Un isolamento a cui sono abituati ma che può diventare oggi, in alcuni casi, drammatico.
E’ quello delle persone con disabilità che, nella situazione attuale, si sentono più invisibili del solito, dimenticate o considerate in modo solo marginale anche dai decreti governativi. Oppure citate in alcune ordinanze come destinatarie di servizi che possono rimanere solo sulla carta.
Succede, per esempio, a Catania, dove un’ordinanza del sindaco, emessa il 23 marzo, che prevede “assistenza logistica e sociale” ai soggetti deboli, non riesce a partire.
Dopo dieci giorni non si è passati ancora alla fase operativa e non si vede uno sbocco a breve della situazione. Inizialmente mancavano le misure organizzative, adesso le autorizzazioni del Centro Operativo Comunale (COC) per l’emergenza coronavirus ci sono e ci sarebbe anche il personale necessario.
Mancano però i kit, almeno mascherine e guanti, necessari per tutelare operatori ed assistiti ma che non saranno disponibili, a quanto pare, prima della metà di aprile.
E manca soprattutto una risposta dell’Amministrazione alla richiesta che vengano effettuati i tamponi agli operatori che entreranno in servizio, soprattutto quelli addetti alla persona. Eppure è assolutamente necessario accertare che gli operatori siano negativi al coronavirus, escludere che possano essere portatori sani, per evitare il rischio gravissimo di introdurre un virus letale tra soggetti così fragili.
In attesa di una risposta che tarda, l’assistenza non decolla.
L’ordinanza ha comunque permesso all’Amministrazione un’operazione di facciata: mostrarsi pronta nel mettere in atto, almeno sulla carta, le Misure Operative richieste dal Dipartimento di Protezione Civile del 4 Marzo 2020, e dimostrarsi attenta alle esigenze dei cittadini agli occhi dei media che ne hanno pubblicizzato il contenuto. Senza poi verificarne l’applicazione.
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Un passo concreto importante è stato, invece, quello di consentire ai familiari che assistono soggetti con disabilità mentali di portarli a fare una passeggiata mandando una comunicazione preliminare al comune aiutiamoidisabili@comune.catania.it e portando con sé l’autocertificazione e i documenti di convalida della disabilità.
In attesa che si sbocchi la gestione comunale, le persone disabili rimangono lasciate a se stesse, in particolare quelle con disabilità gravi. Sono bloccati, a causa dell’emergenza, anche gli interventi dei volontari del servizio civile ad personam, visto che è stato sospeso il servizio civile universale.
Sono stati chiusi anche i centri diurni, ambienti di socializzazione molto utili per alcune categorie di disabili, e viene a mancare la scuola, ambito fondamentale di integrazione sociale e di sostegno alla famiglia per i più giovani.
Da un giorno all’altro il carico è ricaduto tutto sulla famiglia, già sostenuta in modo insufficiente dallo Stato in tempi normali e oggi costretta ad un impegno spesso superiore alle proprie forze come nel caso di persone disabili che convivono con genitori anziani.
Qualche aiuto è venuto dal decreto Cura Italia, che ha aumentato – per i familiari che assistono persone con disabilità – i giorni di permesso lavorativo previsti dalla legge 104, anche se, davanti a certi drammi familiari, gli aiuti sono sempre inadeguati.
E’ stato previsto anche un bonus una tantum di 600 euro per sostenere la spesa per aiuti esterni, un contributo piccolo ma comunque utile a fronteggiare l’emergenza.
A protestare, non solo nelle circostanze attuali ma anche in tempi normali, sono soprattutto i caregiver che assistano h 24 i loro cari con disabilità grave. Si tratta di persone che, a causa del loro impegno di assistenza, non possono lavorare ma non hanno diritto ad un compenso, anche minimo. Superata l’attuale emergenza, la loro situazione dovrà essere presa in considerazione e il problema risolto in modo definitivo dallo Stato, che potrà e dovrà fare anche gli opportuni controlli per reprimere eventuali abusi.
Il nodo centrale resta quello del diritto dei disabili ad una assistenza pubblica, un diritto dichiarato ma non garantito in effetti, tanto è vero che i dati dicono che si ricorre sempre più spesso a servizi a pagamento.
Un capitolo a parte è quello delle persone disabili che vivono da sole, per scelta coraggiosa o per necessità. Anche in questo caso le difficoltà del quotidiano sono amplificate dall’emergenza. Basti pensare, per molti di loro, all’impossibilità di andare a fare la spesa o recarsi in farmacia.
O al permanere, nonostante tanti discorsi, della cosiddette barriere architettoniche, ostacoli che comportano una grave limitazione dell’autonomia, o impongono una rinuncia ad essa.
Un altro problema da affrontare e risolvere, appena usciti dall’emergenza.
Magnifico articolo nel silenzio assordante sull’argomento!
Dolorosa e doverosa considerazione a parte per tutti i disabili mentali che hanno sempre rifiutato le cure e non sono mai passati(spesso per scelta dei familiari) attraverso un TSO e di conseguenza semplicemente… non esistono!