850 milioni di euro distribuiti su 12 anni, da utilizzare per ridurre il disagio abitativo (legge 160/2019, art.1 comma 437) con particolare riferimento alle periferie o a quelle aree che, pur non essendo periferiche, “sono espressione di situazioni di disagio abitativo e socioeconomico”.
Scadono, però, a metà marzo i termini per la presentazione delle proposte con cui regioni, città metropolitane, comuni capoluoghi di provincia e comuni con più di 60.000 abitanti possono partecipare al “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare” e accedere ai fondi stanziati.
Un programma pensato per migliorare la qualità dell’abitare e “promuovere processi di rigenerazione in ambiti urbani specificamente individuati”. Il tutto attribuendo un ruolo prioritario all’edilizia sociale, alla sua riqualificazione e al suo incremento, nonché alla “rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati”.
Perfetto, sono tutte finalità congruenti con i bisogni della nostra città. Pensate a quello che si potrebbe realizzare a Librino o a san Cristoforo, agli interventi che si possono proporre su spazi comuni o su strutture di edilizia residenziale pubblica o per attribuire una nuova funzione a immobili pubblici non utilizzati, dismessi e degradati, di cui tanto si parla oggi a Catania.
Comuni, Città Metropolitane e Regione possono presentare sino ad un massimo di tre proposte per ciascun ente.
A circa un mese dalla scadenza ci saremmo aspettati di trovare i progetti già definiti, grazie anche alla “partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati e delle comunità attive operanti sul territorio”, come prevede la legge. E questo soprattutto in una regione come la Sicilia dove non mancano le situazioni di disagio abitativo e socioeconomico.
Purtroppo non è così. La legge c’è, i finanziamenti pure, ma nessuna proposta è stata presentata, né dalla nostra Città metropolitana, né dal nostro Comune, né dalla Regione Siciliana.
Niente di niente, l’auspicato scenario di amministratori e tecnici al lavoro non si è mai realizzato.
Giusi Milazzo ci dice che il Sunia ha chiesto, da luglio dello scorso anno, incontri alla Regione e al Comune su questo Programma, ottenendo in risposta solo un ‘assordante’ silenzio.
Vero è che le proposte non si possono improvvisare, richiedono impegno e competenze, devono essere elaborate secondo criteri ben definiti dal Piano e sottoposte alla valutazione da parte dell’Alta Commissione a questo scopo istituita.
Ma non è forse questo il compito dei nostri amministratori? Perché il Presidente Musumeci e il sindaco Pogliese, uomini del “fare”, che si vantano di aver rimesso in moto città e regione sfruttando appieno i fondi a disposizione, non si sono mossi per utilizzare queste somme stanziate in favore di chi ha maggiore bisogno?
Forse perché rispondere ai problemi del disagio abitativo, macroscopicamente presenti in tutta l’isola, è molto più complicato e impegnativo rispetto alla realizzazione di interventi, talvolta discutibili, ma che garantiscono un buon ritorno di immagine?