per definire una ‘road map’ delle azioni da intraprendere in tempi brevi”,
Molti dei problemi che si trovano ad affrontare gli assegnatari di Torre Leone sono comuni ad altri edifici dell’area, sono l’indicatore del lento e costante abbandono in cui Librino è caduto, del disinteresse che le varie amministrazioni hanno dimostrato verso migliaia di famiglie lasciate sole ad affrontare un quotidiano reso difficile proprio dall’incuria delle istituzioni, ancor prima che dei gesti di inciviltà di una piccola parte dei suoi abitanti.
Nel caso dell’ex Palazzo di Cemento la situazione è particolarmente grave proprio per il carattere simbolico che questo edificio aveva assunto come emblema di illegalità e potere mafioso.
Al momento della consegna degli appartamenti agli assegnatari il sindaco Pogliese, dopo aver parlato del palazzo come “centrale dello spaccio e del malaffare”, si era vantato (dimenticando di non essere stato lui ad avviarne il recupero) di stare permettendo “a tanti genitori di coronare il sogno di un alloggio sicuro e dignitoso per le loro famiglie e i loro bambini”.
Permettere che la vita di questo stabile si complichi, lasciare sole le famiglie, anche quelle che sono animate da spirito di collaborazione e disposte a prendersi delle responsabilità, sarebbe un tradimento e anche la dimostrazione che le istituzioni non sono in grado di garantire uno svolgimento regolare e soddisfacente della vita dell’intero quartiere.
Se ne avvantaggerebbe quella stessa criminalità che possiamo presumere aspiri a riprendere il controllo dell’edificio.
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A Librino, ma anche in altre aree della città dove sono presenti alloggi di edilizia residenziale pubblica, non è infrequente che gli assegnatari ricevano offerte di denaro in cambio della cessione del proprio alloggio, che viene di fatto ‘venduto’ in modo non regolare, come ha segnalato in passato anche il Sunia.
Se qualche episodio di cessione illegittima avvenisse all’ex Palazzo di Cemento, non è difficile immaginare chi potrebbe essere interessato a tornare, magari gradualmente, in possesso degli spazi da cui è stato forzatamente allontanato al momento dello sgombero.
Ecco un altro motivo per cui non bisogna lasciare che le famiglie si trovino in difficoltà e si sentano abbandonate dalle istituzioni. Sarebbero più esposte a lusinghe che possono nascondere minacce.
E in questo caso la buona volontà e la vicinanza attenta delle associazioni e del sindacato inquilini, pur importante, non può bastare.
Quello che è in ballo riguarda non solo la Torre Leone e nemmeno soltanto Librino ma tutta la città.
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