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Sicilia, il Piano per la pandemia rimasto nel cassetto

Le carte sono a posto, o quasi, ma la realtà è ben diversa.

Parliamo dei Piani per le pandemie che sono stati messi a punto su indicazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dopo che l’esperienza dell’influenza aviaria del 2003 ha reso più concreto e prossimo il rischio di una pandemia.

L’Italia si è adeguata stilando un piano nazionale che prevede, per ogni fase individuata dall’OMS, obiettivi, azioni ed attori e contiene le linee guida per la stesura dei piani regionali.

In Sicilia è stato recepito dopo l’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 9 febbraio 2006, e lo troviamo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Siciliana del 28 agosto 2009, quando era assessore alla sanità Massimo Russo.

Ha un carattere operativo ed individua soluzioni organizzative e soggetti “incaricati di assumere le decisioni”.

Tra gli obiettivi abbiamo non solo il riconoscimento tempestivo della pandemia e la strategia per limitarne la diffusione, ma anche la riduzione del suo impatto sui servizi sanitari e sociali, la formazione del personale coinvolto e la corretta e tempestiva informazione.

A coordinare gli interventi sono deputati il Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (DASOE) della Regione siciliana e il Comitato regionale per le pandemie (CRP) e, a livello locale, le aziende sanitarie ospedaliere e provinciali (ASP). Non manca la formazione di una “Unità di crisi aziendale per la pandemia” (UCAP), di una Unità di crisi di ogni “azienda ospedaliera” e la stesura – a livello regionale – di un Piano aziendale per la pandemia (PAP).

Sono in parte organismi costituiti ad hoc, con finalità non di poco conto, come quella di aggiornare con cadenza annuale il censimento delle strutture disponibili ed individuare il modo per “garantire l’incremento dell’assistenza domiciliare medica ed infermieristica”.

La domanda è, cosa di tutto ciò è stato in concreto realizzato? Non adesso in fase di emergenza, ma prima, quando di pandemia non si parlava proprio, si era nella fase definita ‘interpandemica’ e bisognava attrezzarsi per non farsi cogliere impreparati.

Era proprio in quella fase che bisognava predisporre un “piano di approvvigionamento” di “dispositivi, farmaci e gas medicali”, dopo averne definito il fabbisogno per assicurare la fornitura anche ai servizi di guardia medica e 118, ai medici di medicina generale ed ai pediatri.

Era prevedibile che i più esposti sarebbero stati i medici operanti sul territorio, quelli che invece sono stati lasciati privi non solo di adeguati dispositivi di sicurezza ma anche di quella formazione che il Piano prevede espressamente.

Non è quindi un caso che, anche in campo nazionale, proprio tra questi medici ci sia stato un alto numero di vittime del coronavirus.

Sono rimaste solo parole sia l’approvvigionamento adeguato al fabbisogno sia l’individuazione di aree dedicate.

E dire che in Sicilia la pandemia, anche se il suo arrivo era inevitabile, è arrivata in ritardo rispetto alla grave esplosione del Nord Italia. Forse qualcosa di più si poteva fare anche in questa fase di preallerta.

Perchè allora il presidente Musumeci ha voluto inscenare il penoso spettacolo di accusare Roma di aver mandato non mascherine ma panni per pulire il tavolo?

Non entriamo nel merito del fatto che le semplici mascherine chirurgiche, senza filtro, sono comunque un presidio, non adeguato per la parte più esposta del personale sanitario ma utile comunque ai cittadini, politici compresi…

Vogliamo invece ricordare che le mascherine fanno parte di quei dispositivi di protezione di cui la Regione doveva garantire l’approvvigionamento e distribuire “le scorte a tutte le strutture sanitarie”.

Piuttosto che uno show di aggressivo vittimismo, avremmo voluto vedere un mea culpa o, al massimo, la sconfortata constatazione della difficoltà a reperire – a questo punto – le protezioni necessarie.

Perchè, non dimentichiamolo, dal 2001 la Sanità è competenza della Regione, essendo rimasti allo Stato solo i poteri di coordinamento e la definizione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) con il relativo ammontare di risorse.

Come mai nessuno ha tirato fuori le responsabilità del Governo Regionale e il paradosso di un Piano, dettagliato e funzionale, rimasto nel dimenticatoio e per giunta mai rinnovato, come invece era previsto che fosse?

Qualcosa però si sta muovendo. Un esposto alla Procura della Repubblica è stato presentato dal Codacons, che ha chiesto di “indagare sul mancato rispetto nell’Isola del Piano operativo regionale per le pandemie”.

Argo

View Comments

  • ... la cosa più triste è che "l'aggressivo vittimismo" ha fatto salire Musumeci nei consensi.
    Elvira

  • Articolo molto fazioso e di parte, omettendo di dire che in questo anni chi era al governo regionale prima di Musumeci non ha fatto niente e addossare la responsabilità ad un governo che si è mosso ancora prima del governo nazionale, governo centrale che ha perso tempo prezioso, un mese circa, tacciando di razzista chiunque chiedeva controlli e restrizioni. Ora cercate di scaricare la responsabilità su chi ha lavorato bene cercando di assolvere un governo nazionale che ha lavorato male ed in ritardo. I fatti sono sotto gli occhi di tutti, la faziosità non paga.

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