Lavori di ristrutturazione e cambio di destinazione d’uso dell’edificio sito in via S. Euplio n.1, con realizzazione di parcheggio multipiano su via Beato Bernardo.
Parliamo dell’edificio storico dell’ex Monte di Pietà, costruito nell’Ottocento a pochi metri da Piazza Stesicoro, in quella che era stata l’area subito fuori le mura della città cinquecentesca. Un’area in cui sono stati ritrovati resti di necropoli, ancora in parte inesplorate.
Lungo la via S. Euplio è sottoposto a vincolo archeologico solo il lato verso via Etnea, dove nulla può essere toccato senza il parere preventivo della Sovrintendenza. E sul lato opposto della strada? Possibile che non ci sia nulla di significativo dal punto di vista archeologico?
Che qualcosa ci sia non lo suppone solo il buon senso, lo troviamo scritto, nero su bianco, nella Carta archeologica di Catania antica di Edoardo Tortorici, in cui leggiamo: “Numerose sepolture vennero alla luce alla fine dell’Ottocento, nel corso della costruzione del palazzo del Monte di Pietà”, e ancora “una situazione topografica assai simile, oltre a quella contigua nei pressi del sepolcro sotto S. Euplio, a quella meglio documentata dai ritrovamenti al di sotto della Rinascente e del Palazzo delle Poste.
Elementi più che sufficienti per chiedere, prima di iniziare i lavori, un parere della Soprintendenza o per eseguire le opportune verifiche archeologiche preliminari
Della Soprintendenza, tra l’altro, doveva essere interessata non solo la sezione archeologica ma anche quella dei Beni architettonici e storico-artistici, viste l’età e la qualità dell’edificio.
Quale sia stato il percorso seguito non lo sapremo se non dopo aver preso visione dei documenti, per alcuni dei quali abbiamo già inoltrato una richiesta di accesso agli atti.
Sul sito del Comune, infatti, di cui abbiamo più volte lamentato la scarsa fruibilità e le difficoltà di consultazione, sono faticosamente rintracciabili solo il permesso per costruire rilasciato nel dicembre 2016 alla ditta Palmeri Costruzioni e quelli del maggio 2019 e dell’agosto di quest’anno, rilasciati alla ditta Oikos, subentrata nella proprietà.
Non sono invece reperibili l’originaria concessione edificatoria del 2008 e la variante del 2009. Risulta introvabile anche la variante 7/833 del 2019, il cui numero, troppo alto rispetto alla quantità di documenti prodotti in quell’anno, sembra piuttosto frutto – nella migliore delle ipotesi – di un errore.
Questi ultimi sono i documenti che abbiamo richiesto, indispensabili anche per capire la liceità dell’operazione dal punto di vista urbanistico. Abbiamo a che fare, infatti, con un edificio collocato in centro storico, zona A del Piano Regolatore, dove le Norme di Attuazione del Piano prevedono soltanto “interventi di restauro, di ripristino, di risanamento conservativo” all’interno di “operazioni di conservazione e di risanamento organiche ed unitarie”.
Più specificamente, nelle Norme, si parla di interventi da compiere in comprensori “determinati sulla base di indagini urbanistiche, edilizie e socio-economiche, nel limite minimo di un intero isolato”, per i quali servono – anche nel caso di interventi proposti da privati – “piani particolareggiati esecutivi di risanamento conservativo, intesi a conservare non solo i monumenti, ma le caratteristiche ambientali ed il quadro urbano”.
Alla luce di queste norme, il permesso per costruire rilasciato dalla Direzione Urbanistica è legittimo? E che dire della compatibilità del parcheggio multipiano, definito successivamente ‘parcheggio interrato’, con ingresso in via Beato Bernardo?
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Anche per rispondere a queste domande, occorre poter prendere visione dei documenti.
La questione ci sembra importante anche per evitare che si creino precedenti pericolosi che possano determinare, in modo strisciante, l’alterazione della fisionomia della città e delle sue zone di pregio, oltre che accrescere il carico urbansitico del centro storico.
lodevole la denuncia di Argo. Ma chiedo: cosa fanno i partiti al governo della città? Dormono? E la Sopraintendenza? Come vigila? Chi vigila e controlla? Siamo nelle mani di imprese che hanno nomi e vicende pregresse non del tutto lodevoli. La Palmeri costruzioni è proprietaria di un’alta percentuale di vani edificati sull’area del lido Galatea (Acitrezza ) e la Oikos dolvrebbe essere la società che ha creato, gestito e sfruttato la discarica di Motta S.Anastasia e Misterbianco. In entrambi i casi si tratta di società che offrono alto affidamento per quanto riguarda il rispetto dei beni comuni.Affidamento s’intende legato ai profitti lucrati da questi soggetti della ,nostra imprenditoria .E poi mi chiedo: dove dorme Legambiente? Dove riposano le ossa dei restanti partiti di opposizione che hanno governato o sgovernato la città? E dove sono i Verdi?E dove sono gli ambientalisti che scrivono su belle pagine dei nostri giornali e poi dormono o non vedono le mostruosità che vengono quotidianamente poste in essere allorquando si decide di ristrutturare un bene della collettività? E’ giunto il tempo dei CIGNI NERI che sarebbero l’equivalente della eterogeneità dei
fini.
Catania è allo sfascio. Le mafie politiche continuano ad impadronirsi degli interessi pubblici per tramutarli in privati. La sola via di salvezza, ora più che mai, è LA MAGISTRATURA !