La pandemia non freni i diritti

“I porti sono stati chiusi, il diritto d’asilo è stato sospeso in Grecia e in Ungheria, c’è stato un silenzio mortale sulle persone rifugiate alle frontiere esterne, sulle persone in transito tra le frontiere interne, sugli invisibili che vivono nelle nostre città, nel CIES/CPR, nei CETI, nei campi di detenzione e nei campi di concentramento libici.

Vengono erette barriere sempre più alte e insidiose ai confini dell’Europa meridionale e questi vengono difesi, come nel caso della Grecia, con gas lacrimogeni e respingimenti di massa e con la benedizione della Presidente della Commissione Europea e gli applausi dei principali organi di informazione”.

Ancora una volta, Carovana Abriendo Fronteras (una rete di varie organizzazioni spagnole, nata nel 2016, che si batte perché i diritti umani siano garantiti ai migranti) chiama alla mobilitazione.

Quest’anno, in particolare, l’attenzione è stata posta sulla rotta dei Balcani, dove la pandemia è stata utilizzata dai vari governi per controllare con maggior forza i migranti. Non a caso, l’agenzia europea incaricata del controllo delle frontiere, con oltre 420 milioni di euro nel 2020, ha aumentato il suo budget annuale di quasi il 35%, destinando così risorse europee alla violazione dei diritti umani.

Ma gli organizzatori denunciano, anche, come lo sviluppo della pandemia abbia inciso negativamente sulle condizioni di vita dei cosiddetti lavoratori stagionali, in stragrande maggioranza migranti, spesso costretti a vivere in vergognose baraccopoli, ammassati in alloggi malsani, senza acqua corrente o elettricità e senza un’adeguata assistenza sanitaria, oltre che pagati con salari da fame.

A causa della pandemia non sarà possibile organizzare, come nel passato, manifestazioni di massa nei luoghi individuati, ma un comune fil rouge legherà insieme le tante manifestazioni di questi giorni.

In Sicilia, c’è chi, in maniera farlocca, blatera sullo svuotamento degli hotspot, chi racconta che i migranti, a causa delle quotidiane frequentazioni di locali quali Billionaire, diffondono il Covid, e chi continua a non sopportare quanto avviene lungo le frontiere della fortezza Europa.

A Catania, la Rete Antirazzista Catanese e diverse realtà locali, hanno raccolto l’appello “spagnolo” e giorno 27 hanno manifestato (nella modalità con cui oggi si può manifestare) davanti alla sede di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera).

In particolare, i manifestanti dopo aver denunciato le finalità repressive dell’agenzia hanno simbolicamente abbattuto un muro di cartone, riempito con i più triti luoghi comuni espressi da chi sfrutta la paura dei migranti per mantenere in vita privilegi e ingiustizie.

Negli interventi hanno ribadito gli obiettivi generali della mobilitazione:

la regolarizzazione urgente e permanente per tutti coloro che si trovano in una situazione amministrativa irregolare e la garanzia del ricongiungimento familiare;
l’abrogazione dei cosiddetti “Decreti sicurezza”;
la chiusura del CPR congiuntamente allo sviluppo di alternative all’espulsione coercitiva con una particolare attenzione al processo di integrazione dei migranti nel nostro Paese;
l’individuazione di vie legali e sicure per le persone in transito che garantiscano i loro diritti nei paesi di accoglienza, prevenendo lo sfruttamento, gli abusi, la violenza, la tratta e il contrabbando;
il rispetto delle disposizioni del diritto internazionale, in particolare della Convenzione di Ginevra relativa ai rifugiati e delle norme a tutela dei migranti;
l’autorizzazione per le navi di salvataggio in mare a salvare vite umane nel Mediterraneo e che il salvataggio pubblico umanitario sia di competenza dell’UE;
politiche di accoglienza dignitose ed efficaci;
l’abrogazione del regolamento di Dublino e della direttiva europea sui rimpatri.

Argo

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