Anche i ragazzi più timidi hanno trovato il coraggio di esporsi e raccontare storie di donne a cui si erano interessati, alcune delle quali appartenenti al proprio vissuto familiare, zie, nonne, madri, un inedito e variegato universo femminile che è stato condiviso con tutta la classe.
Paola Centineo, docente di lettere di origine catanese, a Bologna (Liceo Fermi), utilizzando la mostra “Anche la cancellazione è violenza”, realizzata nel 2014 a Catania da un collettivo di donne che avevano il loro luogo d’incontro nella libreria Voltapagina, ha sperimentato la possibilità che studentesse e studenti recuperassero la memoria e l’orgoglio delle loro antenate.
Le ragazze hanno avuto l’opportunità di modificare una immagine stereotipata della donna e di aumentare la propria autostima, i ragazzi quella di affrancarsi dall’immagine dell’uomo dominatore, che non cerca nemmeno una modalità differente di relazione con “l’altra”.
Nel corso della esperienza didattica, dopo aver visionato la mostra, gli studenti hanno avuto la consegna di cercare notizie su una donna per loro significativa e poi scrivere una riflessione su “la violenza per me è…”
Sono state prodotte 63 biografie di donne, dall’antichità ai nostri giorni, frutto del lavoro di ricerca effettuato da ciascuno di loro.
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Un progetto, reso possibile anche grazie alla scelta della regione Emilia Romagna di acquisire la mostra e metterla a disposizione delle scuole, che vuole contribuire al recupero della memoria di tutte le donne cancellate dai libri di testo e dai manuali scolastici, sebbene abbiano scoperto, inventato, progettato, scritto, senza che il loro contributo venga ricordato.
E gli studenti, occhi lucidi e incollati allo schermo (in questo caso, secondo la docente, la didattica a distanza non ha depotenziato il lavoro), strisce rosse dipinte sul volto, hanno dimostrato partecipazione e coinvolgimento emotivo.
La scuola può quindi, attraverso un lavoro approfondito e intelligente, svolgere un ruolo importante nella formazione delle giovani generazioni contribuendo a far cadere retaggi e pregiudizi millenari che hanno caratterizzato e caratterizzano ancora la nostra cultura.
Con l’obiettivo di far sì che uguaglianza e differenza non siano slogan buoni per una singola occasione, ma pratica diffusa, a partire dal “normale” lavoro quotidiano.