Basta una Pandemia per cambiare?

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Coronavirus Una medica impegnata nel lavoro sociale, Daniela Di Dio, interviene sui problemi dell’attuale emergenza.

Eraclito lo diceva: “non ti puoi bagnare due volte nello stesso fiume” nel senso che quando ci ritorni non troverai più la stessa acqua, tutto cambia!

Accettato questo assunto come verità e conseguentemente ravvisato che nessuno e niente rimane uguale per sempre, non ci rimane che riconoscere che tutto è in movimento, tutto si modifica, a volte in maniera evidente, altre in modo impercettibile e che la vita è caratterizzata da movimento e cambiamento.

Ma cos’è il Cambiamento? La definizione del vocabolario lo indica come: mutamento, trasformazione, modifica di una parte o di tutta la cosa o la situazione o la persona.

Ovviamente l’atto in sè del cambiamento non comprende la qualità dello stesso, il mutamento di per sè non significa altro se non che si è diversi da prima, ma non ci garantisce nè la qualità nè la permanenza, attributi che, invece, definiscono e condizionano moltissimo i passaggi di stato; parrebbe superfluo raccomandare ed auspicare che il cambiamento avvenga in senso positivo, costruttivo, vitale……

A proposito di passaggi di stato, in questi ultimi mesi abbiamo vissuto l’esperienza di una pandemia che improvvisamente ha stravolto il nostro ritmo quotidiano imponendo in maniera forzata uno stand by ai nostri movimenti, alla nostra routine, ai nostri stessi desideri.

Vivere un lock down si traduce in un ribaltamento non solo delle abitudini lavorative, sociali persino affettive, ma anche in una drastica perdita di molte di quelle certezze sulle quali si fonda il nostro agire! E’ normale quasi per tutti l’abbraccio, il contatto fisico il guardarsi mentre si parla a distanza civilmente ravvicinata, è consueta la socializzazione, lo stare insieme numerosi, anche in spazi non necessariamente molto grandi, toccarsi, stringersi la mano, salutarsi con un bacio…..mentre non è usuale il nuovo stile del “distanziamento sociale” definizione volutamente asettica per indicare un pericoloso scollamento dal principio di socializzazione su cui si basano tutte le comunità complesse, non solo quella umana.

Vietati i contatti fisici, lo stare assieme, i gruppi, le comunicazioni verbali libere (la mascherina distorce sia il tono che il registro della voce e riduce drasticamente sia la mimica facciale che la capacità di comunicazione corretta…), vietato programmare autonomamente (liberamente..) la propria giornata perchè l’ingresso in un qualsiasi negozio prevede file e tempi d’attesa non calcolabili in anticipo, meglio ordinare on line, per chi può…..

vietato incontrare gli amici o gli amanti, non appartengono nè ai “congiunti ed affini” nè agli “affetti stabili”(?!) uniche categorie moralmente approvate dal nostro stato “laico”….

separazione anche per i bambini ed i ragazzi (tutti, senza distinzione di danno percepito e subìto) che non possono più andare a scuola e chissà come potranno ritornarci se queste misure di contenimento resteranno una priorità!

Insomma decenni di moderna psicologia ed etica comportamentale messe a serio rischio di asfissia! E noi conosciamo bene i danni che possono derivare dalla mancanza di ossigeno….

Ma è un Emergenza!! si dirà…..

Da medica capisco bene la differenza che passa tra le Urgenze ed il Trattamento cronico, tra la medicina preventiva e quella clinica; so che se il principio della prevenzione è insufficientemente applicato (spesso per motivi che nulla hanno a che fare con la scienza, ma piuttosto con l’economia), aumenteranno le possibilità di ammalarsi, so che le urgenze richiedono protocolli diversi che però, per la loro stessa natura, debbono essere abbandonati al più presto, una volta che ci si è assicurati di aver messo in sicurezza la persona, per operare una terapia adeguata, congruente, necessaria, sempre rispettando, però, in ogni fase sia il principio dell’agire in “scienza e coscienza” che quello del “primum non nocere”(principi che non dovrebbero vincolare solo alcune categorie professionali, ma anche chi si occupa della cosa pubblica) perchè l’emergenza non può durare oltre un certo tempo ritenuto ragionevole….

Dunque sarebbe l’emergenza la vera occasione di cambiamento, quella crisi ( dal greco Krino, separare, cernere, valutare) che ci fornisce la possibilità di fare un salto evolutivo, una scelta di mutamento, un miglioramento delle condizioni personali e/o collettive a patto che…..siamo in grado di riconoscerla, valutarla e soprattutto superarla!

Se non si metabolizzano le crisi, se si continua a vivere in emergenza o peggio procedendo random, se non si eliminano i protocolli d’urgenza in favore di un andamento armonico favorevole alla vita, se non ci si impegna a lavorare per rimuovere gli ostacoli di qualsiasi natura che disumanizzano la vita umiliandola ed asservendola a logiche di profitto e di sfruttamento, allora possiamo essere certi che sarà la Vita stessa a decidere un nuovo assetto all’interno del quale, magari, il nostro personalissimo “stile” potrebbe essere considerato “non-compliant” non conforme…..

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