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Il 21 marzo di Libera, la primavera arriva comunque

Per la prima volta, dopo 25 anni, non si è svolta in piazza la manifestazione nazionale prevista da Libera per la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

Nella consapevolezza della gravità del momento attuale e della necessità che tutti restino a casa, Libera ha deciso di celebrare la Giornata attraverso una campagna social.

Per ricordare le vittime innocenti delle mafie, le loro storie, i loro nomi e per far sentire l’affettuosa vicinanza dei cittadini a tutti i familiari, è stato chiesto ai volenterosi di realizzare un fiore, scegliere un nome all’interno dell’elenco delle vittime innocenti delle mafie presente sul sito di Libera, farsi una foto e postare l’immagine sui social. Un’iniziativa che ha avuto una larghisima adesione.

Sul senso di questa data e di questo evento pubblichiamo oggi una breve riflessione di Giuseppe Strazzulla.

Doveva svolgersi a Palermo la Giornata in memoria delle vittime innocenti di mafia che caratterizza la storia di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” e di una parte significativa del movimento antimafia in Italia.

Non è stato possibile, e probabilmente sarà recuperata il prossimo ottobre.

La metafora però resiste: il primo giorno di primavera, la rinascita della natura e delle speranze di un cambiamento reale.

Nella campagna sui social che Libera sta comunque conducendo, lo slogan principale è: non dimentichiamo gli altri virus .

S’intende la mafia, la corruzione, l’ingiustizia sociale, alle quali contrapporre, ancor di più in un momento così difficile per tutti, il senso della solidarietà, della compartecipazione al sogno di una società più giusta.

Non possiamo non pensare al dramma di tutti quelli che dal virus non possono difendersi: i senzatetto per strada, i carcerati ammassati in situazioni drammatiche, i migranti costretti nei campi profughi in condizioni disumane.

Anche in queste forme si manifesta lo spettro dell’ingiustizia che nega la parità di condizioni persino di fronte al virus, e non sappiamo ancora quali forme assumerà l’intervento delle mafie nella crisi economica che ci porteremo appresso oltre la conclusione dell’emergenza.

I timori maggiori riguardano il prevedibile incremento dell’usura gestita dalla criminalità organizzata, a cui potrebbero essere indotti a ricorrere i gestori delle attività maggiormente danneggiate dalla crisi. Costoro troverebbero nelle mafie la liquidità di cui hanno bisogno, un fiume di denaro molto più abbondante di quello offerto dai sistemi di tutela legali.

Malgrado tutto ciò, donne e uomini di buona volontà, credenti e non, hanno il dovere di continuare a lavorare per la realizzazione della grande utopia di un mondo (e di un’Italia) un po’ migliore.

Il punto d’incontro è quello della Speranza. Perché, come va ripetendo don Luigi Ciotti, la Speranza è di tutti o non è Speranza .

Argo

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