Storia, archeologia, arte, tradizioni, urbanistica, letteratura, ambiente, personaggi: basta scorrere l’indice di tutti i numeri editi, opportunamente inserito in appendice all’ultimo numero, per rendersi conto del caleidoscopio di interessi culturali a cui la rivista cerca di andare incontro.
Per comprendere concretamente la ricchezza e la varietà di contenuti della rivista, è sufficiente consultare proprio l’indice dell’ultimo numero che spazia da diversi articoli riguardanti alcune eruzioni dell’Etna alla nascita di un quartiere popolare di Siracusa, dalla storia della produzione dello zucchero in Sicilia alla presenza dei Benedettini a Militello in V. C., dall’analisi dei resti di una chiesa a Randazzo a quella di un dipinto presente in una chiesa di Scicli, dall’attività di un architetto attivo nel calatino fra ‘700 e ‘800 ai fercoli processionali siciliani, e così via.
Gli ultimi due numeri si sono poi arricchiti di dossier particolarmente interessanti, riguardanti, rispettivamente, il quartiere del ‘Fortino’ di Catania e le fasi principali della storia di Catania dall’epoca greca al Settecento, con contributi molto stimolanti riguardanti l’età greca, il complesso archeologico della ‘Rotonda’, la storia e l’analisi artistica e architettonica della Cattedrale cittadina, l’urbanistica della città prima e dopo il terremoto del 1693 ricostruita con l’ausilio della cartografia storica.
Quest’ultimo articolo, ad esempio, curato da Salvatore Maria Calogero, utilizza una pianta del 1584 per illustrare il tessuto urbano della città, individuando la collocazione dei numerosi edifici civili e religiosi preesistenti al terremoto.
Attraverso una incisione del 1761 ci guida alla conoscenza della nuova struttura urbanistica generata dall’opera di ricostruzione della città nel corso del Settecento, specificando anche in questo caso la collocazione degli edifici più rappresentativi.
La più nota pianta topografica edita nel 1831 da S. Ittar ci fornisce un’accurata definizione degli spazi urbani che resteranno sostanzialmente invariati fino alla ripresa dell’espansione edilizia databile a partire dalla fine dell’Ottocento, con l’apertura, ad esempio, della via Umberto.
In un panorama non particolarmente ricco e stimolante di occasioni di lettura di questo tipo, Agorà si distingue per diversi meriti.
Per quanto sia una pubblicazione catanese, pur dando uno spazio maggiore ad articoli che interessano la nostra provincia, resta sempre aperta a contributi di più largo respiro che si allargano alle altre realtà o alla Regione nel suo complesso.
Si serve di una vasta platea di qualificati, studiosi accademici e non, professionisti, cultori di storia locale, ai quali offre la possibilità di condividere con un pubblico più vasto i loro interessi e le loro ricerche che, altrimenti, resterebbero relegati in ambiti molto più ristretti.
Riesce quasi sempre ad esprimersi con un linguaggio divulgativo e alla portata di tutti, pur rimanendo rigoroso e aderente ai contenuti trattati.
Non si tratta, a nostro parere, di un’impresa di poco conto trattandosi di un terreno in cui è facile cadere nella trappola del sicilianismo di maniera, per cui tutto è celebrazione acritica del localismo, a prescindere e senza se e senza ma.
La redazione della rivista, fino ad ora, è riuscita a mantenere ferma la barra del timone. La ringraziamo con i migliori auguri.
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